Firenze – L’imperativo è: fare pulizia. E’ questo, l’obiettivo che Rossi fissa per il partito democratico, investito dal fango “romano”.
“Dobbiamo fare pulizia con metodo e determinazione e con un rinnovato impegno etico e ideale. Io propongo una conferenza di organizzazione da tenersi nell’autunno per consentire a tutti gli amici e i compagni democratici di partecipare al dibattito e alle scelte. Bisogna credere e lottare per costruire un partito nuovo a servizio dell’Italia”. Sono le parole con cui il nuovo presidente è intervenuto in merito all’inchiesta Mafia Capitale.
Dalle indagini “emerge che anche il Pd è inquinato e lo è con individui che hanno preso molti voti alle elezioni comunali. Gentaglia che per costruirsi il consenso è stata disposta a tutto – afferma Rossi – Questo è il rischio che corre il partito leggero, senza strutture e organizzazione, senza militanza e selezione della classe dirigente“.
Nessun dubbio su primarie e preferenze, beninteso, ma il criterio “del consenso non basta a selezionare i dirigenti”: il “rischio” è che in tante realtà la società civile esprima il peggio di se’. “Laddove il tessuto democratico è piu’ forte, come in Toscana, il partito resta ancora sano” aggiunge Rossi, mentre “aumentano i rischi dell’ inquinamento e dell’infiltrazione del malaffare” dove è più debole.
La soluzione, per Rossi, c’è: “Costruire un partito-comunità dove i militanti esercitano un forte controllo sociale, dove possono iscriversi solo le persone perbene sulla base di ideali e non di interessi personali, dove regolarmente si tengono le riunioni e si valuta il valore, la competenza e la dedizione di dirigenti e iscritti e si decide insieme la linea da tenere. Questo è un partito che avrà molti veri e forti leader sul territorio e non i notabili o i capi bastone o le consorterie. Questo è un partito che ha bisogno di militanti che possono esercitare diritti veri di partecipazione alle scelte su dirigenti e contenuti politici, non soltanto quello di recarsi ai gazebo“.