Elezioni, viva Nardella e viva il lupo

Firenze –  Nel giorno in cui il TAR accoglie i ricorsi dei Comuni e dei comitati contrari all’ampliamento dell’aeroporto di Firenze, Dario Nardella vince la sua sfida e torna trionfalmente a guidare Palazzo Vecchio per i prossimi cinque anni. Una partita giocata in una campagna elettorale sfocata e centrata sui temi della sicurezza e della lotta al degrado. Elementi strategici che hanno permesso a Nardella di mettere in un angolo lo sfidante civico del centrodestra, il non convincente Bocci, ma che ha allontanato qualsiasi dialogo con la sinistra fiorentina.

L’unica vera novità di queste elezioni amministrative è stata Antonella Bundu e sarà con la coalizione di sinistra da lei guidata che il Pd dovrà aprire un dialogo se vorrà domare la nuova opposizione leghista in consiglio comunale.

Con la vittoria al primo turno, Nardella disegna anche la sua autonomia politica e si lancia nel panorama nazionale, dimostrando che Firenze è un laboratorio in grado di arginare l’avanzata del partito di Salvini. I pentastellati, invece, mostrano limiti che sulle rive dell’Arno si erano palesati da tempo. A guardar bene, il voto fiorentino di domenica è quasi la fotocopia di quello del 2014, con una differenza sostanziale: il quadro nazionale di riferimento. Un quadro che ha talmente influenzato le elezioni comunali da espellere i veri temi legati al futuro di Firenze.

La centralità elettorale sulla percezione dell’insicurezza, ha impedito ai candidati un vero confronto sulle politiche del trasporto urbano e sui piani alternativi di mobilità, sull’emergenza abitativa e sul rapporto tra centro storico e riqualificazione delle periferie urbane, sul ruolo di Firenze all’interno dell’area metropolitana e sulla necessaria transizione ecologica della città.

Non è stato possibile discutere del futuro della Fondazione CR Firenze, e, soprattutto, del ruolo dell’industria turistica in relazione alle tutele di una fragile città d’arte e dei suoi residenti. Il sindaco uscente non ha dato risposte ai tanti che chiedono conto del consumo della città e della trasformazione dell’identità attraverso la vendita ai privati di parte del patrimonio pubblico e monumentale di Firenze. Tutti elementi che però dovranno trovare il necessario spazio in azioni amministrative e dibattiti consiliari.

La dimensione nazionale ha sconfitto quella locale. Sono state elezioni che hanno distratto Firenze dai suoi veri problemi, sancendo la nascita di nuovo esperimento, quello di vincere le elezioni lanciando solo segnali di fumo, senza descrivere allo stesso tempo un progetto serio di città. È mancata nella campagna di Nardella una visione realmente partecipata del futuro della Città del Fiore.

In una città che da anni è guidata da una particolare Governance territoriale, il vero approdo, infatti, è quello dell’anno prossimo. La sfida che attende la Toscana nel 2020 per decidere chi sarà il successore di Enrico Rossi.  In bocca al lupo Firenze. E viva il lupo.

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