Regìa: David Ayer
Top star: Brad Pitt, Shia LaBeouf
Genere: Guerra
USA 2014.
La profezia
Titolo originale: Left Behind
Top star: Nicolas Cage
Genere: thriller
USA 2014
Proprio due bei filmettini, non c’è che dire. Poi si sa, noi spettatori da bar di cinema non capiamo niente, Fury ha spadroneggiato a livello di incassi un po’ ovunque, mentre Nicolas Cage, protagonista de La profezia, secoli fa ha vinto un Oscar. Però non è che se tutti dicono che buttarsi da un balcone è salutare, noi ci buttiamo da un balcone…
Fury, storia del supereroe Brad Pitt e del suo carro armato, ambientato nella seconda Guerra Mondiale, riesce nel non facile intento di far tifare per i tedeschi. Che ci si trovi in zona “americanata” lo annuncia già la frase di lancio che compare sul manifesto: “La guerra crea gli eroi, la storia li trasforma in leggende”. Il tipo che prende fuoco e dopo un nanosecondo si suicida per non soffrire è solo l’antipasto, le sparatorie modello Guerre Stellari (munizioni traccianti colorate) e le battute affidate agli attori fanno il resto: “L’importante è che ci vai pesante, mi hanno ammazzato dei bravi ragazzi”, “Secondo voi Hitler si farebbe fottere per un pezzo di cioccolata?”, “Gli ideali sono pacifici, la storia è violenta”. Senza contare il fantasioso codice d’onore di Pitt (si può ammazzare un prigioniero tedesco ma non fare una gang-bang con una tedesca) o la scena finale, una Caporetto cinematografica. Dai, su, quanto ci vuole per aprire come una scatoletta di tonno quel carro armato inerme? E’ la nostra palpebra che si abbassa o diventa notte all’improvviso? Ma poi, a un certo punto, non buttano dentro due bombe a mano? Possibile nella scena successiva i cadaveri siano intatti?
Campione d’incassi, ripetiamo. Bene così.
Intendiamoci, al confronto di La profezia, Fury è un film da tre o quattro Oscar. La gente scompare così, a caso, sull’aereo guidato da Nicolas Cage e pure nel resto del mondo. Sorvoliamo – per rimanere in tema – sulla spiegazione che viene fornita, è un thriller soprannaturale, può starci tutto, anche se qui il materiale andrebbe bene sì e no per una puntata della serie cult “Ai confini della realtà”. Ciò che lascia sgomenti sono le interpretazioni: gli attori non ci credono, si vede benissimo. O sono scarsissimi – le scene in cui dovrebbero trasmettere panico sono sconcertanti – o non ci credono. Prova ne sia che il sempre più simpatico e sempre più preoccupante Nicolas Cage, sembra un insegnante di recitazione. Il mondo è diviso in atei e bigotti, le sfumature non esistono. E Cage, peccatore con slanci d’altruismo, a un certo punto trova una valida motivazione per evitare lo schianto: “Non voglio che queste persone muoiano senza avere la possibilità di rimediare ai loro errori”. Se poi aggiungiamo la scena finale, con la pista d’atterraggio creata e segnalata non vi diciamo come solo perché se siete amanti del trash è giusto che questo film lo guardiate, ce n’è abbastanza per chiedere il rimborso. Non del tagliando di volo, ma del biglietto d’ingresso al cinema.