Fede, speranza e rarità: anche il matematico Odifreddi calcola che la Franceschini…

La direttrice di Palazzo Magnani, Federica Franceschini candidata per un posto al sole in Consiglio regionale, potrebbe essere la vera outsider di questa competizione che si gioca non solo all’esterno col centrodestra ma anche, nell’immancabile tiro incrociato del fuoco femminile amico, all’interno del partito tra solide matrone e imprevedibili matrjoske. Ma per lei arriva, inaspettato ma non troppo, l’appoggio dal mondo della cultura con l’endorsement di Piergiorgio Odifreddi
La risposta a Salvini (baciatore seriale di Parmigiano-reggiano) sulla tutela delle tipicità agroalimentari, sta tutta in questa foto domestica in cui la nostra candidata, con invidiabile maestria, fornisce al cappelletto l’inconfondibile conformazione che lo distingue dal tortellino e dall’agnolotto

Già consigliere comunale del Pd in sala del Tricolore, 44 anni, sposata, un figlio, Federica Franceschini corre nella lista del Partito democratico per le Regionali del 26 gennaio. Ha lavorato in Provincia, dove per quasi dieci anni ha gestito i finanziamenti regionali del territorio, prima di approdare alla Fondazione Palazzo Magnani di cui è diventata coordinatrice nel 2016. “Sono nata nel quartiere popolare di Santa Croce a Reggio Emilia, in una famiglia di meccanici e progettisti che mi hanno insegnato l’importanza del fare e del saper fare”, dice di sé la candidata dem.

Dopo le Regionali Zingaretti vuole sciogliere il Pd e lanciare un partito nuovo. Lei che cosa ne pensa?

Sono d’accordo. Da tempo serve una svolta nel Partito Democratico. Pensi che l’auspicavo dal tempo del congresso del 2009 quando sostenni Ignazio Marino alla candidatura di segretario del Pd: chiedevo un partito aperto, votato all’ascolto e non chiuso dentro alle dinamiche di corrente e concentrato sui posizionamenti e le carriere dei potentelli d’apparato. Zingaretti ha detto che intende fondare un nuovo partito, un soggetto politico “vasto e plurale” che “accolga le istanze della società civile” e io sono assolutamente d’accordo. Solo in questo modo si può pensare ad un Pd a vocazione maggioritaria che si candidi a diventare perno di una forza di governo posizionata in modo chiaro su temi quali lavoro, ambiente, cultura e diritti.

Le Regionali sono alle porte: se il partito per il quale si chiede il consenso sarà sciolto, che senso ha votarlo? La proposta di Zingaretti, fatta in questo momento, non genera questo interrogativo?

Il termine sciogliere è forte, usato per dare una sferzata. In realtà si tratta come ha detto Zingaretti “non un nuovo partito ma un partito nuovo”. Ha senso eccome votare il Pd perché io credo che sia l’unica forza veramente in grado di rappresentare le istanze democratiche, progressiste e ambientaliste.

La Franceschini ritratta col candidato per il Pd alla Presidenza della Regione, Stefano Bonaccini col relativamente nuovo look più cool rispetto al passato

Il nuovo partito non rischia di arrivare comunque tardi rispetto a quello che sta già succedendo nella società civile? Gli studenti che si mobilitano in piazza per il clima, il movimento delle Sardine…

Di recente in un intervento che ho fatto al Pigal, ripreso anche dai giornali, ho incitato e auspicato che il Pd, la sinistra, raccolga le istanze della società civile. Diciamo che ho anticipato il segretario Zingaretti di un giorno. E se mi chiede se è tardi, le dico che siamo senz’altro in ritardo ma che sono ancora fiduciosa. I partiti, come ho detto, faticano a porsi come interlocutore serio e competente nei confronti di tutte quelle persone e quei movimenti, le Sardine ne sono l’ultimo esempio, che pure manifestano un’evidente voglia di impegno politico per migliorare le nostre comunità ed il nostro Paese. Anche in questa tornata elettorale nelle liste non è abbastanza rappresentata, o sostenuta, quella piazza di studenti, lavoratori, mamme, papà, pensionati che chiedono risposte e fatti alla politica: come se questi rappresentanti della società civile non fossero in grado di rappresentare le necessità di comunità di cui sono in realtà i veri protagonisti.

Quindi?

La politica è corretto, tardivo ma corretto, che si interroghi sulla crisi profonda che sta attraversando, sul perché il cittadino ne ha preso le distanze. Non si è mai davvero voluto fare un’analisi profonda, utile e costruttiva, perché troppo spesso i politici si sono concentrati sul perpetuare sé stessi, nel darsi di gomito e decidere a tavolino le carriere di ciascuno di loro, consolidando i propri centri di potere. Perché di quello si tratta. Di centri di potere che hanno sostituito la vera politica. E allora ben venga Zingaretti che ha evidenziato, come ho evidenziato io, la non più rimandabile necessità di restituire protagonismo politico alla società civile includendola in modo importante all’interno degli organi di partito e nelle battaglie elettorali, affiancandola agli amministratori ed ex amministratori che hanno da tempo monopolizzato i ruoli della politica. Perché vede, bene valorizzare l’esperienza degli amministratori ma abbiamo sovrapposto in modo quasi totale i politici con gli amministratori. I partiti che dovrebbero dare le indicazioni e dovrebbero delineare le identità strategiche dell’azione politica degli amministratori non possono essere fatti dagli stessi amministratori. Un amministratore deve mediare, gestire aspetti contingenti, diventare il garante di tutta una comunità. Come fa un minuto dopo a svestirsi di queste posizioni usate nel governo di un territorio, per esprimere idee e valori politici fermi e identitari di una parte politica? Poi ci si chiede perché i partiti e la politica siano in crisi. Vogliamo dirle queste cose?

Il governatore uscente e ricandidato Stefano Bonaccini ha proposto una sua lista, d’espressione civica. Anche la lista del Pd, dunque, avrebbe dovuto aprirsi alla società civile?

Io sono la prova che il Pd in realtà ha aperto alla società civile, anche se timidamente e internamente resta molto concentrato su altri tipi di candidature. Io sono l’unica candidatura veramente civica di questa lista. Sono l’unica che non ha mai preso uno stipendio dalla politica.

Di fianco alla mostra sull’Allegri che presenta in questo periodo ai Chiotri di San Pietro l’enigmatico Ritratto di Giovane Donna

Se sarà eletta quali saranno le tre priorità di Reggio che porterà in Regione?

Penso in primo luogo a un metodo di lavoro. Attraverso un costante confronto – fatto da incontri periodici con tanti rappresentanti dei corpi intermedi, della società civile, del mondo del lavoro e del volontariato – vorrei contribuire a implementare le azioni della Regione nel campo dei servizi alla persona, nella sicurezza e cooperazione e nell’ambiente e sostenibilità. Per quanto riguarda i servizi alla persona, il mio impegno sarà per una sempre maggiore integrazione tra sanità, scuola, servizi sociali e culturali che da tempo in Emilia-Romagna rappresentano eccellenze nazionali. In particolare arte e bellezza devono essere considerati parte fondante del welfare e diventare strumento di benessere per la nostra comunità nelle scuole e nelle università, nelle aziende, nei luoghi di cura, nei centri anziani, in quelli di recupero e della disabilità.

La seconda priorità?

In tema di sicurezza e cooperazione, mi batterò contro diseguaglianze, violenze e discriminazioni. Sarò al fianco di chi si sente sempre più solo e, dunque, sempre più debole. Se avrà paura lavoreremo per sconfiggerla con i valori distintivi di questa terra: cooperazione, aiuto vicendevole, solidarietà. Soprattutto, combatterò per difendere il miglior collante di una comunità, la giustizia sociale: cultura della legalità in ogni ambito, contrasto alle infiltrazioni mafiose, lotta all’evasione fiscale, parità di salario.

La terza?

Intendo portare avanti politiche virtuose per lo sviluppo dell’economia circolare e la riduzione dell’impatto ambientale delle attività, incoraggiando – con investimenti importanti – una crescita sostenibile che introduca innovazione green senza danneggiare occupazione e profitti. Consapevole che il percorso per salvare il pianeta e cambiare le nostre abitudini è lungo e pieno di ostacoli. Noi lo inizieremo, ma lo finirà chi verrà dopo di noi.

Perché ha scelto lo slogan “Bell’Emilia”?

Il nostro è un territorio fatto di concretezza, verità e generosità. Sono tre aspetti che rendono unica la nostra gente. La bella gente emiliana. Nello slogan ho voluto esprimere questo concetto.

Salvini, da Brescello, si è detto convinto che Peppone oggi voterebbe Lega. Secondo lei?

Peppone non voterebbe Lega perché era troppo rispettoso della cosa pubblica e del suo avversario, Don Camillo. La narrazione politica della Lega punta tutto sulla distruzione dell’avversario, sullo svilimento delle istituzioni, sulla creazione delle paure. Peppone era un politico vero, con il profilo da statista, che sapeva mettere, in modo genuino e leale, il bene comune e le prerogative dei propri cittadini al centro; e in nome di questo era anche disposto a superare la propria posizione ideologica. Una distanza siderale dalla Lega, mi spiace per Salvini.

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