Firenze – Sono dedicati “ai sogni e agli incubi del potere contemporaneo” il manifesto e il focus tematico del 58/mo Festival dei Popoli di Firenze, dal titolo “Effetto domino”, una delle novità del festival del cinema documentario in programma dal 10 al 17 ottobre al cinema La Compagnia di Firenze e in vari luoghi della città.
La sezione, che si compone di 9 documentari, prende in esame le più alte aspirazioni e le derive più pericolose assunte dal potere contemporaneo, focalizzandosi su tre aspetti cruciali: la figura del leader, la ricerca del carisma e la retorica dell’uomo solo al comando; il rapporto con il popolo, ovvero la necessità di essere popolari e il rischio di “populismo”; l’immaginario, inteso come esigenza di costruire una narrazione e un orizzonte di senso condiviso. Un modo per parlare non solo dei meccanismi attraverso i quali il potere si esercita, ma anche l’occasione per analizzare il ruolo giocato dai media, dal cinema e dalle immagini in generale, nella definizione di un immaginario condiviso, messo a punto allo scopo di produrre consenso.
I titoli in programma sono: The Beatles, Hippies and Hells Angels di Ben Lewis (Regno Unito, 2017, 90’), uno spaccato sugli anni d’oro dei Beatles e sulla Apple Corps, l’impresa fondata daifab four passata alla storia come una delle più colorate, stravaganti e caotiche di sempre, un esperimento irripetibile di “capitalismo hippy”; Death in the Terminal di Tali Shemesh e Asaf Sudri (Israele, 2016, 52’), il racconto teso, minuto per minuto, dell’attentato dell’8 ottobre 2015 alla stazione dei pullman di Beersheba, tra testimonianze di chi si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e riprese delle telecamere di sicurezza; Meuthen’s Party di Marc Eberhardt (Germania, 2017, 93’), ritratto di Jörg Meuthen, professore di economia candidato al parlamento del Baden-Württemberg come capolista del partito della destra populista AfD (Alternative für Deutschland), un politico di provincia che non si esime dallo spargere sentimenti razzisti con il sorriso sulle labbra; El pacto de Adriana di Lissette Orozco (Cile, 2017, 96’), un’indagine della regista sulla sua stessa zia, accusata di essere stata una torturatrice di detenuti politici durante il regime di Pinochet; No intenso agora di João Salles (Brasile, 2017, 127’), realizzato a seguito del ritrovamento di film amatoriali girati in Cina nel 1966 durante la Rivoluzione Culturale e che si estende a passare in ricognizione – con preziosi filmati d’archivio – i movimenti studenteschi e di protesta che ebbero luogo in Francia, Cecoslovacchia e Brasile nel mitico 1968.
Si prosegue con le 4 pellicole dedicate alla figura di John Fitzgerald Kennedy, realizzate da Robert Drew & Associates – il team di cineasti padri del cinema diretto. L’insieme dei quattro film – riproposti nel centenario della nascita di JFK – permettono di riflettere sulla sua iconografia, attentamente costruita: in Primary (USA, 1960, 60’) JFK, ancora senatore, si fa strada nella politica concorrendo alle Primarie del Partito Democratico; Adventures on the New Frontier(USA, 1961, 52’) propone un inedito sguardo all’interno della sala ovale nei primi giorni di insediamento di Kennedy alla Casa Bianca; in Crisis: Behind a Presidential Commitment(USA 1963, 52’), il presidente deve intervenire in Alabama per dirimere la questione razziale che innescherà i movimenti per i diritti civili. Faces of November (USA 1964, 12’), premiato al festival dei Cinema di Venezia del ’64, documenta i funerali di Stato del Presidente.