Europa: la posta in gioco delle elezioni è il processo di integrazione

Spini: l’Unione non può non essere riformista, pena il suo declino

Elezioni europee, qual è la posta in palio? L’Europa. O meglio, l’Europa riformista e progressista che è alle radici dell’idea stessa di un grande Unione in cui trovino rappresentanza comune i popoli europei. E’ Valdo Spini, nell’intervento tenuto venerdì scorso nel corso del Festival FirenzeRivista conclusosi domenica alle Murate, a mettere i puntini sulle “i”, evidenziando la vera posta in gioco della prossima tornata elettorale europea. “Tutto il frastuono che viene fatto intorno alla necessità di eliminare i socialisti dalla maggioranza che regge le istituzioni europee, non solo è un auspicio di dubbia verificabilità ma è in realtà una presa di posizione contro la costruzione europea; perché  l’Europa non può non essere riformista, pena il suo declino e la sua emarginazione”, spiega Spini.

Il tema è stato affrontato in occasione della presentazione del Quaderno della Fondazione Circolo Rosselli  n.3/2023  “L’Italia nell’Unione Europea”, a cura di Andrea Puccetti, che ha raccolto i contributi di Rossella Bardazzi, Roberto Boschi, Pierluigi Ciocca, Vincenzo Colla, Franco Gallo, lo stesso Andrea Puccetti Valdo Spini e Emanuele Vannucci. Il dibattito conseguente ha visto la partecipazione del curatore e autore Andrea Puccetti, di Simona Bonafè, coordinatrice regionale del Pd e deputata europea e dello stesso Spini.

“Ricordiamoci che Ursula Von Der Leyen ha potuto fare il NextGenerationEU attraverso le emissioni di debito europeo, Jacques Delors ci aveva provato, ma dovette fermarsi di fronte al veto inglese – sottolinea Spini – la cosa interessante è che il finanziamento prospettato da Delors riguardava una tassa contro il carbonio nell’ambiente, ovvero una tassa ambientale. Non è un caso che la posta in gioco nelle prossime elezioni europee sia, per la Destra, cacciare i socialisti dalla maggioranza che regge le istituzioni europee. In Italia si dà la cosa ormai per assodata. Tranne che qualche operatore dell’informazione, mettendosi a fare un po’ di conti, ha scoperto che la socialdemocrazia tedesca, nelle scorse elezioni europee, ha raggiunto il suo minimo storico; quindi, qualsiasi sondaggio oggi gli attribuisce un sia pur leggerissimo aumento; dal momento che è il Paese più popoloso dell’Europa, forse qualche deputato europeo socialdemocratico in più ci sarà. E’ vero che siamo stati sconfitti in Fnlandia e Svezia – ricorda il presidente della Fondazione Circolo Rosselli – ma in realtà è stata sconfitta la coalizione di Sinistra; i due partiti socialisti hanno progredito”.

Dunque, gli elementi perché l’area socialista non sia del tutto pessimista riguardo alla prossima tornata europea ci sono, ma il vero dato di fatto è un altro: “Devo dire però che questo fatto, ovvero che la posta in gioco è estromettere i socialisti, è apertamente dichiarato e messo in evidenza dalla Destra, mentre la Sinistra italiana non ne parla, o ne parla molto poco. La drammatizzazione che è necessaria in queste elezioni non avviene: se la Destra per caso avesse ragione, significherebbe abbattere e cambiare gli assetti della maggioranza oggi esistente nel Partito Popolare, che vede al suo interno Manfred Weber favorevole all’allargamento verso il partito conservatore, ma la CDU, nel suo complesso, non ancora affatto convinta. Weber viene accusato da più parti di agire nella speranza di intestarsi leader della nuova coalizione”, che sorgerebbe sulle ceneri della vecchia maggioranza a trazione socialista. Un’ipotesi osteggiata da gran parte della CDU.

“Se succedesse questo, avremmo una lacerazione di equlibri nell’ambito del Partito Popolare da un lato e dall’altro si aprirebbero le porte a polacchi e ungheresi che, prima della vicenda ucraina e di altre vicende in corso, si erano segnalati per aver fatto modifiche interne al tegime dei diritti di libertà e dell’autonomia della magistratura, che li avevano fatti finire in stato di accusa a livello della Convenzione europea – prosegue Spini – In altre parole, l’allargamento ai conservatori, che è ciò che chiede a chiare lettere il ministro Salvini attraverso l’invito a Pontida della Le Pen, rappresenterebbe un problema per la stessa concezione della democrazia europea. Credo che sia giunto il momento di drammatizzare tutto questo, di spiegare che c’è una linea di differenza, una linea di demarcazione fra i due schieramenti e che questa passa per l’Europa”,

Un compito che potrebbe essere del tutto alla portata dei socialisti europei in Italia, dal momento che si trovano in una poszione, rispetto al panorama politico interno, di un certo vantaggio. “Nell’attuale governo – ricorda Spini – l’unico partito che appartiene al Partito Popolare Europeo è Forza Italia, che dopo la morte di Berlusconi, non gode di particolare buona salute. Cosa siano i 5Stelle, ad oggi è difficile capirlo. Ci sono formazioni politiche che hanno come riferimento Macron, sia +Europa, se va fino in fondo, sia Calenda e Renzi, di cui si potrebbe dire parafrasando, divisi nella lotta invece che uniti nella lotta. Tuttavia, chi sosterrebbe in Italia che Macron possa essere un riferimento trainante nel nostro Paese? Il Pd, se vuole giocare questa carta, è in realtà l’unico grande partito italiano che ha un riferimento europeo consistente e solido” .

Il vero problema a questo punto è: come mai la sinistra non affonda il colpo? “Non capisco se si tratti di una sorta di vergogna per il nome “socialista” o per scarsa comunicazione fra Bruxelles e Roma, ma certo, se fossi nelle vesti di farlo e nella testa del Pd, cercherei di drammatizzare questa campagna elettorale europea e di spiegare qual è la posta in gioco – dice Spini – Per di più, anche se forse non per loro merito ma piuttosto per altrui demerito, se si votasse in questo momento in Gran Bretagna vincerebbero i Laburisti, che non credo avrebbero il coraggio di invertire totalmente la Brexit, però si stanno vedendo segnali, anche, per la verità, in campo conservatore, di volontà di riallacciare i rapporti. Anche la visita del re Carlo III in Francia va intepretata in questo senso”.

Se la posta in gioco è veramente grossa, sul piano politico, lo è altrettanto sul piano dei contenuti. “Richiamo a questo proposito uno degli inteventi del nostro Quaderno, quello dell’ex presidente della Corte Costituzionale, ex ministro delle finanze del governo Ciampi, Franco Gallo, in cui si trovano alcuni dei punti che poi Mario Draghi ha sottolineato sull’Economist. Prima vengono tratteggiati quei risultati minimi che riuscimmo ad ottenere alla Convenzione per aderire all’Europa. Non riuscendo ad abolire l’unanimità, si fecero le cosiddette clausole passerella; ovvero, si riconoscono situazioni in cui , all’unanimità ci si può spogliare dell’unanimità. Di fatto però, l’utilizzazione di queste clausole passerella è stata molto ridotta. E’ giunto il momento di fare un passo deciso per superare le regole dell’unanimità. Per la verità, il Parlamento europeo si è pronunciato per una nuova convenzione costituente, ma i governi nazionali sono di un altro parere, almeno in questo momento. Però questa pronuncia c’è stata e dobbiamo sottolinearla e portarla avanti. Non dobbiamo farci mettere nell’angolo come sostenitori dello status quo dell’Europa come sistema istituzionale. Dobbiamo dire con estrema chiarezza che vogliamo anche noi un’Europa diversa, ma non nel senso di tornare indietro, nel senso piuttosto che si vada avanti con forza”.

Evitare dunque la trappola di essere identificati come i sostenitori dell’attuale Europa, contro la presunta innovazione dell’Europa come coacervo di nazioni a ringhiosa guardia delle loro sovranità. Una partita dagli esiti estremi, che si gioca nel campo dell’esistenza stessa dell’Europa come Patria comune, che va ben spiegata e portata avanti non nascondendo i lati “oscuri” della costruzione, le tante cose che non vanno, ma anzi portandole alla luce per modificarle e rendere il suolo europeo sempre più patrimonio comune dei suoi popoli. Insomma, si tratta di dare spazio al futuro.in un “globo terracqueo” in cui ciò che conta sono sempre più le logiche dei Continenti piuttosto che quelle dei Paesi singoli.

“Credo che dovremmo concentrarci su questo, non per tacere i temi della politica economica e sociale italiana, ma per cercare di inquadrarli in questa grande scelta, in questo scenario europeo che ci attende; controbattere questa offensiva, perché ad oggi sembra che non si parli altro che di questo, cacciare i socialisti dalla maggioranza. Occorre rovesciare e reagire a questa narrazioone, spiegando bene cosa significa”.

Se la partita che l’Europa si accinge a giocare sia di ordine mondiale è ormai chiaro; sono gli strumenti con cui farà parte (o non farà parte) del gioco a non essere chiari. Dice Spini: “Gli Stati Uniti hanno investito tantissimo nella modernizzazione, nella transizione della loro economia, alla pari di altri Paesi come la Cina. Noi rischiamo come Europa di rimanere indietro, ed è necessario che l’Europa possa agire in maniera concorrenziale rispetto agli investimenti messi in campo da Usa e Cina. Ma sia Gallo che Draghi, sottolineano che, per potere fare investimenti di quella portata, visto che denaro “facile” non ci sarà più, occorre un fisco europeo. Infatti, se ci si continua a fare concorrenza fra i vari paesi europei per le milgiori condizioni fiscali, non si ha poi la capacità di trovare dei fondi per poter attuare un piano di investimenti europeo che sia alla pari con ciò che si muove fuori dall’Europa . E’ questo il punto necessario per procedere in senso europeo, il vero spartiacque fra una visione e l’altra”.

Infine, entrando nell’ambito dei rapporti di forza interni all’Europa, un dato di fatto è l’indebolimento dell’asse franco-tedesco, che indurrebbe a pensare che ci sia spazio per l’Italia, “non tanto per sostituire un asse italo- polacco, come vorrebbe qualcuno, a quello precedente, ma per creare un gruppo di testa più numeroso, che non sia semplicemente un asse, ma che metta insieme quattro cinque paesi consistenti, importanti, che possano raccogliere un buon numero di parlamentari”, al fine di procedere con una sorta di maggioranza rinforzata per andare avanti sui temi che servono all’Europa, per non perdere le partite internazionali di cui si è parlato.  

In foto al centro Valdo Spini con Simona Bonafé

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