Tempo d’estate, tempo di parole crociate e giochi da spiaggia. Tra questi passatempo, capita sovente che testate giornalistiche di ogni livello, promuovano quelli che loro erroneamente chiamano “sondaggi” per la votazione di questo o quell’argomento.
Ora, sarebbe necessario fare un minimo di chiarezza. Queste votazioni, condotte in questo modo, sono simpatiche e anche io spesso partecipo ma NON sono sondaggi; cioè non si potrebbero proprio chiamare con questo nome (ma nessuno controlla, vabbè). Se la votazione riguarda “la pizza preferita dagli italiani nel 2023” poco male ma se si vanno a testare argomenti ad impatto sociale o politico elettorale, andrebbero forse evidenziati i limiti di questo strumento usato in quel modo.
Non si possono chiamare sondaggi e non hanno accuratezza statistica significativa a causa fondamentalmente di questi fattori, che non sono gli unici ma sono i più evidenti:
1) c’è una decisiva autoselezione del campione perché:
1.a) chi risponde è un lettore della rivista mentre vengono esclusi tutti gli altri (che pure, in caso di vere elezioni fortunatamente contano). E tra i lettori della rivista tendono a rispondere solo quelli più attivi o arrabbiati o interessati all’argomento. Questo, tecnicamente, si chiama “autoselezione del campione”;
1.b) se la rilevazione viene promossa online, vengono tagliati fuori tutti i soggetti che non sono particolarmente affini all’uso di strumenti digital (e come sappiamo la componente anziana di elettorato, che plausibilmente è poco digital, alle elezioni “vere” conta moltissimo);
1.c) il modo in cui viene presentata la rilevazione, la scelta degli item da votare e il modo con cui viene promossa quella votazione, possono incidere sul giudizio che viene rilasciato.
2) Ci sono poi distorsioni dovute al mezzo tecnico di raccolta perché:
2.a) in caso di votazioni online è spesso possibile ripetere il voto in sequenza o, in caso sia bloccato su un determinato device dopo la prima votazione, è comunque possibile ripeterlo con semplici accorgimenti che molti conoscono, oppure semplicemente cambiando device;
2.b) mancano un corretto campionamento e, volendo prendere la cosa eccessivamente sul serio, i necessari controlli (ricordate la polemica sulla piattaforma Rousseau?).
3) Tra le tante altre possibili distorsioni ci sono anche quelle dei partecipanti che esprimono un voto per “dispetto” e questo avviene quando viene votato un item (una delle possibili risposte) non per convinzione ma per “giocare” con quella elezione e con i risultati che usciranno.
Il Direttore di questa testata mi chiede quali potrebbero essere le metodologie corrette per effettuare rilevazioni del genere senza distorsioni e la risposta non può che essere che per farlo è necessario rivolgersi a professionisti che abbiano le necessarie conoscenze e i necessari strumenti (ce ne sono diversi).
Lorenzo Notari
Direttore di www.notari-ricerche.it