Firenze – Chissà se in questa rumorosa campagna elettorale ci sarà spazio, anche se minimo, per discutere di programmi e non solo di slogan. Compito difficile. Bisogna leggere. Concentrarsi. Cercare di capire. Noi ci proviamo. Ci siamo letti il Programma del PD. E riportiamo alcune impressioni. Ma non sul programma generale. Piuttosto su uno spaccato che ci pare di particolare interesse. E cioè la vita dei trentenni.
Di quella fascia di età dimenticata. Non più giovani. Non ancora maturi, ma in qualche modo obbligati ad entrare nel mondo del lavoro e nella vita sociale adulta fra tante difficoltà individuali, psicologiche, e di sistema. Uno spaccato importante per il futuro del paese. Occorre ritornare a dare ai giovani una speranza e una spinta, anche emotiva, verso una società più giusta e più vivibile. Con meno ansie e più opportunità di crescita individuale e collettiva.
Il piano si apre con un giusto approccio: occorre “rendere universale ciò che è stato per troppo tempo solo per qualcuno. Nell’affermare che i diritti, le tutele, le opportunità o sono anche per l’ultimo della fila o, semplicemente, non sono”. Insomma una rimessa in ordine dei benefici che lo Stato dà a certe categorie di cittadini superando la pletora di aiuti, incentivi e sgravi che hanno caratterizzato le politiche sociali del paese e di cui oramai si è perso il segno in termini di meritorietà.
E veniamo quindi ai nostri giovani trentenni che si affacciano alla vita adulta. In primo luogo il lavoro. Sappiamo che è un tasto importate. Ci sono stati segnali di miglioramento negli ultimi anni nel mercato del lavoro di questa fascia di età ma siamo solo all’inizio di una necessaria “riscossa”. Contro la precarizzazione troviamo due importanti strumenti. Il primo è il salario minimo ex lege. Una cosa che non mette in discussione la contrattazione nazionale ma che dà un paletto minimo non eludibile.
Qualunque cosa si faccia e ovunque la si faccia non si può essere pagati meno del salario minimo. E qualunque giudice del lavoro può sanzionare quei datori di lavoro che contravvengono a questo minimo. Non ci sarà più spazio per la consegna di pizze a cinque euro l’ora. Il secondo riguarda invece l’alleggerimento del costo del lavoro a tempo indeterminato rispetto a quello a tempo determinato che favorirà le forme di lavoro più stabili.
Si prevede che “ alla fine della prossima legislatura il costo dei contributi per il lavoro a tempo indeterminato sia al 29% rispetto al 33% di oggi”. E per chi sarà ancora assunto a tempo determinato si propone “di introdurre una buonuscita compensatoria che l’impresa dovrà pagare a un lavoratore che non viene stabilizzato, in maniera proporzionale alla durata cumulata dei contratti temporanei che ha avuto”.
Il tutto sarà poi accompagnato da un sostegno alla formazione continua. “Ogni lavoratore avrà un conto personale della formazione per un monte ore complessivo minimo iniziale di 150 ore. E che varrà per tutta la vita, indipendentemente dalle transizioni da un contratto di lavoro a un altro o da una forma di lavoro a un’altro”.
I nostri giovani adulti vorranno poi farsi una famiglia e magari avere dei figli. Una famiglia di qualunque tipo secondo le proprie scelte individuali. Con un’ampia scelta fra le tante famiglie consentite dal sistema di diritti riconosciuti loro dalle leggi dei Governi Renzi e Gentiloni in questa legislatura.
E qui la batteria degli strumenti di appoggio diventa rilevante: si va da un contributo affitto fino a 150 euro al mese per i giovani sotto 30 anni, a un contributo per il costo dell’asilo nido o della baby sitter fino a 400 euro al mese per i bambini sotto tre anni e ad una misura fiscale unica con “240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni”. Inoltre alle madri che, dopo aver partorito, vorranno tornare al lavoro prima dei 6 mesi consentiti al 30% dello stipendio verra’ dato “ un beneficio, sotto forma di buono, per le spese di cura”.
Insomma un pacchetto ampio che potrà aiutare le giovani famiglie, specialmente quelle che vogliono avere dei figli, ad avere un futuro più sereno e con maggiore possibilità economica per la gestione della vita quotidiana.
Infine, anche se l’età della pensione è lontana per questa fascia di cittadini, sappiamo che le aspettative su questo punto creano oggi non poche ansie e tensioni specialmente fra quei giovani che cominciano tardi l’ingresso nel mondo del lavoro e che paventano una scarsa continuità e stabilità nel lavoro. Su questo punto viene proposta “una pensione contributiva di garanzia, costituita da un livello di reddito pensionistico minimo di 750 euro mensili anche con 20 anni di contributi. E che cresce di 15 euro al mese per ogni anno di presenza sul mercato del lavoro successivo ai 20 anni di contributi, fino a raggiungere un massimo di 1.000 euro mensili”.
Di fatto si riconosce una pensione minima di 1000 euro ai nuovi lavoratori qualunque sia il loro percorso di carriera e il loro complesso di contributi versati nel corso della vita lavorativa. Una misura che dovrebbe diminuire in parte l’ansia verso il futuro di questa generazione.
In conclusione si può dire che il Programma del PD per questa fascia di giovani adulti non è un libro dei sogni che risolve tutto ma è un programma credibile e fattibile che aiuta l’ingresso nel mondo adulto. Sta poi ai giovani spingere più in alto con le proprie capacità e il proprio impegno la crescita economica, sociale e civile del paese al fine di pervenire a più ambiziosi obiettivi per sè stessi e per l’intera comunità nazionale.