Esclusivo Prosit, un cin cin andato di traverso

L’ex assessore del Pd e l’imprenditore che ha finanziato la Lega Nord insieme in affari, il naufragio della società, la multa della Consob. Storia di un’operazione finita male

Simone Russo

Che ci fanno faccia a faccia, seduti allo stesso tavolo, l’amministratore pubblico di marca Pd e l’imprenditore due volte colpito da interdittiva antimafia e per di più finanziatore della Lega Nord? L’incontro, almeno l’ultimo documentato, è datato 15 luglio 2011, ore 9 del mattino, in piazza Vallisneri al civico 4. In quella sede si svolse un incontro di routine: l’assemblea ordinaria dei soci della Prosit srl, società di partecipazioni in liquidazione con capitale sociale 10mila euro. Alcuni dei convenuti in quella circostanza sono piuttosto noti a livello locale, ma sono soprattutto due di loro a destare curiosità.

Da una parte c’è Claudio Bacchi della Bacchi spa, storica azienda di Boretto, nella Bassa reggiana, con circa 200 dipendenti, che recentemente è stata colpita da due interdittive antimafia della Prefettura (la prima annullata dal Tribunale, la seconda oggetto di ricorso). Bacchi è stato indagato e multato nel 2009 al termine delle indagini del pm Luciano Padula sulle escavazioni illegali nel greto del Po: indagini durate sette anni e sfociate in un decreto dello stesso Pm ai danni di alcune ditte tra cui quella borettese.

Il secondo personaggio interessante della tavolata è il Pd Giovanni Andrea Ferrari, reggiano, ex assessore provinciale alla valorizzazione del territorio in quota Margherita, designato recentemente nel consiglio di amministrazione della società di trasporti regionale Seta. Un uomo di fiducia del Partito Democratico, tanto da essere scelto dagli assessori alla mobilità comunale e provinciale (Gandolfi e  Gennari) per far parte dei vertici della società regionale di trasporti pubblici; e tanto da ricoprire pure un incarico nel partito del capoluogo: responsabile economia. Negli ultimi anni Ferrari ha ricoperto la carica di presidente di Til, ruolo in cui è stato nominato nel 2005 dopo la vittoria alle elezioni comunali dell’ex margheritino Delrio. Til è l’azienda che nella galassia della azienda trasporti locale Act ha sviluppato i settori più innovativi, tra cui quello del noleggio dei veicoli “elettrici” (e non vanno dimenticati gli scuolabus e il trasporto disabili).

Torniamo alla domanda iniziale: che ci fanno il manager Pd in ascesa e il chiacchierato imprenditore seduti allo stesso tavolo? Che ci fanno, considerato che Bacchi spa nel 2006 ha finanziato con 5mila euro la Lega Nord, partito notoriamente in antitesi alle posizioni del Pd, in cui milita Ferrari? Fanno affari nel settore della finanza, almeno stando a quanto si legge nelle visure camerali di cui siamo in possesso.

A partire da quella della Prosit srl, società di partecipazioni attiva dal 18 maggio 2006 che presenta alcuni profili molto interessanti. Cosa unisce i 14 soci? Perché è nata Prosit srl? Visto il nome scelto si potrebbe chiedere: a cosa brindano? La risposta che viene dalle note integrative dei bilanci è piuttosto articolata, ma si potrebbe sintetizzare in un paradosso: a un affare naufragato.

Per capire qualcosa in questa storia bisogna risalire al bilancio 2006 di Prosit e in particolare a quelle note cui si accennava in precedenza. E’ qui che il quadro della situazione diventa più chiaro. A pagina 5 del bilancio si legge: “Prosit srl è una società di partecipazione (…) che non svolge alcuna attività produttiva. L’unica partecipazione detenuta da Prosit srl è quella nella società Profit Holding spa”. Società il cui liquidatore, ed ex membro del consiglio di amministrazione, risulta essere proprio il reggiano Giovanni Andrea Ferrari.  A quanto si evince dai numeri, gli affari dell’azienda non sono proprio andati bene. La società Prosit a fine 2006 registra qualcosa come 291mila euro di svalutazioni della partecipazione in Profit Holding. Una bella “botta” per i soci, che viene spiegata così nelle note del bilancio: “Il risultato economico di Prosit S.r.l. è funzione del risultato economico di Profit Holding S.p.A. ora in liquidazione. La forte perdita della Vostra Società risiede infatti quasi esclusivamente nella totale svalutazione del valore delle 550.000 azioni in portafoglio della Profit Holding S.p.A. in liquidazione”. Profit holding infatti è in liquidazione a causa delle perdite registrate da due partecipate, Profit Investment sim e Profit sim. Le due società sono state messe in liquidazione coatta amministrativa e questo ha creato uno tsunami che ha investito i conti di Prosit.

A questo punto occorre chiarire il quadro dell’operazione: perché un’avventura che doveva portare risultati positivi e redditività agli investitori, ovvero l’aumento di capitale di Profit attraverso Prosit, è finita in questa maniera? Ancora una volte le note del bilancio chiariscono il quadro: “L’operazione che ha dato vita a Prosit S.r.l. riguardava la possibilità di acquistare titoli di una Holding di partecipazione (Profit Holding) proprietaria al 100% di due Sim, una di gestione per conto terzi (Profit Investment) e una di collocamento di prodotti finanziari tramite una rete di promotori (Profit Sim). L’interesse ad acquistare questi titoli risiedeva nel fatto che il piano industriale della Capogruppo prevedeva una forte crescita della rete dei promotori finanziari con una conseguente forte crescita delle masse in gestione di proprietà del Gruppo”.

In pratica, Profit Holding, nel cui cda siede Giovanni Andrea Ferrari, nel 2005 progetta in grande stile: attraverso le partecipate e con l’acquisizione di un folto gruppo di promotori Fineco, si punta a gestire masse di risparmio per mille milioni di euro. La prima fase di attuazione del piano è positiva ma subito sorgono i problemi. Il 31 gennaio 2006 Prosit acquisisce 550mila azioni di Profit per 291mila euro, nell’ambito dell’aumento di capitale di Profit. I piccoli azionisti, compresa Prosit, versano un milione di euro, ma i due azionisti di riferimento, che dovevano mettere sul tavolo altri cinque milioni di euro, non danno seguito alle loro promesse. La situazione precipita. “In data 6 aprile 2006  – si legge nel documento – è arrivata una comunicazione della Consob che sanzionava la Società e i suoi esponenti aziendali dall’anno 2000 in poi per non aver redatto il prospetto informativo per gli aumenti di capitale degli anni 2000, 2002 e 2004; tale sanzione ammontante ad Euro 4.200.000 circa ha messo in seria difficoltà la Società”.

Un bel guaio per Profit Holding, anche se in seguito l’importo complessivo della multa verrà ridimensionato a una cifra poco superiore ai due milioni di euro. Tra i multati anche il reggiano Giovanni Andrea Ferrari: la vicenda giudiziaria è ancora in atto, siamo alla Cassazione, quindi la sanzione comminata a Ferrari può essere cancellata. A inizio aprile 2006 la Banca d’Italia blocca la ricapitalizzazione con un provvedimento contro l’azionista Stefano Ossi, proprio alla vigilia del versamento dei 5 milioni. Per Profit Holding è un colpo mortale. Nel breve volgere di pochi mesi falliscono tutte le trattative per l’ingresso di nuovi soci “pesanti”. A inizio 2007 Profit Holding è messa in liquidazione, e tra i liquidatori sarà scelto proprio il reggiano Ferrari; due società controllate sono già in liquidazione coatta e la rete dei promotori finanziaria viene smantellata (molti confluiranno in Barclays) mentre i volumi gestiti da Profit Investment vengono ceduti ad Alpi Sim di Bolzano. Insomma l’operazione  – Prosit si rivela un boomerang per gli investitori, che a fine anno per far quadrare il bilancio rinunciano a 295mila euro di crediti verso la società.

Leggendo i verbali dell’assemblea ordinaria degli azionisti della Profit Holding, tenuta il 17 luglio 2007, si scoprono nuovi interessanti dettagli su come l’azienda è stata gestita. Un imbarazzato Ferrari si trova costretto a rispondere alle domande di un socio su una maxi-svalutazione del titolo obbligazionario E3 Sa ex Dresdner, società di diritto lussemburghese, che pesa sul bilancio per un milione e 230mila euro. A un certo punto della discussione, il socio Trapani chiede a Ferrari se in qualità di liquidatore abbia informazioni su chi ci sia dietro a questa fantomatica società del Lussemburgo. La risposta è un colpo di scena: “Abbiamo sempre detto che l’amministratore unico della società E3 risulta essere il signor Enrico Fiore, già consigliere d’amministrazione della Profit Omnia”. Ma Profit Omnia non è proprio un soggetto sconosciuto: si tratta di una delle aziende partecipate proprio da Profit Holding. Uno strano investimento, quello di Profit, che si conclude con la sostanziale rinuncia ad esigere il credito: la “svalutazione prudenziale è giustificata dal fatto che tali titoli, ancorchè scadenti nel mese di ottobre 2008, sono di difficile liquidità anticipata o a scadenza in quanto non quotati e la solvibilità dell’emittente è tuttora da accertare”.

Come abbiamo visto, il mezzo crack della Profit Holding non ha inficiato la carriera di Ferrari, che è finito ai vertici della nuova agenzia regionale di trasporti Seta; e non ha posto fine nemmeno all’esistenza della Prosit, che con Ferrari e Bacchi ha continuato a riunirsi fino a luglio 2011.

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