Elezioni Università: quei due candidati sembrano un “ticket”

Firenze – Giunti al quinto faccia a faccia i candidati al posto di rettore dell’Università di Firenze, assomigliano più a un “ticket” all’americana che a duellanti che non fanno prigionieri. Non si può ancora dire chi dei due – Luigi Dei professore ordinario del Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” o Elisabetta Cerbai, ordinario del Dipartimento di Neuroscienze, Area del Farmaco e Salute del Bambino – occuperà la poltrona più importante del palazzo di San Marco, ma oggi nell’aula 10 di via Laura davanti a una platea di docenti di scienze umanistiche hanno dato l’impressione di essere destinati comunque a lavorare insieme.

I due, intanto, si pongono in assoluta consonanza e continuità con la gestione del rettore uscente, Alberto Tesi. La Cerbai a maggior ragione come prorettore uscente, ma anche Dei  che ha esordito parlando di una giunta uscente che “ha traghettato l’ateneo in maniera eccellente” in un periodo di “tempesta normativa”. Certo ora bisogna “rilanciare l’università con un progetto culturale a 360°” ma la strada è quella aperta da Tesi.

Ciò che ne consegue in termini di programma per i prossimi sei anni (almeno quello enfatizzato nei faccia a faccia) è assolutamente complementare.  Il matematico guarda più all’interno del sistema universitario, parla di reclutamento di giovani ricercatori per costruire l’Università del futuro, sottolinea la necessità di valorizzare le efficienze, di razionalizzare l’organizzazione, di semplificare le procedure. “Questo ateneo generalista ha una forte potenzialità grazie alla elevata biodiversità e il suo valore aggiunto è far convivere corsi per pochi con i corsi per tanti”, dice.

Il problema dal punto di vista della didattica è la forte emorragia di studenti che se ne vanno dopo il corso triennale, uscite che non sono compensate dalle entrate e dunque “occorre una rivisitazione dell’offerta formativa con qualche scelta innovativa per diventare più competitivi” per esempio inventando corsi di laurea in comune con gli altri atenei toscani, “pensando in maniera più grande il sistema regionale dell’alta formazione”.

Se Dei guarda alla macchina, la  Cerbai ha l’occhio rivolto all’esterno e la diversa prospettiva emerge anche dal modo di esporre i contenuti del programma, più suggestivo nel lanciare idee in grado di acchiappare la simpatia degli umanisti. Per esempio gli slogan: “una Università forte, libera e aperta” che sia il “pacemaker” di Firenze che non è solo una città universitaria, ma anche il cuore della cultura, dell’arte e della scienza”.

Guardare all’esterno vuol dire parlare al mondo del lavoro, cercando di affermare il valore della cultura: “L’Università porta in sé un valore aggiunto non solo per quello che faremo dentro, ma anche per quello che porteremo fuori”.  E se il dipartimento non ha risorse sufficienti per volare alto, ecco che l’Università deve intervenire per garantirne la crescita. Nel suo linguaggio la biblioteca umanistica di piazza Brunelleschi deve diventare uno “smart hub”, un centro attività intelligente,  fornendo servizi di qualità.

Una delle poche differenze di sostanza riguarda la Fondazione per l’Innovazione e la Ricerca che Dei vorrebbe trasformare in un consorzio per adattarla al nuovo assetto metropolitano e Cerbai vuole mantenere nella forma giuridica attuale perché più flessibile per le esigenze contrattualistiche dell’ateneo.

Nel toto-rettore per le elezioni del 3 e 4 giugno sembra in vantaggio Dei, ma Cerbai può contare sull’esperienza già fatta e, soprattutto, sull’appoggio dichiarato della maggioranza dei docenti di Medicina, che ha avuto sempre il ruolo di “kingmaker”, ma sono in molti a giurare che i giochi siano tutt’altro che definiti. E intanto i due continuano il loro road-show in comune con un ineccepibile (e sospetto) fair-play. Chi vince guiderà una realtà di 60mila persone, con una popolazione studentesca di 50mila persone. Il bilancio di previsione 2015 stima entrate per 443 milioni, di cui 225 dal fondo nazionale e 44 dalle tasse di iscrizione.

 

 

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