Firenze – Sottoscritto ieri da tre candidati alla poltrona di presidente della Regione (Eugenio Giani, Irene Galletti e Tommaso Fattori) il documento che dà il la a quella che dovrebbe essere l’inizio di una nuova politica abitativa pubblica, tesa a dare risposte alle nuove richieste e necessità. Il dibattito sull’abitare pubblico che ieri si è tenuto nel corso dell’evento organizzato da Cgil e Sunia presso la casa del popolo di San Bartolo a Cintoia è stato denso e portatore di nuovi profili e chiarimenti.
La serata è iniziata con un omaggio al presidente nazionale di Unione Inquilini Vincenzo Simoni, che sia pure su posizioni a volte contrapposte rispetto al Sunia, come ha ricordato il coordinatore della serata Simone Porzio, Responsabile Dipartimento Politiche Abitative CGIL Toscana, ha sempre perseguito l’obiettivo comune di tutela e difesa degli inquilini e di coloro per i quali la casa è necessità vitale, cui è stata consegnata una targa che, a causa di problematiche di salute di Simoni, è stata ricevuta dal segretario fiorentino di UI Pietro Pierri. Dopo i saluti di Dalida Angelini, Segretaria Generale Cgil Toscana e di Andrea Vannucci, assessore alla casa, che ha sintetizzato le iniziative messe in campo dal Comune di Firenze (per saperne di più,https://www.stamptoscana.it/emergenza-casa-vannucci-bando-erp-entro-lanno-forse-agli-inizi-dellautunno), la serata è antrata subito nel vivo con l’introduzione di Laura Grandi, Segretaria generale SUNIA Toscana. Tanti gli interventi, che, oltre ai candidati Eugenio Giani, Irene Galletti e Tommaso Fattori, hanno visto il contributo di Luca Talluri, presidente nazionale di Federcasa e di Casa spa, Andrea Raspanti, assessore alla casa Comune di Livorno, Giulia Bartoli, segretaria senerale FILLEA-CGIL Toscana, del dottor David Ianniello al posto di Vincenzo Ceccarelli, assessore alla Casa Regione Toscana, impossibilitato a partecipare, di alcuni responsabili delle autogesioni, fiore al’occhiello dell’Erp in particolare fiorentino.
L’attacco del dibattito è stato tranchant: “Il punto è – ha detto Laura Grandi – che ogni anno crescono i nuclei delle famiglie in povertà. I monitoraggi della nostra associazione ci danno conto del fronte crescente della povertà delle famiglie. Una povertà dovuta in maniera precipua ai costi dell’abitare, che in Toscana, a Firenze in particolare ma ormai su tutto il territorio regionale, incidono per più del 50% del reddito famigliare. Un merito, della Cgil e del Sunia, è quello di aver cercato in questi anni di ridefinire e connotare il vero disagio abitativo. In tempi non remoti si identificava il disagio con le tante famiglie sottosfratto, che sono senz’altro tante, troppe. I dati del Ministero del 5 agosto, ci hanno rivelato che le famiglie sotto sfratto in Toscana sono 9mila, per il 92% si tratta di sfratti per morosità. Numeri altissimi. Ma il numero di famiglie che in tutta la Toscana fra aprile e maggio ha fatto richiesta del contributo affitto straordinario in conseguenza alla perdita di reddito dovuto al covid, è di 19mila”.
Un numero molto più alto, che dimostra che l’asticella dell’emergenza abitativa ormai ingloba quei lavoratori o pensionati che non riescono più a sostenere i costi dell’abitare. “Affitto e mutuo strangolano un numero altissimo di lavoratori poveri, pensionati, giovani costretti ad accendere mutui trentennali per comprare casa in quanto la rata è più bassa dell’affitto – dice Grandi – dimostrando che i costi dell’abitare sono troppo alti. Secondo noi questo problema si risolve con l’edilizia pubblica, almeno in parte. Dobbiamo dare una risposta effettiva e seria a queste famiglie. La soluzione, per questa fascia medio-bassa, è l’accesso a un canone sociale. Da qui la necessità del documento elaborato da Sunia e Cgil. Fra le proposte principali del documento, che vanno dall’edilizia sociale a quella privata, quella di un vero e proprio piano casa per la Toscana, che prende concretezza mettendo in campo un finanziamento costante e strutturale di 20 milioni di euro annui che permetterebbe di ristrutturare in maniera puntuale e veloce tutti quegli alloggi di riuslta, circa 1550-2mila alloggi ogni anno, che spesso restano indisponibili. Oltre a procedere, utilizzando anche i finanziamenti nazionali, a nuove costruzioni di edilizia pubblica. Questa potrebbe essere una soluzione, forse semplice, ma a volte la semplicità è rivoluzionaria. Così potremmo dare risposta alle famiglie in graduatoria. Ricordo che di quelle che fanno richiesta di casa popolare, viene soddisfatto solo il 4%. Del resto, ci troviamo di fronte a una società in continua evoluzione, un’evoluzione ancora più evidente nel panorama dell’edilizia pubblica, dove, per mantenere un equilibrio sociale e evitare conflitti che porterebbero a grossi problemi di convivenza, bisogna fare in modo che le regole siano rispettate. Rispetto delle regole e convivenza civile sono la base delle comunità complesse, come in fondo le case popolari sono. La legge regionale 2/2020 prevede sia le sanzioni, sia la decadenza dall’assegnazione se non vengono rispettate continuativamente le regole. La legge dà ai comuni la possibilità di elaborare i regolamenti di utenza e penso sia molto importante non perdere ciò che, grazie anche al ruolo forte e importante che hanno avuto e hanno le autogestioni, abbiamo ricevuto dagli anni passati”.
Un tema, quello dell’allargamento del numero degli alloggi dell’edilizia residenziale pubblica, che viene considerato strategico, in accordo sia con l’assessore Vannucci che con Grandi, anche da Luca Talluri, presidente di Federcasa nazionale e di Casa spa. Un ragionamento ad ampio respiro il suo, che prende il via dal fatto che il settore della casa è un punto in cui l’idea del pubblico che “fa” è un’idea determinante, che non va smantellata. “Casa, sanità, pubblica istruzione: sono settori che rmangono priorità da coltivare”. Accettando tuttavia i cambiamenti, che vuol dire, prima di tutto, acquisire un’impostazione “di rigenerazione di questo servizio pubblico e di questi enti per garantire la risposta ai bisogni. A mio avviso, il servizio pubblico fatto dal pubblico, quando viene fatto bene, dà la risposta”. I grandi punti su cui lavorare? “Intanto gli elementi infrastrutturali e la gestione. La manutenzione straordinaria, di cui il patrimonio ha bisogno, come testimoniano i molti rappresentanti delle autogestioni presenti, ha goduto negli anni delle risorse consegnate in seguito alla legge nazionale 20/2014, oltre ad altre operazioni, e ultimamente, su pressione di Federcasa, è stato inserito anche il bonus del 110% che è nato solo per i privati, anche per le case popolari. Riteniamo inoltre che l’intervento regionale dovrà diventare strutturale. Accanto a questo tema su cui sono stati già messi tanti soldi reali, pubblici (manutenzione straordinaria e recupero alloggi vuoti, che sono più di tremila a livello regionale e 7-800 per quanto riguarda il lode fiorentino) bisogna anche però ricordare il periodo di vuoto che si è avvicendato negli anni seguenti il 2014, quando si pensò che il sistema Erp potesse essere autosufficiente, basandosi sui canoni. Questo era impossibile proprio per la manutenzione straordinaria, che ha bisogno di un fondo perduto”.
Accanto a questo, il presidente Talluri mette in campo anche un secondo tema, sempre infrastrutturale, che è quello dell’aumento del numero degli alloggi. “Se si vuole giungere in maniera strutturale a far sì che la manutenzione straordinaria raggiunga il risultato di avere zero o quasi zero alloggi di risulta, bisogna pianificare. In Toscana mancano dalle 20 alle 25mila case popolari, a fronte delle 49mila esistenti. Ritengo che giungere a 65mila sia un obiettivo ragionevole, vista la domanda odierna in Toscana che, al netto delle analisi socioeconomiche svolte, tende ad aumentare. I dati degli ultimi 5 anni dimostrano che l’Erp nazionale ha uno zoccolo duro di 6 milioni di famiglie. A mio avviso, il tema dell’allargamento del numero degli alloggi è strategico e si può portare avanti sia utilizzando il tema della rigenerazione urbana come vettore per le aree pubbliche dismesse, che, da quelle demaniali a quelle comunali a quelle regionali, sono sicuramente una potenzialità, sia l’esperienza che abiamo fatto della demolizione ricostruzione con aumento. Il che comporta accettare la sfida della complessità della rigenerazione urbana, accettando anche il rischio di trovarsi di fronte a terreni cintaminati. A mio avviso, su questo fronte si può andare a lavorare non solo col fondo perduto tradizionale storico, che è improbabile che Regione Toscana o Stato che sia possano mettere in campo al 100%, ma anche con la grande occasione dei recovery fund”.
La sottoscrizione del documento della Cgil-Sunia, che nelle sue linee principali chiede il finanziamento stabile dell’ERP regionale con almeno venti milioni di euro all’anno, più alloggi sociali, un regolamento unico di utenza delle case popolari e la revisione della legge sulle locazioni (https://www.stamptoscana.it/casa-calano-gli-sfratti-cresce-lemergenza-cgil-e-sunia-documento-per-i-candidati/) ha visto anche esplicitare la posizione in tema dei tre candidati.
Per quanto riguarda Tommaso Fattori, Toscana a Sinistra, che parla di un “piano speciale per le case popolari” mettendo l’accento anche sulla bioedilizia, “oltre ad attingere al recovery fund, continuiamo a ritenere necessaria una tassa di scopo sulle rendite immobiliari e sui beni di lusso per redistribuire la ricchezza destinandola alle case popolari. E le case popolari vanno previste anche nei centri cittadini, che non possono essere lasciati in balia della rendita, degli speculatori, di Airbnb”, ha spiegato, ricordando la recente approvazione, da parte del Consiglio regionale, della proposta di Toscana a Sinistra che chiede di stilare in tempi brevi “un primo elenco degli immobili pubblici inutilizzati e compatibili con finalità residenziali per programmare l’ aumento del patrimonio di case popolari senza ulteriori consumi di suolo”. Nel medesimo atto di Toscana a Sinistra si chiedeva anche al Governo e al Parlamento nazionale “una proroga degli sfratti per morosità incolpevole fino a dicembre 2021, il rifinanziamento dei fondi per contributo all’affitto per far fronte all’aumento delle richieste presentate e la semplificazione e l’accorpamento delle procedure per il sostegno all’affitto”. Inoltre, “Occorre modificare la legge regionale recentemente approvata – ha spiegato – non bisogna buttar fuori dalle case popolari chi ha magari ricevuto il TFR e perciò supera i parametri Isee o è disabile grave e la famiglia gli ha lasciato dei risparmi per provvedere al suo futuro”.
Centrale il tema delle case popolari anche per Irene Galletti, la candidata dei 5S, che rilancia con la Casa di Cittadinanza: “Con la fine del blocco degli sfratti, gli effetti negativi determinati dal Covid sui redditi medio bassi si faranno sentire in tutta la loro drammaticità – dice Galletti – a fronte a situazioni straordinarie, servono misure straordinarie. Ecco perché nei prossimi giorni lanceremo la proposta di avviare in Toscana la sperimentazione della Casa di Cittadinanza. Una quota dell’attuale reddito di cittadinanza verrà infatti automaticamente vincolata al pagamento dei canoni della casa popolare direttamente all’ente gestore, ma anche degli affitti privati e dei mutui. Una scelta precisa: in un momento di bisogno crescente, noi decidiamo di mettere in sicurezza una componente essenziale, l’abitazione. In questo modo saremo in grado di infliggere un colpo alla morosità, in particolare nelle case popolari, incrementare la liquidità a disposizione dei gestori e, di conseguenza, permettere loro di avviare i ripristini. Meno sfratti, più alloggi a disposizione, liste d’attesa più brevi”.
Infine, il candidato del centrosinistra Eugenio Giani, che rilancia mettendo nero su bianco una scaletta precisa rispetto al complesso mondo dell’edilizia popolare. Al primo punto, che riguarda i 3mila alloggi vuoti da rimettere e riassegnare, il candidato del centrosinistra rlancia: “E’ necessario porsi l’obiettivo di recuperare subito questi alloggi vuoti, recuperando nel contempo, ogni anno a partire dal 2021 al 2025, tutti gli alloggi Erp che si libereranno (che sono, come spiegato, 1500 circa all’anno, ndr), mettendo in campo in totale circa 10mila alloggi in 5 anni”. Un’operazione che dovrebbe vedere, per essere attuata, lo stanziamento di circa 30 milioni l’anno per 5 anni, più venti milioni il primo anno. Secondo step, riguarda la manutenzione e l’efficientamento energetico, oltre la messa in sicurezza sismica del patrimonio Erp esistente, che si configura in oltre seimila edifici per circa 50mila alloggi, il tutto sovvenzionato con l’utilizzo delle risorse provenienti dagli incentivi Eco e Sisma bonus, dei finanziamenti europei Por-Fesr residuali rispetto al progrmma 2014-2020, olte a quelli del nuovo programma 2021-2027, oltre, ancora, alle risorse del Recovery Fund. Terzo punto, massimo impulso alla rigenerazione urbana, mettendo in campo, in un’ottica di programma di costruzione Erp e di Social housing, la modalità della demolizione-ricostruzione con ampliamento o annessione di complessi Erp esistenti. Ancora, sul tema di come fronteggiare l’emergenza abitativa che entrerà nella sua fase acuta verosimilmente al termine del blocco degli sfratti (dicembre 2020), l’idea è lanciare la realizzazione di moduli abitativi multipiano, prefabbricati e poi montati sul posto, smontabili e riutilizzabili, sulla falsariga dei moduli abitativi utilizzati da Casa spa in viale Guidoni. Infine, circa il sistema legislativo che riguarda l’Erp, il progetto lanciato da Giani prevede la manutenzione e l’aggiornamento delle leggi regionali in materia, con uno spiccato rilievo attribuito alle reole e alla legalità: poche, chiare regole che non potranno essere infrante. Pena, l’estromissione dall’Erp.