Emergenza ungulati a Firenze: catturati 36 cinghiali

Firenze – Ungulati alle porte di Firenze. E’ un allarme continuo quello dei cittadini che segnalano la presenza di animali selvatici  al Comando della Polizia Provinciale e all’Ufficio Caccia della Provincia. In settembre c’è stata una serie di richieste di intervento per danni provocati a giardini, orti ecc. nonché per l’incolumità pubblica, da parte di cittadini che lamentavano la presenza di cinghiali nella zona circoscritta da Viale Augusto Righi, Via di S. Domenico, via Benedetto da Maiano e via del Salviatino. L’area interessata dal fenomeno risulta estremamente antropizzata, sostanzialmente è un cuscinetto di verde, con moltissime case sparse e strade, che divide la città di Firenze dall’abitato di Fiesole.

Da una prima verifica svolta sul posto da personale del Comando della Polizia provinciale veniva stimata una presenza di circa 25-30 unità. Dal sopralluogo risultava anche estremamente difficoltoso e inopportuno svolgere attività di contenimento della specie con l’utilizzo di armi da fuoco; pertanto è stato deciso di tentare un’attività di cattura con il metodo delle trappole selettive con controllo da lontano che vengono monitorate direttamente dalla Centrale Operativa senza essere costretti a verificarle quotidianamente più volte.

L’operazione ha condotto fino ai primi di ottobre alla cattura di  36 cinghiali, che sono stati “incassettati” sul posto in casse da trasporto idonee allo scopo. Il successo dell’operazione è dovuto anche grazie alla collaborazione dei cittadini che abitano nella zona. Ad oggi si stima che nella zona vi siano ancora dai 4 ai 7 cinghiali, che difficilmente potranno essere catturati: infatti con la caduta delle ghiande questi trovano un’abbondante alimentazione sul terreno e quindi non sono attratti dal cibo posto all’interno delle trappole. Inoltre questi ultimi cinghiali rimasti, essendo stati probabilmente testimoni della cattura di soggetti del loro branco, sono ancor più diffidenti del solito nei confronti delle trappole.

Il problema non  è risolto e la polizia si aspetta che l’anno prossimo ci sarà di nuovo emergenza. Le motivazioni di questo fenomeno sono varie: aumento numerico delle specie che hanno un alto indice riproduttivo, presenza del lupo nelle zone meno antropizzate, territorialità delle popolazioni, competitività alimentare fra le specie, l’attività venatoria che spinge la fauna nei luoghi dove tale attività non è consentita e quindi anche nelle zone altamente abitate.

Le specie maggiormente interessate dagli interventi sono: la nutria (oggi non più di competenza della Provincia), l’istrice, il capriolo e il cinghiale. Per quanto concerne le prime due specie non vi sono grossi problemi operativi, spesso l’intervento dura pochi minuti, il tempo necessario per bloccare il selvatico con apposita strumentazione, “incassettarlo” e quindi successivamente liberarlo in luogo idoneo. Per operare in sicurezza possono essere allontanate le persone presenti e momentaneamente sospesa la circolazione stradale. Per la specie capriolo e cinghiale iniziano a nascere problemi che sono sia tecnici, tipologia e modalità d’intervento, sia di opportunità cioè quali modalità operative debbano attuarsi in quella specifica situazione. Infatti essendo fauna di grossa taglia, particolarmente mobile, difficilmente catturabile, sia per le dimensioni che per l’agilità, il rischio che durante l’attività di cattura il selvatico possa fuggire causando incidenti è alto.

Le difficoltà maggiori si hanno con i cinghiali dove l’insieme di agilità, forza, resistenza, tenacia e furbizia dell’animale tendono a vanificare qualsiasi operazione di cattura e qualora il selvatico sia un adulto possono mettere anche a rischio anche l’incolumità del personale che effettua l’intervento.

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