Firenze – Una data simbolo, che la dice lunga sulla dimensione del problema: è dal 1969 che i sindacati non scendono in piazza a Roma, in una grande manifestazione nazionale, per chiedere conto, alla politica, dell’emergenza abitativa. Sunia, Unione Inquilini, Cgil, Cisl, Uil, Uniat e Sicet, tutti insieme. E andranno domani, martedì 22 marzo, alle 14, davanti al Ministero delle Infrastrutture a Roma, in un presidio unitario, per chiedere al Governo di individuare delle soluzioni per contrastare la sofferenza abitativa. Perché il problema della casa, scomparso dalle agende della politica, degradato da problema sociale a problema di ordine pubblico, ha continuato a restare l’incubo principale di una fetta sempre più ampia della popolazione italiana. Tolti i fondi Gescal, che assicuravano un gettito costante ai fondi per l’edilizia popolare, mai ripristinate risorse strutturali, ampio inchino ai privati, dilagare di forme di cosiddetto social housing che in Italia lascia fuori buona parte dei working poors (quelli che devono scegliere fra pagare il canone o fare la spesa), ora la mazzata finale delle bollette, il panorama rischia di divenire un vero e proprio scenario da massacro sociale, i prodromi del quale sono già in corso. E non da ieri. A dirlo, stamattina nella sede regionale della Cgil, sono stati i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Sunia, Unione Inquilini, Sicet e Uniat. Presenti, oltre ai segretari regionali di Sunia Laura Grandi e di U.I, Pietro Pierri, il segretario regionale della Cgil Maurizio Brotini, la segretaria generale della Uila, Triestina Maiolo, il segretario dell’Uniat Rodolfo Zanieri, segretario Sicet regionale Fabio Tognoni, il segretario regionale Cisl Roberto Pistonina.
A dimostrarlo sono i numeri. A livello italiano, dopo la pandemia e la ripresa delle esecuzioni degli sfratti, i nuclei che rischiano di rimanere in strada si aggirano, secondo i sindacati, sui 130 – 150 mila. Le esecuzioni immobiliari si contano in decine di migliaia. I rincari delle utenze domestiche, oltre all’incremento dell’inflazione stimato dal 4% al 6%, aggiungono il resto. Le famiglie povere che vivono in affitto sul territorio nazionale sono 866mila secondo l’Istat e corrispondono al 43% del totale delle famiglie in povertà assoluta. La Toscana non fa eccezione, anzi.
“Abbiamo la sensazione che la politica si stia disinteressando della problematica della casa a tutti i livelli – dice Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – vogliamo sollevare una forte obiezione a questo atteggiamento, sottolineando che la casa è un fattore importante per le famiglie e dai dati riassunti dalle sedi sindacali regionali, è emersa un’indagine che vede un punto focale: il 49% delle persone che si sono rivolte ai nostri sportelli hanno dichiarato che il 45% del proprio reddito è assorbito dall’abitare. Solo affitto, escludendo condominio o utenze. Tutto fa pensare che il rincaro bollette peggiori il panorama”.
I dati dei primi mesi del 2022 in Toscana intanto danno un panorama già drammatico che, come già preannunciato dai sindacati, si spande su tutto il territorio regionale. Crisi economica e licenziamenti o messa in cig segnalano i comuni più colpiti. Perché una cosa è chiara: chi perde il lavoro perde la casa. Tant’è vero che laddove la pandemia ha picchiato più duro, overro sulle città a vocazione turistica, che hanno visto diminuire in modo assoluto l’afflusso dei turisti, il balzo degli sfratti è altissimo.
Provincia per provincia, ecco che il dramma prende forma, come espone Grandi. In testa Firenze, che ha il primato toscano per numero di richieste di sfratti in rapporto al numero di abitanti, con ben 50 convalide di sfratto a settimana (200 al mese), con una previsione di 130 sfratti mensili effettivi con forza pubblica. Pisa che si attesta al secondo posto conta 23 nuove convalide di sfratto settimanali, con una previsione di 30 sfratti mensili con forza pubblica. Al terzo posto Livorno con 22 convalide di sfratto, e una previsione di 28 sfratti mensili con forza pubblica. Seguono Lucca con ben 20 convalide di sfratto a settimana, con una previsione di 25 sfratti mensili con forza pubblica. Prato con 15 nuove convalide settimanali, e una previsione di 20 sfratti con forza pubblica. Grosseto, con 14 nuove convalide di sfratto settimanali, con una previsione di 20 sfratti mensili con forza pubblica Siena con 12 nuove convalide di sfratto settimanali, con una previsione di 18 sfratti mensili con forza pubblica. Arezzo, con 10 nuove convalide di sfratto settimanali, con una previsione di 10 sfratti mensili con forza pubblica. Infine Massa Carrara con 5 nuove convalide, con 3 sfratti mensili con forza pubblica.
“Se questo è il benvenuto dei primi mesi del 2022, non si deve scordare di sommare tutte le esecuzioni bloccate durante il periodo pandemico: ulteriori 5500 sfratti da eseguire in tutta la Toscana – continua Grandi – La fine del periodo emergenziale legato al covid non ha portato una risoluzione delle situazioni pregresse: anzi ne ha accentuato le criticità, moltiplicate dall’effetto del caro bollette domestiche e condominiali. A rendere l’emergenza abitativa in Toscana è l’intreccio fra stato di precarietà lavorativa ed economica delle famiglie toscane in affitto, con i canoni sempre troppo alti rispetto alla minore capacità di reddito. Un meccanismo che ha portato 175mila famiglie a entrare in crisi abitativa in Toscana. Da sottolineare, come spiega la segretaria del Sunia, Laura Grandi, che “la media incidenza del canone affitto sul reddito è pari al 49%”. Sommando salari medi sui 1200 euro, spesa media di metà per affitto, bollette rialzate e inflazione, le morosità corrono. “Tant’è vero – continua Grandi – che emerge anche un dato nuovo e allarmante, vale a dire gli inquilini delle case popolari, dove i canoni di affitto sono sensibilmente più bassi rispetto al mercato:nel corso del 2021 e nei primi 2 mesi del 2022 la morosità per affitti e soprattutto per le spese condominiali sta crescendo oltre i limiti fisiologici attestandosi in media oltre il 12% contro il 4% degli anni precedenti”.
“La giornata di domani rientra in un ventaglio di iniziative che abbiamo messo in piedi a livello nazionale – dice il segretario dell’Unione Inquilini toscana Pietro Pierri – l’ultima si è conclusa con un appello e proposta, quella di costruire un’alleanza nazionale per la casa. E’ importantissimo che si riesca a mettere in piedi un fronte così unitario, ed è già un segnale del punto cui si è arrivati. E’ abbastsnza stucchevole parlare di emergenza abitativa, in quanto, quando ti si presenta da svariati decenni, è evidentemente non più emergenza ma problema strutturale, che rimanda immediatamente a precise responsabilità di governo; responsabilità che riguarda più livelli, come abbiamo avuto occasione di ribadire recentemente proprio a Firenze. Manca una legge nazionale sulla casa, manca una pianuficazione, non sono programmate risorse certe e dedicate. C’è un profilo di responsabilità che riguarda il governo territoriale, parlo dei comuni fra cui Firenze, che non dicono niente su questo fronte benché in campagna elettorale fossero stati rappresentati ben altri propositi. Se siamo a fronte di un pregresso di crisi di tipo emergenziale, cui si somma la crisi economica, pandemica, ed ora militare internazionale che avrà ricadute gravissime, allora, ci siamo stufati: questa di domani è un’inziativa che ci deve portare ad avere risposte a livello centrale, regionale, locale. Colgo l’occasione, dal momento che siamo a Firenze, che la pazienza rispetto alla disattenzione, almeno apparente, a livello locale sul tema, è arrivata alla fine. Aspettiamo altri incontri, noi abbiamo bisogno di rsiposte concrte, risposte certe, tempistiche della realizzazione, anche di alloggi volano rispetto agli sfratti che si eseguono in questa città, anche rispetto agli sgomberi. Mi pare che in qusto momento si sia molto concentrati a dare un’immagine di efficienza nel manganellare e nello sgomberare. Ma una volta sgomberati e sfrattati, servono rispste per la sistemazione. Lasituazione non è ancora scoppiata perché la dignità delle persone nasconde l’urgenza del problema”.
Una riprova della drammaticità della situazione emerge all’analisi dei contatti dei sindacati inquilini e dei patronati dei sindacati dei lavoratori. Un folla di gente che inoltra richiesta di assistenza per far fronte ai costi dell’abitare: “Dal 1° settembre 2021 al 28 febbraio 2022 sono stati 3471 i toscani che si sono rivolti agli sportelli territoriali – dice Grandi – il 47% sono cittadini stranieri (1631); il 53% cittadini italiani (1839). Di questi il 29% usufruisce della cassa integrazione. Il 16% è titolare di partita iva operante in prevalenza attività legate alla cura della persona, piccolo commercio e artigianato. Il 22% hanno uno o più componenti del nucleo familiare che hanno perso il lavoro o chiuso l’attività. Il 15% lavora irregolarmente (in tutto o in parte a nero). Di questi, la quasi totalità lavorava nel comparto turistico, della ristorazione e nell’indotto. Il restante 18% è costituito da lavoratori dipendenti a basso reddito”.
Come e cosa fare? La richiesta è mettere in atto politiche di ampio respiro che prevedano: contributo regionale e comunale, per un bando straordinario per il caro bollette; commissioni di emergenza abitativa per il passaggio da casa a casa, in tutti i comuni della Toscana: è indispensabile individuare una sede istituzionale, dove governare il fenomeno degli sfratti e graduare le esecuzioni con il concorso di tutte le parti in causa; ristrutturare tutti gli alloggi di edilizia pubblica sfitti, ad oggi oltre 3500, una cifra che testimonia l’inerzia e il disinteresse dei Comuni e riassegnarli in breve tempo a chi si trova da anni in graduatoria; un piano pluriennale di risorse per l’aumento dell’offerta di alloggi sociali in affitto a canoni sostenibili puntando sul recupero delle tante aree ed edifici pubblici dismessi senza ulteriore consumo di suolo e senza fini speculativi; una revisione della legge nazionale sulle locazioni che punti, attraverso la contrattazione collettiva e la leva fiscale, ad abbassare il livello degli affitti privati e ad aumentare l’offerta ad uso di abitazione principale; una dotazione finanziaria certa e continuativa per permettere una programmazione degli interventi e sostegno diretto agli inquilini in difficoltà, anche nel pagamento delle utenze e del condominio.
Chiude Maurizio Brotini, segretario regionale Cgil Toscana: “Le questioni di merito sociali sono drammatiche, e c’è evidentemente una responsabilità della politica; è la politica che deve dare risposte. Le questioni sociali non possono essere trattate, come recentemente, come questioni di ordine pubblico. Siamo di fronte a un dramma sociale, non a scelte dei singoli. Parlamentari, deputati e senatori della nostra regione si devono assumere la responsabilità: devono dare risposte alle richieste, unitarie, di chi prova a rappresentare il mondo del lavoro e della casa. Anche la Regione Toscana e il sistema dei Comuni devono dare una risposta. C’è necessità di dare risposte non solo per i bandi affitti, ma anche per il bando per le bollette. C’è un dato vegognoso e inaccettabile, e sono aumentati nel tempo, ovvero che ci siano 3500 appartamenti sfitti dell’Erp che non vengono assegnati alle 20mila famiglie che hanno bisogno e che si sommano a quelle degli sfratti. Chi ha delle responsabilità deve dare delle risposte, perché si parla delle condizioni concrete delle persone”.