Firenze – Torna sul tavolo della discussione sulle modalità per affrontare l’emergenza casa, un’idea che qualche anno fa era stata prospettata (ma si era arenata restando poco più di una battuta) dall’ex-assessore regionale alla casa di Rifondazione Comunista Salvatore Allocca e che decadde con lui in seguito a un improvviso cambio di giunta.
L’idea è la seguente: mettere in essere una tassa di scopo che colpisca la rendita immobiliare compresi gli Airbnb, a favore di investimenti per l’edilizia residenziale pubblica. Inoltre, utilizzare anche una quota dei proventi delle entrate regionali del bollo auto (per quelle di grossa cilindrata) sempre al medesimo fine, con un gettito stimato regionale pari a 100 milioni di euro annui, che garantirebbero mille alloggi popolari in più, per ristrutturazioni o nuove costruzioni). E’ questa una delle proposte che hanno lanciato alla Regione, stamani in conferenza stampa a Firenze, Cgil, Cisl, Uil, Sunia, Sicet, Uniat, Unione Inquilini Toscana, con l’obiettivo di calmierare i prezzi e combattere l’emergenza casa. “Invitiamo la Regione a fare una battaglia nazionale per rifinanziare adeguatamente il Fondo affitti e affinché ci siano risorse nazionali certe nel tempo per l’edilizia residenziale pubblica”, aggiungono le sette sigle.
Il vero problema infatti, quello cui si sta cercando affannosamente soluzione, è proprio mettere in campo una quota “certa” di denaro che vada ad assicurare alla ormai esangue (si sta raschiando non il fondo, il sottofondo del barile”, dicono dagli uffici tecnici) sezione Edilizia popolare un sia pur minimo , autosostentamento. Anche perché, è sempre opinione generale, in altro modo la “baracca” ha le ore contate. Insomma, ciò che serve sarebbe qualcosa di molto simile ai famosi e ormai esauriti quasi del tutto, fondi Gescal.
Anche perché i numeri toscani dell’emergenza casa restano ingenti, secondo quanto oggi ribadito: oltre 25mila domande (accolte) di assegnazione di alloggi Erp presentate nel 2016 ai Comuni toscani; circa 1.500 case popolari non assegnate o indisponibili per mancate ristrutturazioni (il rischio dei prossimi anni è che non si facciano più alloggi pubblici perché mancano finanziamenti pubblici stabili); circa 15 famiglie ogni mille in Toscana hanno chiesto un contributo pubblico a sostegno dell’affitto; in Toscana gli sfratti sono aumentati di oltre il 15% (gli aumenti più sensibili sono a Prato, Firenze, Pisa e Livorno); ogni 100 provvedimenti di sfratto emessi nel 2016, quasi il 90% sono per morosità.
Del resto, proprio per affrontare in maniera organica e strutturale il problema senza dover ricorrere alle solite e spesso controproducenti norme tampone, da tempo la Giunta regionale ha messo allo studio la revisione e il riordino generale delle normative di competenza regionale che riguardano le politiche abitative in campo dell’edilizia pubblico/sociale, l’ormai famoso oltreché atteso Testo Unico. Per capire la portata del provvedimento, basti pensare che investirà quantomeno le oltre 50.000 famiglie che già abitano le case popolari nei comuni toscani e le oltre 25000 che risultano in attesa di assegnazione attraverso la partecipazione ai bandi comunali.
“Stando a quanto annunciato – hanno spiegato le sette sigle presenti – vi sono aspetti della riforma in fieri che destano viva preoccupazione da parte nostra, in particolare riguardo il tema della continuità e della natura delle risorse, della programmazione di un piano certo di nuovi alloggi utili ad assicurare un presente e un futuro alla fondamentale risposta in termini di sostegno alle famiglie che l’edilizia residenziale pubblica offre e potrà offrire, riguardo il tema del sistema di gestione del patrimonio, degli utenti, delle garanzie occupazionali, nonché il tema dei requisiti di accesso ai bandi di assegnazione di alloggio e i temi del mantenimento dei requisiti per la permanenza e utilizzo in un alloggio di ERP sotto il profilo dei vani (mobilità)”.
A farsi portavoce delle preoccupazioni più diffuse fra gli inquilini delle case popolari in questo momento, rispetto alle nuove disposizioni che potrebbero “scompaginare” situazioni già acquisite da tempo, è intervenuto Enrico Crivellari, inquilino fiorentino delle case popolari (ci vive dal 1980 con la famiglia) e dell’autogestione di via Canova: “Ciò che più crea ansia e preoccupazione adesso tra gli inquilini è la cosiddetta ‘mobilità indotta’, di cui si discute a livello regionale. Si tratterebbe di una disposizione in base alla quale ti devi spostare – senza sapere né dove né quando – se c’è un sottoutilizzo dei vani, altrimenti aumenta l’affitto per ogni vano non utilizzato. Questo metterebbe in ginocchio tantissime famiglie, soprattutto quelle più anziane”.
Infine, circa le proposte per cercare di limitare l’emergenza che sta sconquassando lo stesso tessuto sociale del territorio, Laura Grandi, del Sunia fiorentino, commenta: “Per quanto riguarda la “ritenuta” sul bollo auto, sappiamo che funziona, dal momento che è un’iniziativa già messa in atto in Lazio; per quanto riguarda la tassa di scopo, che coinvolgerebbe anche le modalità di Airbnb , si tratta di una scelta che ha anche un carattere di tipo politico, nel senso che si va a colpire una grande sacca di reddito realizzato con una modalità che va a penalizzare non solo il mercato degli affitti spingendolo verso l’alto, ma anche l’intero sistema dell’accoglienza cittadina, fra cui anche il tradizionale tessuto alberghiero. niente di male, ma trovo equo che un briciolo di queste rendite vengano utilizzate per chi sta peggio, ovvero a vantaggio dell’edilizia residenziale popolare”.