Firenze – Il primo trimestre 2014 è ancora benevolo con l’export toscano, anche se il rallentamento si accentua. Il dato, +2,1% al netto del valore dei metalli preziosi, rimane buono, anche se l’intensificarsi della “frenata” rispetto all’ultimo trimestre 2012 (che vide un “più” del 9%) pone la Toscana dopo Veneto (+4,1%), Emilia Romagna (+6,1%) e Piemonte (+9,5%). Al netto del cosiddetto “effetto oro”, la nostra Regione dunque si allinea al +2,8% nazionale.
Se Stefano Morandi, vicepresidente di Unioncamere Toscana parla di conferma per quanto riguarda i dati dei primi tre mesi 2014, i fari sono puntati sui mercati extraeuropei, in particolare sul continente americano, dagli Stati Uniti al Brasile, e su quello dei paesi dell’Estremo Oriente, dove la domanda di prodotti toscani sta conoscendo nuovo slancio. Tuttavia, come rileva Morandi, “Si tratta di aree geograficamente molto lontane, difficili e costose da raggiungere per gran parte del nostro tessuto imprenditoriale. Oltre il 65% delle imprese esportatrici in Italia ha una dimensione compresa tra 0 e 19 addetti”, il che sta a significare che risultano fondamentali per questi soggetti economici “tutte le azioni a sostegno della proiezione internazionale delle PMI, da quelle di tipo meramente economico (contributi per partecipazioni a fiere, missioni all’estero) a quelle di più ampio respiro strategico (formazione, consulenza, credito a sostegno degli investimenti”. Ma qual è il problema? Che questa rete di iniziative, svolte sempre con una importante presenza della camera di commercio che garantiva costi contenuti alle imprese, “dovranno essere cancellate a seguito del decreto di riforma della Pa approvato dal governo in questi giorni che prevede un drastico taglio del 50% delle risorse”.
Ed ecco un breve sguardo ai settori: sistema moda e agroalimentare continuano ad essere la punta d’eccellenza e di traino del sistema regionale per quanto riguarda i consumi. Benissimo dunque cuoio e pelletteria, al +7,3%, abbigliamento (+7,4%), prodotti tessili (+9,6%) e agroalimentare (+6,1%) tra i beni non durevoli, e oreficeria e gioielleria (+18,9%) nella componente durevole: in quest’ultima categoria bene anche cicli e motocicli (mezzi di trasporto n.c.a. +6,4%). Difficoltà per i prodotti della meccanica strumentale (-7,3% le macchine per impieghi speciali) che, sempre tra i beni strumentali, si affiancano ad un nuovo tracollo della cantieristica (-44%) e di computer, apparecchi elettronici e ottici (-8,5%). La crisi produttiva del settore della raffinazione determina un ulteriore calo nelle vendite di beni energetici (-39,8%), che deprime il tasso di crescita complessivo delle esportazioni di ben 1,3 punti percentuali.
Per quanto riguarda i mercati, rallentamento sul fronte europeo, causato dal crollo delle vendite in Germania (-4,6%) e Spagna (-7,4%), solo in parte compensate dalla crescita di Regno Unito (+2,8%), Francia (+2,2%) e Polonia (+10,4%). Ancora in peggioramento l’andamento delle vendite dirette nei paesi europei extra UE-28 (-10,9%), che “paga” l’arretramento delle vendite in Russia, -26%, legate all’ «effetto Ucraina» e in Turchia, -20%, con un decremento che riguarda prodotti della siderurgia, prodotti in metallo, prodotti petroliferi, macchine di impiego generale.
Positivi invece i mercati extra-europei, che vedono una nuova crescita a +2,7%, sebbene i risultati siano molto differenziati tra aree geografiche. Il traino più robusto è dovuto al continente americano col +12,1% e a quello asiatico (+14%), pur scontando il rallentamento delle vendite in Medio Oriente. Fra i migliori “clienti” dei prodotti toscani, Stati Uniti con un +17,7%, Brasile +43,2%, e Messico+7,1%. Bene anche il mercato asiatico, con Corea del Sud e accelerazione della Cina: +15,7%.