Ci sono due servizi pubblici che funzionano qui in Italia e, stranamente non pesano né sul pubblico di utenti, né sui conti dello stato. Prima – in ordine alfabetico, per non offendere nessuno, le farmacie e poi i taxi. Cosa pensano i nostri legislatori di ottenere “liberalizzando” le farmacie? Vorrà dire che io potrò affittare un fondo, comprarmi un camice bianco, assumere un neo-laureato in farmacologia e presto fatto abbiamo una nuova farmacia. Per fare cosa? Concorrenza? Come? stracciando i prezzi dei prodotti di una certa fascia? Come negli Stati Uniti dove sono arrivati al punto talmente ridicolo che ci vuole un paio di occhiali forti perché le confezioni sugli scaffali molto spesso sono poche settimane dalla data di scadenza. Quindi ci vorranno altri controlli, fatti da chi? Dagli enti e gli organi preposti che già hanno personale insufficiente?
Il nostro farmacista lì, all’angolo della strada, ci conosce, molto spesso conosce i nostri medici, ci sa consigliare ed aiutare e si ricorda di noi. Sembra che il rapporto personale non piaccia ai nostri legislatori. Cosa vogliono creare, un’ Ikea dei medicinali? E poi c’è un altro considerazione: sappiamo che in diversi parti dell’Italia c’è il flagello del “pizzo”. Mi risulta che le farmacie ora come ora sono abbastanza protette – mettiamo le farmacie al livello del commercio generale e non credo che sarà divertente. Quando la gente torna da un viaggio a Londra non smette mai di cantare i lodi dei taxi e tassisti londinesi (anche se è difficile a capire l’accento Cockney). Cosa pensano i nostri legislatori, che per fare il tassista a Londra basta comprare una bella macchina nera, montare il tassametro e via? Neanche per sogno, a Londra devono addirittura sostenere un’esame – devono conoscere ogni vicolo e stradina della città.
Che guardino a New York: migliaia di vetture gialle (per di più sudice). Il cosiddetto “medallion” – il numero della vettura costa circa $800,000 (sì otto cento mila dollari e può arrivare anche ad un milione – sono venduti ad un’asta!) senza contare il prezzo della macchina, assicurazioni, ecc. e poi, per riprendere l’investimento il titolare deve fare circolare la vettura 24 ore su 24 – prendendo chi sa chi per guidarla. Questo spiega l’igiene (inesistente), la cortesia (una barzelletta – se non dai una mancia adeguata ti mettono sotto appena scendi), i percorsi da fantascienza se uno non è della città e anche i rifiuti palesi di portarti in una zona non congeniale all’autista – tipo il quartiere di Queens dove non possono trovare un passeggero per tornare in città. E’ qui che i nostri “liberalizzatori” vogliono portarci? Già a Firenze l’amministrazione sta facendo di tutto per tagliare le gambe – forse meglio dire bucare le ruote – ai tassisti. Non esiste città in Europa, pure con zone pedonali dove i tassisti non possono portare un passeggero. Qui, i taxi funzionano – macchine pulite, autisti cortesi e servizio disponibile 24 ore su 24. Abbiamo bisogno veramente di tassisti improvvisati – di gente che dice, “boh farò il tassista finche non trovo di meglio?” Quei centinaia, forse pochi migliaia, di posti creati liberalizzando e guastando due servizi efficienti non faranno differenza e non porteranno l’Italia fuori dalla recessione. Che i nostri legislatori cerchino invece di stimolare aperture nell’industria e magari di incentivare il rientro della produzione che è stata “delocalizzata” negli ultimi decenni a scapito dell’occupazione e del bilancio commerciale.
Julia Hanna Weiss