Firenze – Casa, emergenza, ma anche tentativo di porre soluzioni per il superamento di un problema storico, legato fortemente alla società e al lavoro, che, come emerge anche dai dati resi pubblici nell’incontro di ieri di Cgil e Sunia, non lascia certo indietro Firenze. Stamptoscana ha cercato di fare il punto sulle iniziative messe in campo dall’assessore alla casa Andrea Vannucci, attualmente candidato nella lista Pd alle Regionali ormai prossime, cercando di mettere insieme tutte quelle iniziative e progettualità che nel corso di questi mesi, peraltro interrotti dal lockdown, sono state messe in campo per affrontare una situazione già preoccupante e senz’altro esacerbata dalla pandemia.
“L’ambizione, alta – inizia a spiegare l’assessore Vannucci – era quella di avere una città in grado di garantire un tetto a tutte le famiglie indipendentemente dalla capacità reddituale. Ho cercato quindi di affrontare il tema abitativo su più livelli di intervento, partendo naturalmente dall’edilizia residenziale pubblica, senza tuttavia fermamri a questo, dal momento che il tema casa è un tema più ampio, molto sfaccettato, e che tiene in ballo interessi legittimi, diversi, talvolta contrapposti. L’obiettivo, è stato anche quello di mettere in moto un meccanismo in cui comporre questa contrapposizione”.
Edilizia residenziale pubblica, uno dei punti cruciali di tutte le politiche abitative. Quali sono i numeri dell’Erp?
Si tratta di numeri ancora troppo alti, rispetto alla graduatoria degli aventi diritto che non hanno però ottenuto l’assegnazione. Resta da fare un grande lavoro sul fronte del recupero degli alloggi vuoti e in un anno, grazie al reperimento di fondi attraverso il Bando periferie, Bando effetto città, fondi regionali, abbiamo messo sul piatto circa 4 milioni di euro per il recupero di questi alloggi. Ricordo che la rimessa in pista di queste abitazioni necessita di una spesa media per unità immobiliare di 15-20mila euro. Tenendo in considerazione che ci sono ancora gare aperte, diciamo che siamo riusciti intanto a recuperare circa 190 alloggi di risulta. Da questo punto di vista, siamo stati molto solerti come Lode fiorentino ad approvare subito lo schema per accedere ai finanziamenti regionali di luglio, e, come Comune di Firenze, abbiamo deciso di puntare in questa fase sul recupero dei piani terreni, in modo da dare risposta alle persone con disabilità che sono in graduatoria, in attesa di ricevere un alloggio.
Oltre a ciò, siamo andati avanti sul fronte dell’efficientamento energetico, che ha un duplice aspetto positivo: da un lato per la collettività, per la sostenibilità ambientale, dall’altro per gli inquilini, per la sostenibilità economica delle famiglie. Su questo aspetto abbiamo fatto numerosi interventi, sia sul quartiere 4 che sul quartiere 5, abbiamo cantieri in corso e cantieri da aprire, al netto dei ritardi dovuti all’emergenza covid e allo stop dell’edilizia in generale. La pausa forzata del lockdown ci ha rallentato molto anche per quanto rgiuarda i grandi cantieri, ad esempio quello di Torre degli Agli, dove troveranno alloggio circa 80 famiglie. A proposito di grandi cantieri è partito quello dell’ex-Pegna in via Schif, sempre nella’mbito di novi insediamenti che dovranno essere un punto centrale della programmazione futura dell’ente, proprio per far sì che ci sia una maggior disponibilità di alloggi, nonostante Firenze possa contare su un numero imortante di alloggi, che tuttavia non è sufficiente per quanto riguarda la tensione abitativa della città. Sempre su questo fronte, abbiamo ottenuto i finanziamenti per poter concludere l’intrvento alle Murate, con i fondi della delibera Cipe, che saranno anche utilizzati per la risistemazione delle case minime alla fine di via Rocca Tedalda. Ovviamente, si è proceduto anche con la manutenzione ordinaria. La grnade sfid è quella di poter arrivare a zero alloggi di risulta, in modo da poter intervenire con la prospettiva del recupero, sulla riassegnaizone nell’anno di tutti gli appartamenti che si lieberano ogni anno, che sono oltre duecento circa per motivi più svariati.
Un punto fondamentale, atteso da tanto tempo con il cuore in gola per molte famiglie, è il nuovo bando. Quando potrà secondo lei vedere la luce?
Intanto, abbiamo già messo in campo il nuovo regolamento col recepimento della nuova legge regionale, che sarà alla base del bando che faremo uscire entro la fine dell’anno, mi auguro addirittura entro l’inizio dell’autunno. Si tratta di un’occasione molto attesa rispetto alla sofferenza economica e sociale che c’è in città.
Un ultimo punto, riguarda un tema molto sentito in particolare dal maggiore sindacato degli inquilini, ovvero il Sunia, che riguarda uno strumento studiato per dare una bussola all’accendersi di conflitti dentro l’inquilinato delle case popolari; ovvero un regolamento-statuto che vedrebbe l’avvio della procedura di perdita dell’assegnazione qualora l’inquilino si rendesse recidivo di atteggiamenti volti a danneggiare la convivenza fra famiglie con comportamenti lesivi del bene o della sfera di diritti degli altri inquilini. Pensate di dare corso a questo progetto?
Su questo, abbiamo già inserito degli elementi utili all’interno del regolamento “generale” del servizio casa e siamo al lavoro, confrontandoci con le rappresentanze dell’inquilinato, per avere una normativa ancora più incisiva sotto questo profilo.
L’emergenza casa non è solo edilizia popolare, ma riguarda sempre di più altri segmenti della società che, se non sostenuti, rovinano velocemente dentro la fascia più debole dell’emergenza stessa. Spesso parlate di “fascia grigia”, ma ormai si ha l’impressione, che, complice anche il lokdown ma non solo, sia un intero segmento della società, quella che una volta si chiamava classe media, a essere in pericolo. In questo momento, sono i famosi loro malgrado working poors a essere alla ribalta, lavoratori con stipendi bassi, nessuna tutela, contratti irregolari, fantasiosi o inesistenti. Spesso o perlopiù giovani. Non abbastanza poveri da rientrare nell’Erp e non abbastanza ricchi da stare sul mercato. Cosa avete approntato per loro?
Una prima risposta l’abbiamo data col protocollo che prevede in buona sostanza un’agevolazione Imu e la riduzione dei massimi sui canoni di affitto concordato, stipulato insieme alle organizzazioni sindacli sia della parte proprietaria che dell’inquilinato. Voglio sottolineare come questa sia una dimostrazione di come, nei momenti di difficoltà, sia necessario riuscire a metter ein campo un patto di coesione sociale, che riesca a smussare la contrapposizione degli interessi in vista di una finalità generale. Oltre al protocollo, abbiamo lavorato su tutti quegli strumenti di sostegno all’affitto che potevamo mettere in campo, cominciando dal contributo all’affitto ordinario, che ha dato ottimi risultati dimostrando un’efficacia maggiore dei fondi per la morosità incolpevole, che arrivano a problema ormai conclamato, mentre il contributo affitto permette di prevenire il problema con vantaggio sia per la famiglia che per il porietario; proseguendo col bando straordinario di contributo all’affitto, messo in campo grazie a dei fondi che ci sono stati sbloccati proprio dal fondo della morosità incolpevole da parte della Regione in occasione dell’emergenza covid. Contributi che hanno dato un sollievo in un momento particolarmente difficile.
Anche in questo caso, tuttavia, ci si è scontrati con la scarsità delle risorse e anche con i paletti posti per l’accesso al bando, ritenuti da alcuni troppo restrittivi rispetto alla platea. Platea che comunque è stata imponente, con oltre 3400 richieste, solo in piccola parte soddisfatte …
Per quanto riguarda la scarsità delle risorse, ma anche per l’altro aspetto, bisogna specificare che esiste una graduatoria che dà conto delle situazioni. il problema abitativo è un tema ricorrente, pr il quale le risorse non sono mai abbastanza per soddisfare le esigenze. Si tratta di un punto di riflessione ineludibile per un pubblico amministratore. Le graduatorie servono a stabilire i livelli di bisogno. Sempre nell’ottica di sostenere l’abitare anche nella fascia immediatamente sopra l’Erp per evitarne lo scivolamento nel baratro della morosità, abbiamo messo in campo un investimento senza pari sull’housing sociale, sia come pubblico, sia nella formual del privato in convenzione col pubblico. Circa quest’ultima fattispecie, l’operazione simbolo è l’edificio in via dell’Osteria alle Piagge, che è passato da centrale di spaccio, come era conosciuta anche nel quartiere, a dimora di oltre 60 famiglie che potranno vivere lì pagando un affitto sostenibile, calmierato in virtù anche di un accordo col sindacato che ha stabilito un canone intorno ai 5,90 euro al metro quadro. Sempre nella stessa ottica, abbiamo finanziato anche, in questi mesi, l’intervento in via Buonvicini nella zona di Ponte al Pino e al Meccanotessile, nella stecca limitrofa alla caserma della Finanza, con anche la predisposizione di parcheggi per inquilini, essendo quella una zona con note difficoltà di sosta. Si tratta di uno schema di gioco molto interessante perché permette di fornire alle famiglie alloggi a un canone sostenibile. Su questo, abbiamo messo una particolare attenzione per le cosiddette giovani coppie, ovvero le famiglie di recente formazione.
L’emergenza casa è una questione complessa, che presenta varie facce. Oltre agli stumenti tradizionali, seppure straordinari dovuti all’impazzare della pandemia, qual è stato il contesto in cui è nata l’idea dell’Agenzia sociale?
Abbiamo pensato a uno strumento più flessibile, che vada a stimolare il mercato dell’affitto privato, attraverso la costituzione dell’agenzia FASE, dedicata ad aprire una nuova fase dell’abitare a Firenze, che reca il nome di un grande innovatore sociale di questa città, Giorgio La Pira. L’obiettivo è che il rapporto fra locatore e locatario sia una relazione non competitiva ma cooperativa. Con un ruolo da protagonista dell’amministrazione comunale nell’individuare da un lato, con avviso pubblico, gli appartamenti disponibili, dall’altro individuare i nuclei famgiliari, anche unipersonali, con una doppia soglia di accesso: da un lato la soglia di Isee che vuole andare ad attingere nella fascia a cavallo fra l’Erp e il canone calmierato, senza mettere limiti verso l’alto, e la capacità reddituale, con il canone d’affitto che non deve suoerare del 30% la capacità di reddito del nucleo. Un modo per garantire la sostenibilità dell’affitto per l’inquilino e l’esigenza di solvibilità da parte del proprietario, con un fondo di garanzia a rotazione a tutela del proprietario stesso. In questo modo, cerchiamo di stimolare la rimessa in circolo di alloggi privati, vuoti, in città con uno strumento che punta, con la regia pubblica dell’amministrazione, coadiuvata da Casa spa, ma aperta a varie realtà istituzionali o meno della città, a far crescere l’offerta abitativa, .
Uno strumento che potrebbe anche svolgere la funzione di calmieratore di prezzi?
Lo strumento che abbiamo deciso di adottare è quello del canone concordato. Siamo prtiti da un’analisi dei bisogni, in cui emerge che il proprietario ha bisogno di incassare l’affitto, che fa il reddito familiare, e da questo punto di vista questa è una manovra volta a “invogliare” i proprietari sia piccoli che grandi, di appartamenti al fine di allargare l’offerta abitativa.
Chiudendo, rispetto alla scarsità endemica di risorse in particolare per quanto riguardo il sistema Erp, quali sono gli strumenti da mettere in gioco per fronteggiare il bisogno?
Credo che sia necessario garantire la sostenibilità del sistema delle case popolari, anche attraverso al ricorso a strumenti come i finanziamenti a fondo perduto, come è sempre stato, o attraverso una serie di progettualità che vadano a “pescare” denari anche nel Ricovery found per costruire nuovi alloggi di edilizia residenziale, accrescendo il patrimonio disponibile. In alte parole: considerando che a Firenze, negli alloggi popolari, abbiamo un affitto medio di 140-150 euro, se riuscissimo per ipotesi ad allargere la platea degli assegnatari, potremmo abbracciare anche nuclei in grado di pagare un affitto un po’ più alto ottenendo un’iniezione di liquidità all’interno del sistema. Si tratta di un tema di bilancio, di finanziamenti, di prevedere a livello urbanistico nuovi insediamenti. Detto questo, se ci dovessero essere, com’è stato con l’ultima delibera regionale, finanziamenti sostanzialmente a fondo perduto, sarebbe un bene. Ogni risorsa spesa per la casa è una risorsa spesa bene da parte dello Stato, perché va a sostenre una necessità primaria per le famiglie in difficoltà.