Sull’invasione russa dell’Ucraina, nella nostra società si é chiaramente individuata un’area di persone, di diverso orientamento ideologico, che disprezzano la democrazia parlamentare. Lo vediamo anche nel piccolo microcosmo reggiano. Ci sono persone provenienti da Rifondazione Comunista, Partito Comunista, PdCi di Cossutta e Rizzo, M5S, che sono fortemente antiucraine e dichiaratamente pro Putin. Putin, che é un personaggio sinistro ma di sinistra non ha nulla, viene comunque ammirato in quanto erede della storia sanguinaria sovietica e nemico della società occidentale.
Questi ex militanti dei partiti comunisti, che nella vita di tutti i giorni occupano posizioni frustranti e di basso rango nella societá, non amano Trump, poiché é miliardario ed é americano, ma lo apprezzano per le sue posizioni novax e filoputiniane. In loro ha un’indubbia influenza anche il retaggio dell’ideologia marxiana, che teorizza che lo stato democratico in realtà é una finzione, perché é sempre e comunque un “comitato d’affari della borghesia”. Per i marxisti le “democrazie popolari”, cioè le dittature come quella cinese e dei paesi dell’ex blocco sovietico, sono sempre superiori alla democrazia parlamentare.

Poi ci sono dirigenti e militanti dei partiti di destra ed estrema destra che ammirano apertamente sia Putin che Trump. A livello nazionale i loro rappresentanti più noti sono Salvini (di cui ricordiamo la passeggiata sulla Piazza Rossa con il ghigno di Putin sulla maglietta) e Vannacci. A loro non bisogna negare una certa coerenza. Chi ha posizioni di sinistra é una “zecca rossa” e non merita rispetto. Troppa democrazia e troppa tolleranza portano caos e disordine. Chi ha i soldi ha il diritto-dovere di continuare a farli senza tanti lacci e lacciuoli, tipo sindacati e ambientalisti. Questa oggi é sfortunatamente anche la posizione di chi governa il più potente Stato al mondo, dove le più grandi corporation operano nel mondo della comunicazione e, attraverso i social, hanno un controllo pressoché totale sulle nostre vite. E’ presumibile che tutta la destra italiana più prima che poi si ritrovi su queste posizioni, anche se non mancano significative eccezioni come quella rappresentata da Marina Berlusconi. Del nuovo presidente, ci limitiamo a ricordare che il suo vice Vance è venuto in Europa ad invitare i partiti moderati tedeschi ad allearsi con la formazione neonazista ADF, e il suo vicepresidente di fatto Musk ha chiesto l’arresto dei giornalisti del più noto programma di inchiesta televisivo americano, “60 minutes”.E’ chiaro il pericolo rappresentato per l’Europa dall’alleanza tra putiniani e trumpiani che, anche quando marciano separati, colpiscono uniti contro le nostre istituzioni democratiche. Per inciso, questa convergenza rossobruna in Italia nel 2018 ha prodotto il governo Conte- Di Maio-Salvini, quello dei migranti lasciati a marcire al sole sulle banchine dei porti e dell’abolizione ufficiale della povertà.

Poi c’è una terza area di persone che si sono distinte nell’invocare il sacrificio dell’Ucraina, affinché venisse gettata in pasto all’Orso russo, nell’illusoria speranza di sfamarlo. Sono gli irenisti di origine cattolica, quelli che avevano da subito una soluzione molto semplice per la crisi ucraina: la resa immediata dell’Ucraina alla Russia. Quelli che, quando i carri armati russi erano alla periferia di Kyiv, teorizzavano che fosse inutile resistere all’ invasione. Per loro “bisogna dialogare” con Putin. E’ facile, basta dargli sempre ragione. Perché Putin ha una peculiarità: quando non raggiunge un accordo con te, ti invade e ti bombarda. Non conta che i vari Macron, Scholz, ecc. siano andati in pellegrinaggio per mesi a Mosca, quando Putin giurava che non avrebbe mai invaso il paese confinante, nel tentativo di dissuadere Putin dall’invadere l’Ucraina. Per costoro l’Europa è guerrafondaia e non ha fatto abbastanza. Anche per gli irenisti cattolici la cultura d’origine, un certo tipo di cattolicesimo, appunto, cioè la predisposizione a pensare che ci sia una volontà ultima molto più importante di quella che il popolo esprime nelle istituzioni parlamentari, vale a dire la volontà di Dio e del suo vicario in Terra, il Papa, ha un ruolo decisivo. Infine c’è una quarta categoria di persone pronte a consegnarsi armi e bagagli a Putin e Trump. Sono quelli che non vogliono preoccupazioni ulteriori, rispetto alla scelta del ristorante del sabato sera o del luogo di villeggiatura per il weekend, gli apolitici, le maggioranze silenziose, quelli che sono pronti a sacrificare la libertà dei popoli pur di continuare a comprare il gas russo a buon mercato: i migliori amici e amiche di ogni dittatura.
Questi quattro gruppi di persone, che ora festeggiano in maniera abbastanza oscena sulle spoglie dell’Ucraina, considerandola già un cadavere, e non vedono l’ora che un fantoccio di Putin e Trump sostituisca Zelensky a Kyiv, sono cementati spesso dai rubli e dai dollari, perché l’ambasciata russa e i tycoon trumpiani sanno essere anche generosi coi loro lacchè. Sempre, però, sono tenute assieme dalle post veritá, cioè da narrazioni “complottiste” verosimili, ma false, costruite e alimentate attraverso i social, che propalano verità alternative plausibili. Così è l’Ucraina che ha attaccato la Russia e non viceversa, è l’Europa (sì, proprio l’Europa imbelle, divisa e disarmata che non riesce neanche a mettersi d’accordo sulle vongole…) a volere la guerra e non il dittatore macellaio Putin, ecc. Siamo nell’era della disinformazione di massa e non a caso Trump, Musk & friends esigono che non venga posto nessun limite né freno all’Intelligenza Artificiale.

Naturalmente tutti questi signori sono già pronti a spiegarci che, quando la Russia, grazie a Trump, si sarà momentaneamente accontentata di papparsi il 20% dell’Ucraina, Putin va reintrodotto con tutti gli onori nel consesso internazionale delle persone per bene. Lauti affari attendono, insieme alle luminarie di Mosca e San Pietroburgo (nel resto della Russia il 70% delle case non ha il bagno e le strade non sono asfaltate) chiunque non abbia problemi di stomaco e non schifi i rubli puzzolenti di sangue ucraino. Chi non riallaccerà rapporti buoni e amichevoli con l’assassino di Navalny e col suo regime dovrà essere additato al pubblico ludibrio, sui social di Musk e Zuckerberg, come fanatico antirusso e guerrafondaio.
Tutto ciò ci riporta alla mente Piero Gobetti e il suo concetto di fascismo come eterna autobiografia della nazione. La bellissima serie tv “M”, con protagonista lo strepitoso Luca Marinelli nei panni di un inquietante e affascinante (e infatti gli Italiani si innamorarono di lui) Mussolini, ha fotografato bene l’Italia di cento anni fa, che ha alcuni tratti comuni con quella di oggi. La serie ci ha ricordato che Mussolini era un autentico rivoluzionario, e che le sue radici erano socialiste. Ci ha anche ricordato che la Chiesa non esitò a sacrificare Don Luigi Sturzo sull’altare dell’appeasement con il Duce. E ci ha squadernato sotto il naso l’atavica peculiarità dì noi italiani, ovvero il trasformismo. Nulla di strano dunque che comunisti, estremisti di destra e neopapisti anche oggi marcino assieme sotto le insegne dell’autoritarismo, che a est ha le sembianze di Putin e Xi Jinping, in Occidente quelle di Trump, in Medio Oriente quelle di Erdogan, Netanyau, giù giù fino a Bin Salman e Khamenei. Va di moda l’uomo forte, la democrazia liberale e parlamentare è in ritirata su tutti i fronti.

I giornali inglesi nel 1939 nel giorno del patto Ribbentrop-Molotov: “Nazisti e Russia: il mondo ha paura”
Chi ci tirerà fuori dal destino che incombe su tutti noi, mentre attendiamo l’esito del voto tedesco, che dovrebbe incoronare i neonazisti dell’ADF come primo o secondo partito del Paese? Il Presidente Mattarella ci ha impeccabilmente fatto notare che, dopo gli accordi di Monaco del 1938, arrivò la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1940 rimase solo Churchill a difendere il mondo dalla dittatura: dagli Urali all’Atlantico l’intera Europa era caduta sotto il tallone dei totalitarismi. All’epoca erano molti anche in Gran Bretagna ad accusarlo di essere un guerrafondaio, di volere trascinare il Paese in una disastrosa guerra con la Germania anziché trovare un accordo con Hitler. Finlandesi, Polacchi, Baltici, Svedesi, Britannici oggi non sembrano affatto desiderosi di tornare o entrare a far parte del Ruski Mir, né di mettersi sull’attenti agli ordini di Putin. Oggi però non si vede all’orizzonte un nuovo Churchill, e a Washington non c’é Roosevelt, ci sono Trump e Musk.
Da parte nostra, qualunque cosa succeda in Italia e nel mondo nell’era Trump, pur essendo noi ben consapevoli del fatto che 7per24, che non riuscirebbe neanche a spostare l’esito di una riunione di condominio, non sia in grado di esercitare alcuna influenza sul destino dell’Europa, né oggi né mai sfileremo al fianco di chi è stato anche solo indirettamente complice del macellaio Putin.