Fabbrica Europa: Angelin Preljocaj, ai confini della danza

Firenze –  E’ molto raro che due grandi sperimentatori possano incontrarsi  a distanza di 30 anni. Nel 1977 John Cage, leader dell’avanguardia musicale di allora, dette vita a Milano a una performance intitolata Empty Words  (parole vuote) dove la partitura musicale era costituita da fonemi e parole pronunciate con voce modulata ma non recitante. Rumori di diversa tonalità al posto dei suoni. Un lungo monologo fatto di silenzi e sillabe ritmiche in una trama costruita su una logica di astrazione estrema.

Ma non fu solo la sua voce la vera chiave compositiva. Proponendo quella performance, Cage voleva provocare un’altra partitura parallela alla sua: quella delle proteste del pubblico. Prima qualche dissenso isolato, poi qualche parola gettata all’improvviso (“Assassino”) poi applausi ironici che accompagnavano ogni emissione di suono dalla sua bocca e infine un dissenso fatto di grida (“scemo, scemo”), fischi, lancio di oggetti, invasione del palco, interventi al microfono: “Compagni, dovete stare in silenzio perché Cage è un provocatore e se voi lo interrompete avrà vinto lui”. Qualcuno voleva aprire subito un dibattito politico sull’arte astratta (erano i tempi del conflitto ideologico estremizzato).  Ma lui, Cage che in Toscana aveva registrato tutti i rumori del treno che percorreva la ferrovia Porrettana, ha continuato imperterrito a pronunciare sillabe diventate semplici cellule sonore,  per più di due ore, in una situazione che avrebbe spinto chiunque ad alzarsi e andarsene via.

Di quella serata memorabile svoltasi al Teatro Lirico, è rimasta una registrazione nella quale Angelin Preljocaj, coreografo francese di origine albanese, uno dei massimi esponenti  dell’arte della danza, ha visto la partitura ideale per un’operazione che condivide con quella di Cage il tentativo di sperimentare tutte le possibilità dei movimenti del corpo. Dalle figure classiche, ai gesti estremizzati, dall’armonia dei passi a due, al conflitto di potere fra il corpo maschile e quello femminile.

Il tutto perfettamente a tempo con la struttura fonemica di Cage, nei vuoti e  nei pieni, fino al momento forse più riuscito della pièce di alternare la corrispondenza dei movimenti con la chiave ritmica delle urla e dei fischi del pubblico, per rispettare il senso della completezza della performance dell’artista americano.

Ieri sera e stasera quattro danzatori di incredibile bravura, due donne e due uomini, sono dunque i protagonisti di Empty Moves (Parti I,II,III, rispettivamente del 2004, del 2007 e del 2014), movimenti apparentemente vuoti, “disgregati”, ma anch’essi frutto di una rigorosa struttura compositiva. La bravura dei ballerini sta tutta nel dare la sensazione al pubblico di esercitare con rilassata gaiezza e improvvisazione tutti i muscoli dei loro corpi. Ma chi ha seguito l’eccezionale spettacolo presentato da Fabbrica Europa 2015 alla Stazione Leopolda, si sarà certamente accorto che la coreografia mantiene una lucida trama circolare e che ogni figura a due a tre o a quattro mantiene una totale coerenza ritmica con quella che la precede. E’ una continuità che non pecca mai di artificiosa forzatura.

Del resto è questa la caratteristica di ogni opera d’arte.

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