Erp, Grandi (Sunia): “Depotenziare i conflitti con l’osservanza delle regole”

Firenze – Case popolari, si riparte. Un panorama complesso e variegato, quello dell’edilizia pubblica residenziale, che da un lato vede la necessità di un finanziamento continuativo e dall’altro l’altrettanto urgente necessità di mettere in atto tutti gli strumenti possibili per depotenziare e rendere gestibili i conflitti che stanno emergendo fra assegnatari. “Tanto per intenderci, è necessario mettere un punto forte al rischio banlieue – dice Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – oltre a dar seguito al piano cgil-sunia, sottoscritto dal nuovo presidente della Regione Eugenio Giani, per quanto riguarda il finanziamento costante per l’Erp. Perché è bene ricordare che in ogni modo l’Erp è la risposta migliore contro il disgregarsi sociale e l’avanzamento della povertà cui stiamo assistendo”.

La fotografia su cui Cgil-Sunia hanno approntato il loro Piano sottoscritto dall’allora candidato del centrosinistra ora governatore Giani, vede ad ora circa 3mila alloggi popolari vuoti e dunque inutilizzati in tutta la Toscana. Di questi effettivamente vuoti (nel senso che pressapoco per un migliaio sono già partiti i lavori di ristrutturazione) sono circa 2mila. A Firenze, oltre 700. Il piano Cgil-Sunia prevede un finanziamento costante per le ristrutturazioni degli alloggi di risulta, le manutenzioni straordinarie, e anche la riqualificazione di immobili dismessi . Il piano prevede un flusso di oltre 20milioni euro annui. Da parte del presidente neo eletto, ricorda Grandi, “oltre ad accettare il piano predisposto, c’era stato un rilancio, aveva infatti detto che “metteva subito 30 milioni di euro per la ristrutturazione degli alloggi vuoti”.

“Appena la giunta sarà formata e il nuovo assessore alla casa nominato – continua la segretaria del Sunia toscano – andremo subito a chiedere come intendono procedere in questa direzione. Una volta risolta la questione alloggi di risulta, nel Lode fiorentino i problemi di manutenzione non rappresentano uno scoglio isormontabile, in quanto c’è una buona gestione e manutenzione. E’ chiaro che si tratta comunque di un patrimonio immobiliare vecchio, che si degrada velocemente, per cui il denaro sarà provvidenziale”.

Di pari passo tuttavia emerge anche un altro tema, che Grandi definisce “il problema dei problemi”. Si tratta della questione ormai annosa ma sempre più calda del rispetto delle regole di convivenza. Un problema che funziona come una sorta di miccia accesa che rischia di far esplodere la convivenza civile all’interno delle case popolari. Per affrontarlo, 3 punti: il primo, in arrivo, riguarda il nuovo regolamento d’utenza, che è stato conglobato nella nuova legge regionale sulla casa con l’obbligo per i Comuni a rispettarlo. “Un regolamento che contiene una norma molto importante – dice Grandi – ovvero la decadenza dall’assegnazione per il mancato rispetto del regolamento d’utenza e autogestione”.

Il profilo più significativo di questa norma sta nell’importanza che assume l’autogestione, un modello gestionale assembleare, che ha sempre funzionato nel Lode fiorentino, che permette la partecipazione degli assegnatari ai percorsi decisionali. La nuova legge sottolinea l’importanza di questo strumento dal momento che dispone che il rispetto delle deliberazioni assunte in assemblea dall’autogestione assumano per gli assegnatari obbligatorietà contrattuale. Non solo: la legge specifica che per i regolamenti di utenza del regolamento di autogestione debbano essere sentiti anche i sindacati.

“I problemi di convivenza possono essere risolti con un regolamento non discrezionale ma chiaro, con un percorso preciso che riguarda la decadenza: diffida, sanzione e solo alla fine la decadenza. Sono convinta che sia questo il più grande deterrente per il rispetto di quelle regole che devono “funzionare” anche nell’Erp. Non si può accettare la logica dell’impunità: il “faccio quel che mi pare, tanto da qui non mi manda via nessuno” crea solo danni e mette a rischio un modello sociale pensato e volto al riscatto e alla possibilità di ripartire a costruire la propria vita e quella dei propri cari con un tetto sulla testa”. Spazziamo via ogni sensazione o tentazione di impunità”.

Insomma, regole precise per depotenziare la tensione sociale, ma anche assegnazioni “razionali” per evitare il rischio banlieue. Un altro campo, ma assolutamente impportante, previsto dalla nuova legge è infatti quello di mettere in atto una politica delle assegnazioni che consenta un adeguato ed equilibrato mix sociale. Una richiesta che ormai data qualche anno, e che consente di evitare la ghettizzazione delle case popolari con i grandi blocchi suddivisi per etnie che caratterizzano molta parte dell’Europa occidentale, con le ben note ricadute sociali. E infine, un ingrediente che sottintende tutto e che è la base imprescindibile per ogni futuro: una politica abitativa che preveda nuove case. La fame di alloggi, in previsione dello sblocco dei licenziamenti e degli sfratti, salirà alle stelle.

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