Venticinque dipinti agitano da almeno un anno il mercato dell’arte antica: sono veri? O sono stati falsificati? E sono stati falsificati in Italia? E poi rivenduti, in almeno tre casi, con la mediazione di un reggiano? Sono queste le domande che circondano uno dei più clamorosi casi giudiziari che abbiano colpito il mercato mondiale delle opere d’arte. Ed è una storia che, con il suo carico di misteri, passa per Reggio Emilia.
Partiamo dalla fine, ovvero dall’unico dato certo di tutta la vicenda. Lo scorso 18 settembre la Commissione tributaria provinciale di Reggio conferma l’iscrizione di una ipoteca, a favore della Agenzia delle Entrate, su un elenco di beni immobili di un privato. Il fisco ipoteca questi beni perché teme di perdere le garanzie di un credito che vanta nei confronti del proprietario, un cittadino reggiano: secondo l’erario l’uomo avrebbe occultato redditi per oltre 12 milioni e 600mila euro. Accuse tutte da confermare: non va dimenticato che da un lato il cittadino è ancora innocente rispetto alla presunta evasione; dall’altro che non di rado le richieste dell’Agenzia vengono ridimensionate e nel corso dei diversi gradi di giudizio. Siamo infatti a conoscenza del nome e cognome del protagonista di questa complessa vicenda ma tuteliamo il suo diritto alla riservatezza in attesa dell’esito degli accertamenti preliminari.
Da cosa nasce questo braccio di ferro fiscale? Il 31 luglio 2017 l’Agenzia delle Entrate chiede l’iscrizione d’urgenza di una ipoteca sugli immobili del cittadino reggiano protagonista di questa storia: non ne facciamo il nome perché i fatti che gli vengono contestati sono ancora in corso di verifica. La richiesta avviene a seguito delle indagini della Procura di Reggio, che sta accertando la sussistenza di alcune ipotesi di reato. L’uomo, pur avendo dichiarato di essere residente prima in Belgio e poi a Malta, aveva effettiva residenza nel territorio della Provincia di Reggio e qui avrebbe dovuto pagare le tasse. Ad accertarlo il traffico del suo cellulare, la titolarità delle utenze della sua abitazione, la partita Iva e i pagamenti ai fornitori. L’uomo è un professionista del settore del mercato d’arte e ha svolto in Italia la sua attività, ‘dimenticandosi’ però di dichiarare somme ingenti: 3.8 milioni nel 2013, 3 milioni nel 2014, 5,8 milioni nel 2015. Solo di Iva l’Agenzia delle Entrate gli contesta oltre 1,7 milioni di euro per il 2013 e 2015. In totale la cifra potrebbe salire ad una contestazione fino a 17 milioni di euro circa.
Ma il giallo non riguarda solo l’evasione fiscale e investe il mercato internazionale d’arte: lo stesso professionista, indagato dalla Guardia di Finanza, avrebbe infatti dichiarato, oltre di risiedere all’estero, di essere pure sottoposto a indagini da parte della Gendarmerie francese per traffico di opere d’arte falsificate. L’uomo sarebbe stato sottoposto a indagini anche a Reggio per analoghe ipotesi di reato. Nel corso delle inchiesta in Italia, le forze dell’ordine hanno perquisito la casa dell’uomo e al suo interno hanno ritrovato un laboratorio adibito alla realizzazione di opere false, occultato dietro ad una parete scorrevole in una lavanderia. Non solo: molto rilevanti ai fini fiscali è il rapporto tra il professionista e una società americana, Art Factory, con sede nello stato Usa del Delawere: un piccolo paradiso fiscale. Circostanza che fa sospettare una cosa precisa agli inquirenti: ovvero che l’uomo avesse adottato in precedenza meccanismi fraudolenti, tra cui una serie di operazioni volte a depauperare artificiosamente il patrimonio per non pagare le tasse.
L’agenzia delle entrate, temendo di perdere garanzie sul suo credito, chiede a questo punto una ipoteca sui beni del professionista: si tratta di sei proprietà in una provincia vicina. L’uomo si è costituito in giudizio contro l’iscrizione dell’ipoteca. Ma secondo la Commissione tributaria i motivi a sostegno dell’ipoteca sono ancora validi, nonostante sul piano penale, una sentenza del tribunale del Riesame abbia disposto di dissequestrare le proprietà del professionista.
Il cui nome, forse per puro caso, ritorna in numerose vicende, tutte da chiarire, nell’ambito del mercato mondiale dell’arte: opere di autori importanti, alcune vendute da importanti case d’asta, altre trattate da musei importantissimi. Un giro di milioni di euro, in cui sono finiti ‘truffati’ anche principi e sono stati smentiti esperti di fama planetaria. Un bell’intrigo, su cui stanno indagando magistrati sia italiani che francesi.
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