Firenze –. Sousa aveva “provato” questo schema soltanto contro il Napoli in casa lo scorso campionato; lo aveva riproposto nella partita successiva a Roma contro la Roma, quando dopo pochi minuti si infortunò Borja Valero e la squadra tornò al 3-4-2-1 senza più ripensamenti fino a ieri.
Ieri sera, finalmente, si è vista la Fiorentina che, da quel misterioso accordo a Lisbona tra Sousa e Corvino, avrebbe dovuto giocare un 4-3-3 (ineffabilmente abbandonato dopo la prima sgambatura a Moena) e, permettetemi di dire, si è rivista la Fiorentina di Montella, almeno nello schema di gioco. Dovrei essere contento. Ma, a parte la consapevolezza che per questo gioco bisogna cominciare a lavorare sodo da oggi, soprattutto in difesa, mi restano molti dubbi sulle capacità e sull’onestà intellettuale di Sousa, e dunque anche sull’affidabilità dei suoi intenti.
Mi riferisco all’intervista che ha rilasciato prima della partita di ieri, dove ha detto le seguenti cose che commenterò puntualmente: (1) che quando è arrivato alla Fiorentina nell’estate del 2015 “c’erano aspettative basse da parte di tutti, e noi abbiamo sorpreso tutti”; (2) che “in ogni partita abbiamo creato occasioni da rete importanti…e nell’arco della stessa gara, alterniamo fasi di gran calcio e passaggi a vuoto”; (3) “abbiamo bisogno che i nostri giocatori più importanti tornino ai livelli ottimali”.
(1) Non è affatto vero che le aspettative per la Fiorentina all’inizio dello scorso campionato fossero basse. Perché lo dovevano essere? La Fiorentina veniva da un quarto posto che, senza infortuni e senza sette rigori sbagliati, poteva essere un secondo o almeno un terzo posto; veniva da successi in serie in Europa e da due semifinali, in League e in Coppa Italia. La Fiorentina aveva rinunciato ad alcuni “grandi vecchi”, come Joaquin, Pizarro, Aquilani e (misteriosamente) Basanta, ma aveva Vecino al posto di Kurtic, Kalinic al posto di Gila (o, se volete, al posto di Gomez) e Astori al posto di Savic. Aveva anche Suarez e Kuba Blaszczykowsky , due giocatori di livello internazionale che nessuno sa perché Sousa abbia liquidato in tutta fretta (esattamente come Basanta, mai provato neppure in allenamento) e che oggi dimostrano, purtroppo in altre squadre, quanto valgono.
Aveva anche Bernardeschi più maturo e sano (l’anno prima restò fermo per cinque mesi) e aveva in più Pepito Rossi. Perché ci si doveva aspettare un campionato durato solo dieci partite, un’eliminazione dal Carpi alla prima di Coppa Italia e una resa incondizionata contro il Tottenham alla prima difficoltà in Europa League (Tottenham bellamente battuto da Montella appena un anno prima)? Forse la risposta è una sola: perché c’era Sousa al posto di Montella!
(2) Che in ogni partita la Fiorentina abbia fasi di “gran calcio” e crei “occasioni importanti” lo vede solo Sousa. I dati sono che la “sua” Fiorentina tira in porta quattro volte meno di quella di Montella, e in quanto a occasioni importanti, bisognerebbe contare anche quelle che lascia agli altri, e che, fino ad oggi in campionato (ma anche ieri contro il Liberec), sono assai di più.
(3) Sembrerebbe dunque che la “colpa” per i risultati e per il gioco sia dei giocatori che non sono in forma ottimale. Ma come mai i Badelj, gli Ilicic, lo stesso Berna, quando giocano in Nazionale giocano meglio e mostrano eccome di essere in forma (Ventura, per esempio, i giocatori che non sono in forma non li convoca neppure)? Non sarà che i giocatori rendano anche per come si impiegano? Ma un’autodafè di Sousa, l’avremo mai? Eppure ieri sera si è visto che con un gioco diverso, con la squadra più alta, con i giocatori più vicini, con una maggiore densità a centrocampo, con un uomo in più nella costruzione (ma anche a interferire nelle linee dei passaggi) e un uomo in meno in difesa, con maggior palleggio, senza ali di ruolo, e senza quell’ampiezza e quella velocità frenetica che Sousa ha sempre dato al suo gioco, la squadra è sembrata miracolosamente più equilibrata, più sicura nei movimenti, più precisa nei passaggi e alla fine più concreta.
“Questa è la strada da percorrere; in questo gioco si deve “credere (per usare il lessico mistico di Sousa), magari reinserendo Ilicic o Berna dietro le punte e curando i movimenti, ieri spesso sbagliati, dei difensori e perfezionando le avanzate dei terzini (già Tomovic è sembrato un altro giocatore da terzino destro “di spinta”, mentre Olivera mi è piaciuto in difesa, per le diagonali puntuali e per l’attenzione nei recuperi). Su questo gioco poi Sousa si può sbizzarrire a piacere in varianti strategiche per l’attacco, magari proponendo in qualche caso anche il 4-3-3 con le ali larghe (come nel secondo tempo di ieri). Ma è da tre (a centrocampo) che si deve ricominciare…e magari da qualche ammissione di colpa da parte del tecnico!