Firenze – Gli sviluppi delle tecnoscienze di questi ultimi decenni, le politiche economiche mondiali e la globalizzazione hanno reso sempre più contigue e reciprocamente interferenti le diverse culture e umanità che abitano la terra. In diversi ambiti culturali e istituzionali di ricerca e riflessione, nella stessa opinione pubblica, è sempre più diffusa l’impressione che stiamo vivendo una fase storica epocale, non solo per la novità, l’interesse e l’estrema complessità dei problemi e interrogativi sollevati, con comprensibili ansie e timori, ma anche nel senso etimologico di “sospensione di giudizio” (epochè), di incertezza e prudenza valutativa.
La gestione sociale e politica della crescente multiculturalità, multietnicità e multiconfessionalità che caratterizza la civiltà contemporanea rappresenta, infatti, una delle più impegnative sfide e responsabilità che coinvolgerà soprattutto le nuove e future generazioni e, in particolare, i diversi operatori culturali, sociali, economici, politici e sanitari; ma anche tutti coloro che, a vario titolo, sia professionale che culturale, sono o potrebbero essere coinvolti e interessati: personale sanitario, personale impegnato nella ricerca scientifica di base, membri dei comitati etici, insegnanti, filosofi, giuristi, sociologi, teologi, assistenti sociali, giornalisti, amministratori pubblici, ecc.
Come è possibile affrontare questa sfida e offrire ai cittadini, in relazione ai loro diversi ruoli e responsabilità sociale e civile, dei criteri o strumenti metodologici utili per una prima qualificazione, interpretazione e comprensione delle nuove e complesse problematiche etiche, giuridiche e politiche emergenti nel contesto di una società sempre più “plurale”, – caratterizzata e composta, cioè, da una molteplicità di tradizioni e di sensibilità culturali, morali e confessionali non convergenti – e consentire in tal modo il delicato passaggio da una mera coesistenza sociale (multiculturalità) a una solidale e responsabile convivenza civile (interculturalità), nel rispetto della dignità culturale di tutti?
E’ per dare un contributo per affrontare questa sfida che la Fondazione Stensen ha organizzato un corso formativo sulle più importanti e complesse tematiche della Bioetica, con le relative implicazioni giuridiche (Biodiritto) e responsabilità politiche (Biopolitica), che informi e educhi i diversi operatori sociali (culturali, economici, sanitari e politici, ecc.), ma anche il semplice cittadino, all’assunzione e gestione politica della multiculturalità, multietnicità e multiconfessionalità che sempre più caratterizzeranno le nostre società nei prossimi decenni.
La singolarità e novità del progetto non risiede tanto nei contenuti – nella proposta, cioè, di un percorso che includa gli ambiti, i temi e i problemi più attuali e discussi (che non lo differenzierebbero da molte altre pregevoli iniziative) – quanto semmai nel metodo da adottare per una prima analisi, interpretazione e valutazione generale delle complesse problematiche sollevate dai rapidi sviluppi e applicazioni delle tecno-scienze di questi ultimi decenni – in particolare nel campo della biologia, della medicina, dell’informatica, dell’ecologia, ecc., in ragione del loro impatto sulla società, la cultura e la qualità della vita, con interrogativi spesso gravi e suscettibili di risposte diverse, a seconda dei valori di riferimento. Un metodo, in altri termini, adeguato alla complessità e novità delle problematiche etiche e delle loro implicazioni giuridiche e politiche in una società plurale.
Come ben sanno gli studiosi che da anni si dedicano alla riflessione bioetica, la complessità delle problematiche in questione non è banale complicazione o sommatoria di meccanismi causali o aleatori noti e conseguenti, ma l’esito di molteplici e intricate interrelazioni e dinamiche sociali, culturali, economiche, storiche e non solo.
Nel tentativo di ricercare e elaborare questo metodo è allora importante determinare le circostanze e le diverse condizioni o fattori che caratterizzano la dinamica propria e l’emergenza di possibili situazioni conflittuali e/o dilemmatiche. E questo, prima ancora di ricorrere all’immediata applicazione di principi generali a situazioni puntuali o individuali, o di far riferimento a sistemi valoriali propri, per risolvere direttamente i problemi etici, in base cioè ai tradizionali criteri o metodi dell’etica applicata (come abitualmente e spesso avviene nei vari comitati etici).
Piuttosto che adottare delle soluzioni immediate ai problemi etici, ricorrendo, a seconda delle circostanze, alla specificità dei sistemi valoriali della comunità civile o confessionale di appartenenza, conviene ricercare e proporre un nuovo modo e metodo di formulare i conflitti e di interpretare i problemi emergenti. Dall’insieme delle contraddizioni rilevate, associate e integrate nel loro proprio contesto, possono infatti nascere dei meta-punti di vista utili a reperire, in termini anche molto generali, dei possibili criteri unificanti e apportare delle nuove soluzioni alla gestione politica delle problematiche.
In questo modo si propongono ai diversi operatori, che seguono il percorso formativo, dei criteri o strumenti metodologici utili per una prima qualificazione, interpretazione e comprensione della situazione problematica e conflittuale in atto, previamente ad ogni successiva valutazione in conformità al sistema valoriale della cultura, etnia o confessione di appartenenza, che ne rappresenta, in ogni caso e nel rispetto della dignità culturale di tutti, un ulteriore e apprezzabile “valore aggiunto”.
Il percorso, curato dal dottor Alfredo Zuppiroli e organizzato col patrocinio e il supporto della Regione Toscana, della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e dei Gesuiti della Provincia Euro Mediterranea, partirà il 14 ottobre e si concluderà il 17 febbraio e vedrà la presenza di psicologi, medici, scienziati, filosofi, antropologi, teologi