Firenze – L’ immagine che potrebbe materializzarsi nella mente dello spettatore di “Play” è quella del Pugilatore in riposo, una scultura di autore ignoto del IV secolo conservata nel Museo nazionale romano. Il primo atto dell’atleta che appare sul campo dello Sferisterio, è quello di allacciarsi le strisce di stoffa (o di cuoio) intorno al braccio e alla mano per dare solidità all’impugnatura del manicotto di legno. E’ solo, come solo è il pugilatore antico. In entrambi lo sguardo si volgerà verso l’alto a cercare l’ispirazione che permette di assaporare l’assoluto. Per un istante.
Nient’affatto arbitrario è questo riferimento al magnifico capolavoro antico, perché la ritualità del gesto atletico che pone l’uomo e la donna soli di fronte a se stessi in equilibrio fra movimento e obbedienza alle regole è quanto ha voluto trasmettere il coreografo Alessandro Sciarroni con la sua creazione site specific realizzata nell’impianto fiorentino poco conosciuto. LO Sferisterio ospita una disciplina che risale al XVI secolo e che all’inizio del secolo scorso era in assoluto lo sport più popolare in Italia, praticato particolarmente nelle regioni centrosettentrionali.
L’antichità del gioco, il suo attrezzo di legno puntuto simile a un’arma medievale da corpo a corpo, le tenute sportive bicolori degli atleti, la leggerezza dei movimenti che esplodono nel colpo, che imprime alla palla di cuoio una velocità e un’altezza non ottenibile con altri strumenti, hanno offerto altrettanti spunti a Sciarroni per raccontarci il momento particolare nel quale l’atleta compie l’atto della sua realizzazione.
“Play, Dall’antico gioco del Pallone al bracciale a una pratica performativa”, andata in scena allo sferisterio delle Cascine (commissionata e prodotta da Fabbrica Europa) è dunque assai più della dimostrazione di una competizione sportiva con solisti, suoni, luci e video. I tre giovanissimi giocatori e interpreti – Rodolfo Sorcinelli, 27 anni, Luca Gigli, 25 anni, entrambi marchigiani (vi consiglio di andare a vedere il piccolo museo dello Sferisterio di Macerata) e Sara Miccoli, 16 anni, fiorentina – non solo sono dei bravissimi “pallonisti”, ma riescono anche a imprimere una sorta di sacralità nei movimenti ora lenti ora scattanti, concentrati e disciplinati come danzatori. Il loro pensiero è rivolto all’espressione compiuta e armonica del corpo più che al successo del colpo inferto alla palla.
Il grande spazio dell’impianto (80 metri di lunghezza per 18 di larghezza) è il cosmo nudo e neutrale che rende ancora più significativa la sfida del giocatore. Questa spazio è gradualmente riempito di suoni (musica originale di Aurora Bauzà e Pere Jou): un lontano concerto per pianoforte di Mozart, poi suoni e rumori della vita quotidiana che si svolge intorno allo Sferisterio, stralci di registrazioni del passato (fischietti, incitamenti fra giocatori, grida di tifosi) fino a un pianoforte che accompagna gli scambi della palla.
L’installazione video, infine, con le immagini proiettate sul muro, mette in rapporto i giocatori con il pubblico che può cogliere con immediatezza quel dramma a lieto fine, il movimento del corpo, l’espressione trattenuta, lo sciogliersi nel colpo del manicotto, che viene rappresentato al centro del campo.
Foto: PLAY di Alessandro Sciarroni – Fabbrica Europ (ph Monia Pavoni)