La pianificata propaganda pre-referendum greco è alle spalle, tant’è che sarebbe ora che gli euro-fanatici la smettessero di mentire ai cittadini dell’Unione. Devono smetterla con la menzogna che la vita al di fuori dell’euro sia peggio della morte. Almeno in questa Unione europea a metà, che riunisce 28 Paesi, e in cui a una moneta unica si contrappongono 19 economie differenti, in cui non esistono né un bilancio comune né una politica economico-finanziaria comune.
Uno status quo in cui i singoli Paesi non fanno rete, anzi, se possono, speculano l’uno sull’altro (si ricordi l’attacco all’Italia del 2011 da parte di Germania e Francia). Ed il risultato è che, per quanto il deficit dei Paesi dell’area euro sia di 4 punti percentuali inferiore rispetto a quello degli Usa, oggi l’Europa e i suoi mercati sono nel mirino degli speculatori internazionali.
E questo per colpa della Grecia, appena 11 milioni di abitanti e un bilancio simile a quello della California? Difficile crederlo, se non addirittura impossibile. Dunque, è ora di smetterla di affermare che se i greci tornassero alla dracma, sarebbero condannati a un’esistenza miserabile senza alcuna speranza. La riprova arriva dai dati elaborati dal Fondo monetario internazionale, che ha messo a confronto le performance economiche della Grecia con quelle degli altri paesi europei, ma che non utilizzano l’euro.
Si tratta di Paesi molto diversi tra loro: dalla ricca e stabile Danimarca ai Paesi dell’ex Unione Sovietica, sino alla Turchia, vicina di casa della Grecia e che non è nemmeno all’interno dell’Ue. Paesi diversi fra loro, dicevamo, ma tutti con una cosa in comune: nel corso degli ultimi 15 anni, mentre la Grecia “godeva” dei “benefici” di avere Bruxelles a gestire le politiche monetarie, i Paesi senza euro (grazie alla leva della gestione interna delle proprie valute), hanno tutti mostrato tassi di crescita del prodotto interno lordo pro capite sensibili.
Se la Grecia, dopo 14 anni nella “squadra” euro ha registrato una crescita pari a zero, la Romania, con il Leu, ha “solamente” raddoppiato il proprio Pil. Certo, si dirà, la Romania era bella arretrata e sarebbe cresciuta in ogni situazione. E allora che dire dell’Islanda, che nel 2008 ha sofferto la peggiore catastrofe finanziaria del pianeta, eppure è riuscita a crescere? Il quadro generale, almeno quello fotografato dal Fmi, è abbastanza chiaro: se non è vero che è stato l’euro a causare la disastrosa performance economica della Grecia, è pur vero che non è riuscito a impedirla. E, comunque sia: anche dopo l’euro c’è vita.