Il caos nel mondo della cultura e del teatro italiani si estende e rischia di esplodere. Le certezze scricchiolano. Non basta il pasticciaccio della presidenza della Fondazione Teatro di Roma, poi sdoppiata, nel tentativo di mettere una toppa alla contestata scelta di governance con la divisione della medesima in due: presidenza a Luca De Fusco e direzione generale all’attuale commissario straordinario del Maggio,musicale fiorentino, Ninni Cutaia. Non solo la prosa ma anche la lirica.
Ora torna prepotentemente in piazza anche la questione del nuovo sovrintendente al Maggio musicale fiorentino, carica per cui negli ultimi tempi era stato dato per sicuro il ben noto manager e economista della cultura Carlo Fuortes ex sovrintendente dell’Opera di Roma e ex ad della Rai cacciato dal governo di centro destra. E tale resta la preferenza, ma pur timidamente si riaffaccia anche l’ipotesi che possa diventarlo invece Cutaia che gran parte del teatro appoggia per essersi sentito da lui unificato, rimotivato e rispettato dopo il deserto fatto dall’ultimo sovrintendente Alexander Pereira.
Il commissario d’altra parte, ha terminato con successo la sua missione di salvataggio del Maggio devastato dalla mala amministrazione di Pereira che lo aveva mandato sull’orlo del fallimento e ha spedito la relazione sul suo operato al ministro Gennaro Sangiuliano che giovedì 1 febbraio ha ufficialmente comunicato a Palazzo Vecchio di averla pienamente approvata. Aggiungendo, il ministro, che la fase di commissariamento del Maggio è terminata e che il commissario straordinario resterà in carica solo fino all’insediamento del nuovo consiglio di indirizzo (cdi) della Fondazione il quale dovrà nominare i rappresentanti dei tre soci pubblici: Comune, Regione e ministero che ne può presentare due. Mentre i due soci privati (Fondazione CR Firenze e Banca Intesa), che non devono ma hanno facoltà di avere un rappresentante ognuno in consiglio, pare che non li nomineranno prima che si sia risolta l’inchiesta automaticamente aperta dalla Corte dei Conti dopo che Pereira aveva usato in modo improprio i soldi del fondo di ricapitalizzazione del governo. Presidente del Cdi si pensa che resterà il sindaco Nardella anche se terminerà il mandato a giugno e comunque potrebbe delegare per statuto qualcun altro: che però sarà difficile a trovarsi fin tanto che non si definirà la questione del sovrintendente. Saranno i membri del cdi a designare il nome di un sovrintendente scelto dentro la terna precedentemente pensata e a mandarlo al ministro perché lo designi.
La suspence si intreccia, le vicende romane e quelle del teatro fiorentino sono strettamente connesse. Perché se Cutaia avesse vinto la presidenza romana, il suo nuovo e prestigioso incarico avrebbe del tutto liberato la strada fiorentina per Fuortes, ma avendo Cutaia rifiutato il papocchio dei due incarichi e essendosi sfilato a priori dalla non edificante vicenda qualcuno pensa che il commissario lo abbia fatto anche pensando o sapendo che qualche possibilità di restare a Firenze in veste di sovrintendentencome ricompensa al suo anno di difficile e ostinato lavoro da commissario, ci sia.
Sulla sponda opposta, , sicuramente, pur apprezzando il lavoro dl commissario, vogliono fermamente Fuortes. le istituzioni locali che sul suo nome si erano accordate prima di Natale, dichiarando il 19 dicembre di averne già anche parlato con il ministro del Mic, Gennaro Sangiuliano. Sono il sindaco di Firenze e della Città Metropolitana, Dario Nardella e il governatore, Eugenio Giani, come soci pubblici della Fondazione, più Bernabò Bocca, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Firenze , uno dei due soci privati insieme a Banca Intesa. Resta da vedere se Sangiuliano continuerà a puntare sul nome di Carlo Fuortes come i soci fiorentini facevano sapere a dicembre e confermano ancora. E ciò nonostante il sottosegretario del Mic, Gianmarco Mazzi si fosse pronunziato per Cutaia già a settembre. Ma non manca nei corridoi romani chi sussurra che il ministro possa avere qualche dubbio sul nome di Fuortes nonostante che la sua nomina a sovrintendente fiorentino in terza battuta, dopo che la Scala non lo ha accolto e al San Carlo di Napoli non è finito di entrare che ci è tornato Stephan Lissner su sentenza del tribunale contro la legge ad personam fatta da Sangiuliano, potrebbe togliere dall’imbarazzo della cacciata dalla Rai dell’ex ad il governo e lui stesso da quello del tentativo fallito di sistemarlo al San Carlo.
Cutaia aveva mandato al Mic una relazione in cui dimostra di avere risolto i grossi guai del Maggio riavviandolo, anche in virtù dei 7,6 milioni straordinari di soccorso versati dai soci pubblici e privati, sul sentiero della correttezza economica e di una programmazione di lungo termine e ragionata, anche se per ora parsimoniosa a causa dell’enorme disastro lasciato da Pereira e che ci vorrà del tempo a riparare. Il commissario ha descritto un 2023 rimpinguato dai suddetti 7,6 milioni che chiude con buone speranze: 8 milioni di utili contro 6 di perdite di Pereira, 3 milioni di bigliettazione, due stagioni pur parsimoniose ma già pronte, anche quella del 2024 e il 2025 avviato anche se poi bloccato dall’incertezza su chi sarà sovrintendente.
Nardella, che continua a pensare a Fuortes di cui in città si apprezza spirito manageriale e conoscenze nel mondo della lirica e si teme solo che non resti a lungo come sarebbe necessario in un teatro terremotato, ma che se ne vada alla prima ghiotta occasione avendo già, quando sperava in Milano o Napoli, rifiutato Firenze, ringrazia Cutaia “per aver portato avanti il lavoro di risanamento del Maggio tramite il Piano di risanamento, prosecuzione e rilancio da 8 milioni di euro, al quale il Comune e la Città Metropolitana hanno contribuito rispettivamente con 0,7 e 1,5 milioni di euro”. Il sindaco ringrazia anche tutti gli attori istituzionali coinvolti: “Tutti sono stati decisivi per il definitivo salvataggio del teatro del Maggio, che da ora in poi potrà vivere una nuova fase di rilancio, senza abbandonare un rigoroso controllo dei bilanci”. Per ricordare che le responsabilità sono larghe e vanno anche agli anni lontani: “Ci lasciamo alle spalle oltre 20 anni con tre commissariamenti in cui però il teatro ha sempre mantenuto una grande qualità”.
Mentre il responsabile della Cgil in teatro Claudio Fantoni dichiara a proposito del sovrintendente : “ Noi sindacalisti non siamo portatori di nomi ma degli interessi del teatro e della città , dunque chiediamo un governo sano della Fondazione. E qualche preoccupazione c’è visto il triste spettacolo di altre città, come Roma, Chiediamo che si considerino solo il merito e la qualità delle persone e il programma previsto per il teatro”. Infine, al colmo delle ipotesi, non manca chi a Roma parla di possibile terzo nome per cui, visto che Cecilia Gasdia vuole restare a Verona, si è detto disponibile solo l’attuale e molto meloniano sovrintendente di Cagliari, Nicola Colabianchi.
In foto Ninni Cutaia