Calenzano – Mattinata gelida, nonostante il sole. Il gelo è non solo nell’aria, ma nel cuore della cinquantina di persone, fra operai, autisti, colleghi, rappresentanti delle istituzioni che si sono riuniti sul luogo dell’esplosione che ha rapito alla vita 5 operai e ne ha feriti 20, tre dei quali gravissimi. Nell’aria e nella mente risuonano i nomi dei cinque morti sul posto di lavoro, ennesime vittime di stragi consumate sempre e per le quali ben poco è stato fatto: i due tecnici della Sergen, la ditta incaricata della manutenzione del sito Eni, Gerardo Pepe, 45 anni, e Franco Cirelli, 50, i tre autisti Vincenzo Martinelli, 51, Carmelo Corso, 57, e Davide Baronti, 49.
Ancora viva la ferita, a Firenze, dei 5 operai morti nel cantiere di viale Mariti, schiacciati da una trave di cemento, senza scampo, ora si aggiunge questa nuova mattanza, che solo per l’abnegazione il coraggio e la professionalità dei Vigili del Fuoco e degli altri operatori non ha assunto dimensioni più ampie. Oggi, mercoledì 11 dicembre, è il giorno del funerale regionale indetto dalla giunta e dal presidente Eugenio Giani, ma anche della rabbia operaia, nel pomeriggio ci sarà lo sciopero generale di 4 ore della Cgil, Cisl e Ul, mentre l’Usb ricorderà il dramma dei lavoratori, il 13 dicembre, giorno dello sciopero generale contro le condizioni del mondo lavorativo e la manovra del governo.
Intanto, la Procura di Prato procede per la sua via. Il procuratore Luca Tescaroli, a capo dell’indagine su quanto avvenuto, avanza le contestazioni di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, reati entrambi aggravati dalla violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro; rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro; disastro colposo, come previsto dagli articoli 449 e 434 del codice penale relativo a chi “commette un fatto diretto a cagionare il crollo di una costruzione o di una parte di essa ovvero un altro disastro”.
Mentre in Procura si parla di “condotte scellerate” dietro l’esplosione di Calenzano, una prima ricostruzione sulle cause avrebbe individuato una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico, perdita ad addebitarsi, “in qualche modo”, all’inosservanza “delle rigide procedure previste”. L’ipotesi della Procura sarebbe corroborata dalla “circostanza che fosse in atto una attività di manutenzione di una linea di benzina”. Ieri 10 dicembre, il giorno dopo la tragedia, avvenuti due sopralluoghi del procuratore Tescaroli sul luogo dell’esplosione, nominati i consulenti tecnici, sono state effettuate due perquisizioni a carico di Eni e di Sergen srl, la ditta incaricata delle manutenzioni, con sede a Grumento Nova, Potenza.
Intanto, a Calenzano piazza Vittorio Veneto si è riempita alla chiamata di Cgil, Cisl e Uil per lo sciopero generale di 4 ore. La manifestazione si è aorta nel nome dei 5 lavoratori che hanno perso la vita.