Famiglie toscane, cresce l’indebitamento, ma non a Prato

Firenze  – Il debito delle famiglie italiane dal 2014 è in crescita costante. Lo dice uno studio dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che snocciola i numeri: l’importo medio del debito famigliare italiano è pari a 20.540 euro, mentre la cifra totale dei “passivi” con banche e istituti finanziari si aggira cui 534 miliardi di euro. Le cifre, elaborate dall’Ufficio studi della CGIA, sono riferite al 31 dicembre 2017. La Toscana non fa eccezione alla regola, con una crescita generale dell’indice di indebitamento famigliare, tranne il caso di Prato dove si registra un’inversione di tendenza.

Negli ultimi tre anni il debito è aumentato di 40,6 miliardi di euro (+8,2 per cento).Il motivo secondo quanto scritto dalla Cgia Mestre, è in buona parte riconducibile all’allentamento dei cordoni della borsa da parte degli istituti di credito. Insomma le banche sono tornate a prestare  soldi alle famiglie italiane. Dati alla mano, ad esempio, fra la fine del 2016 e la fine del 2017, i prestiti bancari alle famiglie consumatrici per l’acquisto delle abitazioni sono aumentati dell’1,9%, mentre i dati del credito al consumo, includendo anche le finanziarie, indicano un +8,3 per cento. “Il ruolo economico delle famiglie italiane è importantissimo – sottolineano dalla Cgia veneta –  il 60 per cento circa del Pil nazionale è riconducibile ai consumi dei nuclei familiari. E l’eventuale aumento dell’Iva potrebbe compromettere ulteriormente la tenuta economica di queste ultime, soprattutto di quelle ubicate nelle realtà più in difficoltà del Paese”.

L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha anche redatto una sorta di “mappa” del debito delle famiglie italiane, per collocazione geografica. Intanto, rimane la Lombardia (dati della fine del 2017) l’area con le famiglie più “esposte” con le banche. “Al primo posto scorgiamo quelle residenti nella provincia di Milano, con un debito di 29.595 euro; al secondo posto quelle di Monza-Brianza, con 29.078 euro e al terzo posto le residenti a Lodi, con 27.631 euro. Appena fuori dal podio troviamo Como: il debito medio ammontava a 27.501 euro”. Sono invece le famiglie residenti nel sud della penisola quelle con minore esposizione bancaria: a Reggio Calabria, ad esempio, con un debito di 10.301 euro, quelle di Vibo Valentia, con 9.411, mentre “le famiglie meno indebitate d’Italia sono ubicate a Enna, con un “rosso” che si è attestato a 9.169 euro”.

Per quanto riguarda la Toscana, salta agli occhi il risultato di Prato, che registra fra il 2016 e il 2017 un calo dell’indebitamento famigliare del -1,2%, con un debito famigliare medio di 26.307 euro. In aumento Siena, che registra +2,4%, con un debito per famiglia di 26.187 euro.  Cresce il debito anche a Firenze, dove fa un salto pari a 3,1%, con un debito per nucleo famigliare pari a 24.878 euro. Pisa, +2,3%, per un debito a famiglia di 24.726. Livorno in crescita con +2,3%, con un debito di 23.777  euro a nucleo famigliare. Stabile Pistoia, che non registra mutamenti e si assesta a un debito per famiglia pari a 23. 187 euro. Lucca, +1,4% per un debito di 21.993 euro a famiglia. Sale anche Grosseto, +2,2% con un debito famigliare di 20.833 euro. L’indebitamento famigliare cresce ad Arezzo dell’1,5%, con una media di impieghi bancari pari a 19. 176 euro a famiglia. Crescita sia pur leggera anche a Massa Carrara, +0,4%, per 17.701 euro a famiglia.

 

Senza scordare che c’è debito e debito. Infatti, livelli più alti di debito si riscontrano nelle aree a reddito più  elevato, per un ovvio meccanismo che si spiega col detto popolare: fa soldi chi ha soldi.  Il che significa  tuttavia, come spiega il segretario della Cgia Renato Mason, che anche nei territorio “benestanti” del Nord non siano aumentati in modo preoccupante i nuclei famigliari indebitati appartenenti a fasce disagiate.  “Tuttavia, le forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di significativi investimenti avvenuti in questi ultimi anni nel settore immobiliare, non destano i particolari problemi che, invece settore immobiliare, non destano particolari problemi che, invece, si riscontrano nel mezzogiorno”, dice Mason.

Ed è l’incidenza del debito sul reddito famigliare l’indice che rivela la differenza fra debito e debito, verrebbe da dire fra “debito di sussistenza” e “debito d’investimento”.  E dal momento che tale incidenza diventa molto più pesante per le famiglie in fascia “debole”, a rischio di esclusione sociale, diventa evidente quanto, anche in Italia, sia aumentata paurosamente, a livello statistico, il divario fra poveri e ricchi.

In questo panorama, un eventuale aumento dell’Iva e la flat tax significherebbero in buona sostanza, un aggravio che rischia di diventare insostenibile per le famiglie meno abbienti. “Anche se fosse solo selettivo – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – l’eventuale aumento dell’ Iva peggiorerebbe, in particolar modo, la situazione economica delle famiglie meno abbienti. Segnalo, inoltre, che nemmeno l’operazione meno Irpef più Iva sarebbe a saldo zero. I 10 milioni di contribuenti Irpef che rientrano nella no tax area, tra i quali i disoccupati e coloro che percepiscono una pensione di invalidità, non avrebbero alcun benefico dall’introduzione della flat tax. Per contro, subirebbero un aumento dei prezzi di beni e servizi che toglierebbe loro ulteriore liquidità”.

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