Firenze – Torna Fabbrica Europa e torna dunque un appuntamento molto amato da tutti coloro che vivono la cultura come creatività e sperimentazione a confronto con quanto si elabora in tutto il mondo. Perché il festival che ha come casa principale la Leopolda è una delle occasioni da non perdere per capire cosa sta accadendo nella coscienza dell’uomo contemporaneo.
La XXII edizione che partirà il 7 maggio alla Stazione Leopolda contiene una novità importante. Al “reticolo complesso” delle arti performative in rassegna, danza arte e teatro, si aggiunge quest’anno la musica, anche per rendere più completo il carattere multidisciplinare del festival secondo i nuovi programmi ministeriali. Musica, che come ha sottolineato Maurizio Busia che ne ha curato il programma, è sempre stata presente nelle edizioni del festiva, non solo per la danza, e che quindi quest’anno doveva trovare una sua specifica forma di spettacolo.
Così uno dei leitmotiv della rassegna è diventato “il canto in azione”, che è il titolo del primo evento dedicato ai “Canti sacri curdi e armeni”, proseguito il giorno successivo, l’8 maggio, con la drammaturgia musicale “Armine, Sister”, dedicato all’Armenia e al genocidio di cui ricorrono i 100 anni, presentati dal “Teatr Zar” di Wroclav (Polonia): la conferma di una integrazione fra espressioni artistiche di cui si erano già visti i segni nelle precedenti edizioni, sottolinea Roberto Bacci, direttore artistico per la sezione teatrale.
Sarà comunque una prima europea ad aprire il festival: Zap della coreana Lee Hee-Moon Company, composta da cantanti, musicisti e danzatori diretti da An Eun-mi, un viaggio in storie antiche che utilizza tutti i linguaggi artistici, segnando così una sorta di “prototipo” di quello che lo spettatore potrà vedere nei due mesi e mezzo di programmazione.
Fra le produzioni di danza va subito ricordato il ritorno a Firenze, dopo il grande successo dell’anno scorso con As If To Nothing, del coreografo tibetano Sang Jijia che presenta Pa|Ethos in prima assoluta con i ballerini della Paolo Grassi di Milano e Spellbound Contemporary Ballet di Roma. Lo spettacolo sarà allestito al Teatro Era di Pontedera (8-9-10 maggio) e dunque gli appassionati di Fabbrica dovranno organizzarsi per la trasferta. La sezione coreografica chiuderà la manifestazione il 26 e il 27 giugno con la Korea National Contemporary Dance Company di Seoul che presenta in prima europea Bul-Ssang coreografia di Aesoon Ahn, considerata la miglior performance di danza contemporanea prodotta dalla Corea.
Tornando alla musica, da segnalare Enrico Gabrielli (17 maggio) con una performance musicale di sonorizzazione e video secondo uno schema che simula il lavoro in catena di montaggio per 24 musicisti operai: “E’ un esempio di adattamento di un’idea a uno spazio, la Leopolda”, spiega Busia. Interessante, il giorno precedente, in prima assoluta, “Epica Etica Etnica Pathos” che ripropone al pubblico il disco del 1990 a 25 anni dalla realizzazione, mettendo insieme i quattro componenti storici (Gianni Maroccolo, Massimo Zamboni, Francesco Magnelli e Giorgio Canali) le due voci femminili, Ginevra Di Marco e Angela Baraldi e alcuni dei più interessanti musicisti e cantanti della generazione successiva. “Cerchiamo di realizzare un incontro fra pubblici di diversa generazione”, così ancora Busia.
Percorso danza e percorso musica si ritrovano poi in uno degli appuntamenti più interessanti del programma (15 maggio): Empty Moves (Parts I, II & III) di Angelin Preljocal si appoggia sulla registrazione di Empty Words di John Cage avvenuta a Milano nel 1977. Il materiale sonoro creato dal compositore americano e le reazioni ostili degli spettatori dell’epoca sono diventati la partitura coreografica di Preljocal che si trasforma in una impegnativa ricerca sul movimento.
Sarebbe troppo lungo elencare tutto quello che ancora offre Fabbrica Europa, fra performance di danza e installazioni artistiche. Ci sarà il tempo per farlo durante il festival. Vale tuttavia la pena segnalare una delle idee che ha spinto Maurizia Settembri nella programmazione degli eventi di danza e cioè far tornare artisti italiani che hanno trovato il successo all’estero. Come Cristina Caprioli, una delle protagoniste della scena coreografica scandinava, che presenta Trees, una installazione/performance, e Omkretz dove due danzatori interpretano venti sequenze di movimenti avanzando lungo una precisa traiettoria (14 e16 maggio).
Uno degli eventi che stimola la curiosità è quello proposto dal gruppo Nanou all’Istituto Francese (17-19 giugno). Following, Strettamente confidenziale è il prototipo di un’opera museale coreografica: l’ospite/spettatore è invitato a determinare il tempo di fruizione e a muoversi liberamente scegliendo il personale percorso di visione.
Foto: Aline Correa in Cicatriz, Cortile di Palazzo Strozzi 4 giugno