Elezioni, per la lista Pd contano anagrafe e genere

La lista del Pd alle prossime amministrative, la lista del vicesindaco Nardella, si è trasformata in breve tempo in un complicatissimo gioco di pazienza. Infatti, le direttive imposte dalla maggioranza, che ha bisogno di dimostrare con forza sul territorio che il “cambio verso” di Renzi è davvero un forte segno di discontinuità, impone la ricerca di candidati che mostrino ognuno un certo “quorum” di diversità. Il che significa, per esempio, che a capo della lista per Palazzo Vecchio, non basta essere donna e possibilmente giovane, ma si cerca anche una candidatura che sia in qualche modo meno sbilanciata sotto l'aspetto dell'appartenenza partitica e più improntata al mondo delle professioni. Ma se entro stamattina dovrà essere comunicato al partito il nome, qualche scossa tellurica è avvenuta all'interno del partito cittadino soprattutto in quella che possiamo chiamare l'opposizione interna, innanzitutto civatiana. Infatti, secondo quanto spiega e ricostruisce Iacopo Ghelli, candidato alle primarie contro Nardella per l'area Civati che ha “costruito” (dal nulla, specifica lui) uno “zoccolo duro” di oltre il 9% di voti, all'area non è stato dato, su 36 candidati a Palazzo, neppure un posto. Ma non c'è Andrea Abbassi? No, dice Ghelli, si tratta di un signore che ci ha “bazzicato per un periodo, ha litigato con tutti e non rappresenta minimamente una candidatura di area”. Dunque, secondo la posizione espressa da Ghelli, area Civati fuori. Anche se qualcuno aggiunge, dalle retrovie, che  la posizione di Ghelli non è condivisa del tutto neppure nello  stesso gruppo civatiano. Non solo: riferendosi anche alla candidatura di Maria Grazia Pugliese, che parrebbe non in lista sostituita da una giovanissima candidata di “gusto” più in linea con i dettami della maggioranza, “si è giocato un meccanismo di depotenziamento delle candidature non in linea con la maggioranza, mettendo persone che hanno meno probabilità di attirare voti. Tutto ciò a nocumento dello stesso partito”.

Intanto, un'altra partita piuttosto interessante ha visto una conclusione per niente scontata: infatti, l'accettazione da parte di Mirko Dormentoni di spostarsi alla presidenza del Quartiere 4, proposta pare dallo stesso Nardella, potrebbe aver risolto una questione spinosa per la maggioranza, essendo il Q4, com'è noto, uno dei quartieri con meno simpatizzanti renzian-nardelliani di Firenze. “Ottima notizia, personalità e caratteristiche giuste, persona legata al territorio, con profili  perfetti dal punto di vista della capacità relazionale e della conoscenza della realtà del Quartiere 4”, è il commento del presidente uscente (dopo due mandati) Giuseppe D'Eugenio, presidente d'altra parte amatissimo e sostenuto in modo trasversale dai cittadini, tanto che si era ventilata anche una sua riconferma, pur avendo già raggiunto i due mandati  limite. D'altro canto, la scelta di Dormentoni di tornare al territorio, ha scatenato un'altra bella bagarre interna: chi prende il suo posto? Vari confronti anche agitati, pare che a spuntarla sia stato Alessio Rossi, un giovane, che aveva fatto la scelta di avvicinamento a Alessandro Lo Presti. Si scatena la battaglia, ma sembra che passi, tra l'altro in “fascia alta” dal momento che, data la giovane età (sotto i trent'anni) e date le direttive, si guadagna per merito anagrafico un posto “in alto”. Già, perché il criterio principe della composizione della lista per Palazzo Vecchio parrebbe: donne e giovani, giovani, gli altri per ordine alfabetico. Con buona pace ( o no) di tutti. Del resto, i capilista già noti ai quartieri sono esemplificativi del “merito anagrafico”: quelli che diamo per certi, sempre col margine dell'ultima decisione pendente, al Q1 Edoardo Amato, classe 1987; al Q2 Margherita Vitali, classe 1995; al Q3 Letizia Perini, classe 1994.

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