È il Movimento 5 Stelle il vincitore delle elezioni politiche 2018 con il 32% dei voti, mentre il centrodestra conquista la posizione di prima coalizione con il 35%. Ma la maggioranza non va a nessuno, e per formare un governo sarà necessario formare un qualche tipo di coalizione.
Quando mancano ormai poche sezioni da scrutinare per elezioni della Camera dei Deputati questi i dati secondo il sito del Viminale: Lega 17,59%, Forza Italia 14,00%, Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni 4,34%, Noi con l’Italia 1,31%, Movimento 5 stelle 32,36%, Partito Democratico 18,84%, +Europa 2,57%, Italia Europa insieme 0,58%, Lorenzin 0,52%, Svp – Patt 0,43%, Liberi e uguali 3,38%, Potere al popolo 1,13%, Casapound Italia 0,93%.
Al Senato, mentre anche qui si avvicina il termine dello spoglio, la Lega è al 17,81, Forza Italia 14,47%, Fratelli d’Italia 4,27%, Noi con l’Italia-Udc 1,19%, Movimento 5 Stelle 31,94%, Partito democratico 19,20%, +Europa 2,37%, Italia Europa Insieme 0,53%, Civica Popolare Lorenzin 0,50%, Svp – Patt 0,44%, Liberi e Uguali 3,25%, Potere al Popolo 1,05%, Casapound Italia 0,84%.
Il verdetto che viene fuori dallo spoglio dei seggi è netto: trionfa il Movimento 5 Stelle, ma festeggia anche la Lega, che supera il 17% e sorpassa Forza Italia, ferma intorno al 14%. Grande sconfitto è il Partito Democratico, che si attesta intorno al 20%. E con queste cifre, non gli basterebbe neanche una ‘larga intesà con Fi per poter dare vita a una maggioranza. A votare, al contrario di quanto sitemeva alla vigilia, sono stati in tanti: l’affluenza definitiva è stata del 73% contro il 75,27% del 2013, quando però si è votato in due giornate.
IN EMILIA-ROMAGNA
Il risultato più impressionante è l’ondata della Lega Nord, che moltiplica per 6 il suo consenso: 19,32%, contro il 2,6% del 2013. Il partito di Salvini è la colonna portante del centro destra, che grazie a questa affermazione (corroborata dal 9,98% di Forza Italia, dal 3,36% dei Fratelli d’Italia e dallo 0,57% di Noi per l’Italia (la cosiddetta quarta gamba centrista) è la prima coalizione con il 33,08%.
Fa il percorso inverso il centrosinistra: 30,77% complessivo, con il Partito Democratico al 26,34 (nel 2013 aveva il 37%), la lista Bonino al 3,07%, Insieme (gli ulivisti) allo 0,76% e i centristi della Lista Lorenzin allo 0,55%. Complessivamente, ma allora c’era anche Sel, cinque anni fa il centrosinistra in regione aveva ottenuto il 40,2% dei voti. Un balzo indietro del 10 per cento, assai poco mitigato dal 4,43% a cui si ferma la lista dei fuoriusciti dal Pd, Liberi e Uguali.
Alla fine il Pd perde anche la palma di primo partito. In testa, di un punto percentuale, c’è infatti il Movimento 5 Stelle, con il 27,46% dei voti. Nel 2013 si era fermato al 24,6 per cento.
La sfida più attesa era quella per il Senato a Bologna, dove il centrosinistra candidava Pier Ferdinando Casini. L’ex leader dell’Udc ha vinto con il 34,15%, tallonato dalla semisconosciuta Elisabetta Brunelli, del centrodestra, con il 27,97%, e da Michela Montevecchi, dei 5 Stelle, con il 24,39%. L’ex governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani, candidato con Liberi e Uguali, si ferma all’8,66%.
Sconfitta bruciante invece, alla Camera, per Dario Franceschini. Il ministro dei Beni Culturali, candidato nella sua Ferrara, si ferma al 29,14%, superato nettamente dalla leghista Maura Tomasi, del centro destra (39,66%). Terzo, il pentastellato Mauro Falciano, col 24,75%.
Restando alla Camera, a Bologna città la spunta Andrea De Maria (Pd), col 37,22%, davanti alla leghista Paola Scarano (27,23) e ad Alessandra Carbonaro (M5S, 21,52%). Il centro sinistra a Bologna e provincia ha mantenuto tutti e quattro i collegi uninominali per la Camera. Ma con margini molto più ridotti rispetto al passato.
Il sacrificio del Pd a favore degli alleati di centro, oltre che nel seggio senatoriale di Casini, funziona anche a Modena: qui la spunta la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, con il 36,83%, davanti a Ylenia Lucaselli, centrodestra, col 27,08%, e a Enrica Toce (M5S) col 26,77%. Nel collegio uninominale 5 di Modena per il Senato, invece, andremo probabilmente in contestazione: lo dice il segretario della Lega Nord Emilia, Gianluca Vinci, commentando il risultato che vede eletto il candidato del Pd Edoardo Patriarca con il 31,80% dei consensi, pari a 85.533 voti. Si tratta cioè di 46 preferenze in meno rispetto alle 85.487 del candidato leghista Stefano Corti (31,79% del consenso elettorale).
Crolla invece la diga del Pd a Rimini. Alla Camera, Sergio Pizzolante arriva addirittura terzo, col 25,62%, dietro alla vincitrice Elena Raffaelli, centrodestra, col 35,17%, e a Giulia Sarti, M5S, col 32,47%.
Nel reggiano per palazzo Madama, si afferma in testa la deputata uscente del Pd Vanna Iori, con il 36,01% dei consensi. A seguire la leghista Bellocchi (27,22%) e la candidata del M5s Mantovani.
Il dato sull’affluenza è del 78,21% in Emilia Romagna e dell’80% in provincia di Bologna. Nella provincia di Bologna ha votato il 78,56%, nel Comune capoluogo il 75,87% (quasi il 5% in meno rispetto alle politiche del 2013, quando votò l’80,62%). Massima affluenza in provincia a Sala Bolognese (85,29%). Il Comune che ha partecipato maggiormente in regione è quello di Albinea (Reggio Emilia) con l’84,95%.