Firenze – Sfratto per una famiglia fiorentina che stamattina ha avuto la poco felice esperienza di un accesso con forza pubblica per l’esecuzione dello stesso. Un caso emblematico, quello di Marisa, come chiameremo con nome di fantasia la signora, che da una vita svolge un’attività professionale che si protrae anche ora, all’età di oltre 70 anni, per riuscire a tirare avanti in aggiunta alla pensione. Una signora che fino a qualche anno fa, almeno fino al 2018, aveva la targa d’ottone fuori dalla porta di casa con nome, cognome e un bel titolo professionale, svolgendo l’attività di studio in due stanze dell’appartamento in cui abitava. Poi doppio colpo della sorte: il covid che decima i clienti e la disgrazia che colpisce il marito, quasi ottantenne, che si ritrova affetto da una patologia molto vicina alla demenza senile, ma ancora più complicata.
Clienti che se ne vanno, marito bisognoso di assistenza assidua, da una vita da benestante Marisa precipita, nel girodi nemmeno un anno, in un girone infernale di povertà mai dichiarata, sostenuta con dignità, quasi con vergogna. I figli ci sono, sono adulti, ma non sono in grado di darle aiuto. Così, il canone salta. Col canone le utenze, che, per una complicazione ulteriore, rimangono in capo al proprietario. Così, da un lato Marisa e marito non posssono pagare il canone, dall’altro c’è un proprietario che si sente gabbato: non riceve più l’affitto e deve pagare le utenze.
Il cul de sac in cui si trova Marisa è complicato. Potrebbe chiedere la morosità inoclpevole, ma non può perché non ha mai fatto il cambio di residenza dalla casa precedente a quella attuale. Questo è il motivo per cui le utenze sono rimaste in capo al proprietario. Del resto, non potendo fare richiesta di morosità incolpevole a causa della mancanza di residenza nell’immmobile dove effettivamente abita, chiede al proprietario una ricontrattazione del canone, che ammonta a circa duemila euro mensili. Infatti, una pensione assolutamente insufficiente per consentirle di pagare l’intero potrebbe tuttavia essere in grado di evitarle la morosità, con un canone ridotto di almeno il 50 %. Mettendo in conto che il resto servirebbe pr il mero sostentamento e le medicine del marito. Il proprietario tuttavia non vuole saperne di ricontrattare e quindi il procedimento di sfratto va avanti, temporaneamente congelato dal blocco degli sfratti da covid. Congelato negli effetti, ma non nell’avanzamento amministrativo, tant’è vero che, caduto il blocco, Marisa si trova già con l’accesso di forza pubblica. E’ una donna pratica Marisa e quindi si è data da fare per trovare una soluzione per conto suo. La soluzione ce l’ha: ha trovato un nuovo affitto, a circa 600 euro, che però decorre dal primo di giugno. Stamattina, la contrattazione piuttosto turbolenta dello sfratto ha condotto la famiglia a ottenere altri 25 giorni. Venticinque stramaledetti giorni che la separano dal quel mese (oggi siamo al 4 aprile) di maggio in cui, mentre la natura rifiorisce, lei e suo marito si troveranno senza un tetto sulla testa, anziani, lei impossibilitata a lavorare per arrotondare la pensione e consetire quella vita dignitosa che ha sempre difeso, e lui, debole e malato.
Una storia simbolica di questi tempi, dice Laura Grandi segretaria toscana del Sunia, che, insieme allUnione Inquilini, aveva suonato l’allarme da oltre un anno sulla questione sociale che pandemia, precarietà lavorativa, carenza assoluta di risposte dalle istituzioni, avrebbero contribuito a scatenare in città, e a livello nazionale.
“Si tratta di un caso emblematico – dice Grandi – siamo davanti a una famiglia che non ha mai avuto preoccupazioni per il futuro, che messa in ginocchio dall’età avanzata, dalla pandemia, dalla mancanza di lavoro dovuto al covid, si trova improvvisamente a fare i conti con situazioni che mai avrebbe immaginato di dovere affrontare”. Situazioni ormai all’ordine del giorno, che coinvolgono anche famiglie con minori che magari, appoggiate a un solo reddito, si vedono sdrucciolare in situazioni di povertà impensabile senza riuscire tra l’altro neppure a dimostrare il calo di reddito dovuto al covid, restando così senza neppure questo scudo: infatti, spesso, il mercato delle locazioni particolarmente alto a Firenze, conduce le famiglie a fare “il nero”, per riuscire a pagare i canoni. Purtroppo, ciò rende impossibile quantificare la quota di reddito persa a causa del covid. Tutti fuori senza casa, e senza aiuti.
Si tratta di casi che sempre più spesso non vengono intercettati dai servizi sociali, da un lato perché colpiscono famiglie che si “vergognano” della povertà come se fosse una colpa; dall’altro, spesso si esita a rivolgersi ai servizi sociali perché, specialmente quando ci sono minori, nell’impossibilità di offrire soluzioni alla famiglie che permettano al nucleo di rimanere unito, si attuano le “scomposizioni”: in struttura madre e figli, e mariti e fratelli più grandi all’Albergo Popolare, almeno per qualche settimana. Inoltre, si corre anche il rischio di vedersi tolti i minori, se i genitori non sono in grado di dimostrare che possono provvedere ai figli. Così, le famiglie, soprattutto straniere, si nascondono.
“Non ci voleva la sfera di cristallo per immaginare che l’ondata di sfratti che sarebbe arrivata avrebbe avuto sempre più queste connotazioni – conclude Grandi – bastava conoscere la città e il suo tessuto sociale ed economico. La calendarizzazione degli sfratti, che stiamo invocando da quasi un anno come sindacati degli inquilini, serve ad evitare queste situazioni, perché consente di capire in anticipo i bisogni delle varie famiglie, evitando nel contempo che i proprietari vengano danneggiati dalla situazione contingente. Calendarizzazione e cronologia consentono di trovare soluzioni in anticipo, che apporta benefici sia a inquilini che proprietari”.
Foto di repertorio.