Firenze – Una giovane donna, di 45 anni, tra poco resterà senza lavoro e senza casa. Una vicenda esemplare, quella della giovane italiana che si vedrà convalidare uno sfratto proprio in contemporanea o quasi della cessazione del contratto di lavoro a tempo determinato, quello che è definito “stagionale”.
Si tratta di un ‘attività di cameriera in albergo. A fine ottobre, alla scadenza del contratto, la giovane donna rischia di vedersi anche togliere le chiavi di casa.
Elisabetta (nome di fantasia) è da vent’anni a Firenze dove ha sempre lavorato con contratti a tempo determinato. si tratta di una famiglia di 4 persone: oltre alla giovane madre. tre figlie, di cui una da pochissimo maggiorenne. Insieme alla vicenda del lavoro e della casa, si vanno a inserire anche le situazioni personali. Elisabetta è in fase di separazione dal secondo marito, con cui ha una figlia, ma è una separazione sofferta, in particolare dal punto di vista economico, in quanto da pochissimo l’assegno di mantenimento è stato abbassato dal giudice: da circa trecento a poco più di duecento.
Il canone d’affitto è di 700 euro, con 100 euro di spese condominiali. Di fatto, lo stipendio di Elisabetta basta solo per il costo dell’affitto e poco più. Neppure le utenze rientrano in ciò che guadagna. E tuttavia, Elisabetta, pur facendo salti mortali, ha sempre pagato il canone d’affitto. Infatti, al sua morosità deriva dal condominio, vale a dire, per quei cento euro che ogni mese è necessario corrispondere per le spese delle scale, luce , ecc.
Per questo, e dal momento che Elisabetta ancora lavora (solo fino a fine ottobre) scatta la morosità. Ma non incolpevole, dal momento che fio a ottobre è al lavoro.
E i servizi sociali? Rivoltasi a loro, si scopre, sorpresa, che non la giudicano un caso abbastanza grave da dover intervenire. Non solo: non può neanche accedere alla carta Sia (sostegno all’inclusione attiva) in quanto questa carta prevede dei requisiti stringenti: almeno tre figli minori, tutti i componenti della famiglia disoccupati, oltre ad almeno un invalido. Il tutto, con Isee prossima a zero.
“Sono senza lavoro e senza casa, a 45 anni, con tre figlie, di cui due minori e un appena diciottenne. Cosa fare?”.
A Elisabetta vengono le lacrime agli occhi: “La mia situazione è in pratica senza scampo, cosa farò? Sono anche in separazione con mio marito”.
Di fatto, una giovane donna viene lasciata completamente sola davanti a difficoltà economiche, finanziarie e di gestione della vita. Tolto il mezzo di sostentamento (il lavoro) perde anche la casa. E nessuno se ne preoccupa.
“Abbiamo aperto la trattativa con la proprietà per cercare di portare il più avanti possibile la consegna delle chiavi che comunque, alla convalida dello sfratto, non va oltre i 30-60 giorni. Tutto questo nella totale latitanza dei servizi sociali. Che ritengono che non ci sia criticità sociale”, dice Emiliano Cecchi Asia-Usb. La domanda sorge spontanea: ma allora, quando c’è criticità?….
“Per quanto riguarda gli alloggi in emergenza, contemplano i casi di morosità incolpevole, disagio sociale grave e disabili “non altrimenti trattabili””. E le strutture? “Se per caso fosse intervenuta la possibilità di andare in una struttura, bisogna ricordare che la figlia maggiorenne non potrebbe restare con loro. A parte il fatto, che le strutture sono sature. Che sia anche per questo che i servizi sociali non la prendono neppure in carico? …” si chiedono dall’Usb.