Quasi un mese e mezzo su e giù per la Spagna centro-settentrionale; rigorosamente a piedi. Bisaccia in mano e la classica conchiglia. Quella del pellegrino di Santiago.
Ha voluto espiare l’ex scrittore “maledetto”, il reggiano Pier Francesco Grasselli che con la sua trilogia del fancazzismo erotico (L’ultimo Cuba Libre, All’inferno ci vado in Porche e Vivere da morire) aveva toccato i limiti della depravazione letteraria. Ora questo marchese de Sade in salsa padana, fulminato in piazza Trastevere (dove abitualmente dimora facendo ormai vita semi-eremitica, tutto studio e meditazione) ha cambiato vita. E genere scrittorio.
Dopo i fedeli reportage della dabbenaggine lungo la via Emilia e del tiratardismo nei locali di moda, si è gettato, anima e penna, su un romanzone spirituale che lo tiene impegnato da anni. E per coronare l’ imminente uscita editoriale ha deciso di vivere quello di cui legge e scrive da molto tempo. Facendo sei settimane di esperienza peregrina, questa volta intesa nel senso più alto: 800 kilometri da Saint Jean a San Giacomo di Compostela dritti dritti, non fosse stato per una pausa di una settimana a Ponferrada causa un’ infiammazione tendinea poi (quasi miracolosamente) guarita.
Vi presentiamo in esclusiva alcune sue foto: tra cui quella che lo immortala sul cammino, peregrino tra i pellegrini. Vincastro in mano con drappeggio, cappello coloniale e zaino in spalla. Ai piedi gli scarponi del patimento, senza suole carrarmate sotto per rendere l’incedere vera e propria Via Crucis. Il viso segnato (e baciato) dal sole incalzante e lo sguardo interrogativo. Grasselli infatti si è appena chinato, per una prece, sulla lapide di un viandante che non ce l’ha fatta a raggiungere la meta e che, prima si spirare, ha voluto fossero impresse queste scarne e lapidarie parole sul suo loculo: viator, quod es, ego fui sed quod sum et tu eris. Che suonano e ammoniscono più o meno così: tu che passi ricorda: ciò che sei, anch’io son stato ma ciò che sono, sarai anche tu. Forse per questo Grasselli, novello S.Agostino, dopo i 30 anni ha cominciato a guardare anche dentro l’animo umano oltre che tutt’attorno il suo involucro? Per ora il titolo del saggio-viaggio tra le pieghe dell’anima, excursus fantastico modello Paracelso, è top-secret: lui vorebbe che si chiamasse (per chiosare definitivamente e sarcasticamente il passato) “In Paradiso ci vado a piedi”