Firenze – L’emergenza casa è la prima emergenza sociale della Toscana. È quanto emerge dai dati sulla condizione abitativa al centro della prima conferenza sul tema organizzato dalla Regione. Non si parla soltanto di chi una casa non ce l’ha, ma anche di crisi nera del mercato immobiliare, ai minimi storici ormai da anni con compravendite bloccate e forte calo dei mutui per la prima casa. Una tendenza inversamente proporzionale, quella del mercato, rispetto ai numeri delle liste di attesa per gli alloggi popolari, in costante crescita (sono circa 30.000 i richiedenti in tutta la regione). Eppure la Toscana – ha dichiarato Stefania Saccardi – non è ferma ma anzi, in stretta sinergia con il Piano Casa varato dal governo, conferma i propri finanziamenti per evitare gli sfratti per morosità.
“Dopo molto tempo uno dei primi atti del governo è stato un piano che ha riversato sul territorio risorse per un tema che da anni era dimenticato. Questo ci ha consentito di mettere insieme, nel 2014, 14.200.000 euro per le misure di sostegno alla locazione (di cui 6 milioni e 254.000 arrivati dallo Stato), oltre che di disporre di 8 milioni per la prevenzione delle solvibilità per gli sfratti con morosità”. Somme consistenti, a cui si affiancano adesso una serie di misure di revisione della legge del 1996 – relativa ai criteri di assegnazione di assegnazione di alloggi ERP – e una delibera regionale che consente ai Comuni di acquistare immobili invenduti sul territorio (circa 8.000) da destinare a case popolari. Stop al consumo selvaggio del suolo, dunque, e snellimento dei tempi e della marea di scartoffie burocratiche che stritolano tanto gli iscritti in lista quanto i costruttori. “Adesso tocca ai Comuni fare la loro parte perché sono loro a dover accogliere le disponibilità per l’invenduto”, ha dichiarato la vicepresidente. Questa, insomma, è cosa fatta. Quanto ai finanziamenti della Regione diretti a evitare le morosità (quindi gli sfratti), dopo un lieve rallentamento – dovuto ai vincoli del Patto di Stabilità – qualcosa si sta sbloccando. È tuttavia sulla legge del 96 (vetusta, semplicemente) che si stanno concentrando i maggiori sforzi di revisione, nel tentativo di coniugare risorse limitate a bisogni sempre maggiori, attraverso una ridefinizione dei bisogni, dei limiti di reddito, delle tipologie di richiedenti che possono ottenere l’alloggio. La legge verrà modificata direttamente nella struttura portante.
Queste le modifiche sostanziali:
1 – Revisione dei canoni di accesso, che comprenderanno la dichiarazione ISEE. “Non è più concepibile – ha detto Stefania Saccardi – che nella valutazione del reddito per l’accesso agli alloggi ERP non si considerino i depositi bancari. Non è possibile assegnare una casa popolare senza chiedere al richiedente quanto soldi ha in banca. Con questo sistema si sono dati alloggi a chi magari aveva una villetta al Forte dei Marmi. Da oggi si cambia musica e chi ha altre proprietà vada a vivere lì. Daremo le case popolari solo a chi ne ha realmente bisogno”.
2 – Nuovo criterio di assegnazione dei punteggi, con una particolare sollecitudine verso anziani e disabili, ma anche con la valutazione di un significativo aggiornamento rispetto al quadro sociale di vent’anni fa.
“Stando all’ultima graduatoria – ha proseguito l’assessore – solo nel Comune di Firenze, il 57% di alloggi Erp è andata a cittadini extracomunitari. Non c’è una presenza tale sul territorio, e ormai il bisogno purtroppo riguarda in uguale misura anche i cittadini. Capisco che nel 1996 la norma avesse un senso, ma ora non ce l’ha più. Oggi bisogna riequilibrare i punteggi anche sotto questo profilo, avendo più attenzione anche per la nostra comunità, altrimenti non garantiremo integrazione ma conflittualità sociale”.
3 – Tolleranza zero per le occupazioni. “La morosità è diventata troppo spesso un criterio per drogare la lista agli alloggi. Diciamo basta all’assistenzialismo indiscriminato, bisogna premiare il principio di responsabilità delle persone. Chi occupa perché sfrattato causa morosità non riceverà un trattamento di privilegio rispetto a chi sta in lista da anni e che, nel rispetto della legge, si spezza la schiena per non rendersi moroso e continuare a pagare un affitto”. Il profilo è quello delineato dal rispetto assoluto della procedura: “chi occupa sceglie una via diversa rispetto a quella prevista per l’accesso agli Erp, ma chi vuole accedere a una misura prevista dalla legge non può pensare di porsi al di fuori della legge stessa. Se sceglie di farlo, farà altre cose ma non accederà alla lista d’attesa”. Quanto all’emergenza posta dalla morosità, la Saccardi è chiara: “per chi si trova in emergenza assoluta esistono anche le politiche sociali”.
4 – Storicità della residenza sul territorio dei richiedenti. “È dimostrato che chi ottiene un alloggio popolare cambia in modo radicale la propria condizione sociale. Chi chiede, quindi, di accedere a un beneficio così forte, deve dimostrare di aver fatto qualcosa per il territorio e la comunità, partendo da una residenza sul posto di almeno 5 anni. Non ci saranno disparità fra italiani e stranieri. Siamo per un vero principio di uguaglianza, che significa trattare in modo uguale situazioni uguali, non situazioni diverse”.
Le modifiche prevedono inoltre la semplificazione nell’organizzazione dei Lode e un aggiornamento del canone di locazione minimo (che passerà dagli attuali 12,90 euro – “insufficienti a coprire anche soltanto le spese amministrative” – a circa 40) oltre che il nulla osta per chi, ottenuto l’alloggio, vorrà procedere in proprio a ristrutturazioni.
Si partirà con una procedura di confronto, “ma – chiude la Saccardi -occorre fare in fretta”.