Bisognava attendere l’esito del processo di Torino, dove i due magnati dell’ex multinazionale a capo dei quattro stabilimenti Eternit italiani, tra cui Rubiera, sono stati condannati per disastro doloso e omissione di misure antinfortunistiche. Un secondo filone d’inchiesta è già pronto e la procura ci sta lavorando da tempo: è quello che richiamerà alla sbarra gli stessi condannati questa volta con l’accusa di omicidio volontario. Si passerà dunque dai reati cosiddetti collettivi all’individuazione dei casi solidi; l’Eternit-bis andrà dunque a valutare morte per morte ora attribuite all’esposizione da amianto. Un pool di medici ed epidemiologi dovrà chiarire quali siano i decessi addebitabili alla condotta degli indagati tra i circa 2200 fascicoli legati agli stabilimenti di Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli. Il numero delle vittime oggetto delle nuove indagini è destinato a calare drasticamente: alla fine, secondo i magistrati, non resteranno che circa la metà dei casi e la prescrizione sfoltirà ulteriormente la rosa nera dei deceduti le cui famiglie potrebbero essere da risarcire limitandosi forse ai decessi degli ultimissimi anni. Un nuovo filone di speranza anche a Rubiera dove l’amarezza per la sentenza dell’altro giorno è palpabile. I reati di molti anni di attività della ex-Icar sono stati prescritti e si cerca ora di capire su quali anni rivalersi in sede civile per ottenere giustizia anche economica
15 Febbraio 2012
Eternit bisNuovo filone d’inchiesta. Per omicidio volontario
Dopo la sentenza Eternit di Torino, pronto un filone d’inchiesta-bis. Questa volta per omicidio volontario
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