Firenze – Manifestazione a Firenze stamattina, sotto la sede del Tar in via Ricasoli per contrastare il Piano Casa e in particolare l’ art.5. Quello, per intendersi, che nega la residenza a chi risiede in un immobile occupato, quello contro cui è stato presentato ricorso per incostituzionalità per l’applicazione retroattiva, quello, infine, che stabilisce che chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedervi la residenza.
Manifestazione a Firenze, si diceva, del Movimento di Lotta per la Casa, ma la testimonianza più significativa viene da Livorno, “dove – racconta Simone, in rappresentanza degli occupanti delle ex-Caseme – ha trovato la sua prima applicazione in territorio toscano l’art. 5 del Piano Casa, ai danni di un compagno che, per urgenza abitativa, si è ritrovato a occupare una struttura. Ma la conseguenza più terribile è che, senza residenza, non si possono iscrivere i figli all’asilo, non si riceve assistenza sanitaria”. Vale la pena di ricordare che, di fatto, dalla residenza anagrafica discendono molti diritti fondamentali, fra cui il diritto di voto (senza residenza non si può votare), il diritto all’assistenza sanitaria; se non si ha residenza non si riceve la pensione, non si può neppure richiedere la casa popolare. Una sorta di cancellazione dei diritti civili fondamentali che riguarda anche i minori, che seguono la sorte dei genitori e non possono essere neanche essere iscritti a scuola. Insomma, una sorte di morte civile che di fatto si equipara alla cancellazione della famiglia dalla società.
Intanto, a Livorno una certa attesa si è prodotta con l’avvicendamento della giunta, ora in mano ai pentastellati di Grillo: “Lo scontro con l’amministrazione Pd era cattivo – dice Simone – ora staremo a vedere. Ancora l’assessore non lo abbiamo incontrato, sappiamo solo che è una ragazza. E il vicesindaco ha dichiarato che si vuole occupare del problema”.
E se a Livorno attendono, a Firenze il problema è ormai entrato in fibrillazione: lo dice chiaro il leader del Movimento di Lotta per la Casa Lorenzo Bargellini che ricorda: “Chiedere mille euro di canone in un periodo in cui le famiglie non arrivano a fine mese è follia. E’ questo che ha fatto scattare la decisione dell’autoriduzione dell’affitto da parte di alcune famiglie”. Insomma, fra mangiare o pagare il canone, le persone non sembra abbiano molta scelta. La situazione assume così i connotati giusti e reali, quella di una tragica questione sociale in cui centinaia di famiglie rischiano di rimanere per strada, oppure di essere smembrate per tempi indeterminati fra le “soluzioni” offerte dalle istituzioni. Quando ci sono, è chiaro, dal momento che tutto ciò sta configurandosi come una vera e propria slavina sociale, o meglio, secondo le parole di Bargellini, “un terremoto” che sta prendendo connotati sempre più ampi. Da qui, anche la decisione del “blocco degli sfratti”, deciso dal Movimento fino a settembre: blocco totale, non per singoli rinvii.
“La questione è pressapoco equivalente – spiega Bargellini – in quanto ormai siamo a rinviare sfratti anche per 4, 5 volte. Non possiamo non farlo: di fronte all’assoluta mancanza di alternative o proposte concrete di soluzioni, la vera, autentica e sola alternativa delle famiglie è andarsene in strada. Quindi, non possiamo non farlo”.
foto da Antonio Le Noci