Firenze – Ancora poche ore, poi il silenzio, finalmente. La campagna elettorale più scialba e anomala degli ultimi 40 anni sta per concludersi poi tutto passerà nelle mani degli elettori che domenica 25 settembre dalle 7 alle 23 dovranno scegliere i loro rappresentanti per Camera e Senato. Scegliere però è un eufemismo perché le persone che si recheranno alle urne si troveranno in pratica tutto già bell’e pronto, confezionato nelle stanze delle segreterie dei vari partiti. Merito della scriteriata legge elettorale che va sotto il nome di “Rosatellum” dal nome dell’ex Pd ora in Italia Viva Ettore Rosato che l’ha concepita. Oddio, non che le cose prima andassero meglio, vedi il precedente “Porcellum” pensato dal leghista Calderoli che tempo dopo lo definì come “una autentica porcata”. Ma fino a quando è stata garantita la possibilità di indicare delle preferenze, scrivendo nome e cognome del prescelto oppure indicandone il numero, se non altro la facciata della democrazia era salva. Con il Rosatellum invece le cose sono assolutamente diverse.
La novità più importante di questa consultazione è che anche i diciottenni saranno ammessi a votare per il Senato: prima bisognava averne 25. Nel calderone delle proposte e dei programmi (scarni questi ultimi) sono entrati un po’ tutti i temi caldi di queste settimane: il caro energia, il rigassificatore, il lavoro, le bollette, i prezzi aumentati, la guerra in Ucraina e la richiesta di pace, la salvaguardia dell’ambiente solo per citarne alcuni in una specie di mix in cui spesso si faticava a vedere le differenze tra uno schieramento e l’altro.
La legge elettorale – In origine i 630 seggi Camera erano così distribuiti: 232 collegi uninominali, 386 in circoscrizioni proporzionali a cui di aggiungevano 12 eletti all’estero. Al Senato i numeri erano rispettivamente: 116, 193 e 6. Con il Rosatellum la Camera adesso è eletta sul territorio nazionale in 147 collegi uninominali, 245 in circoscrizioni proporzionali a cui si aggiungono 8 eletti all’estero. Al Senato i numeri sono 74, 122 e 4. Questo per effetto della riduzione del numero dei parlamentari: rispettivamente 400 onorevoli e 200 senatori. Il voto è unico, va ad una lista e si riporta al candidato uninominale collegato a tale lista. I partiti possono presentarsi da soli o coalizzati. Ci si può candidare per una medesima Camera (non a Camera e Senato insieme) in un collegio maggioritario (uninominale) e in 5 nel proporzionale (plurinominale). Nel maggioritario vince e viene eletto chi prende più voti.
Nel plurinominale a lista bloccata di quattro nomi invece l’elezione scatterà a secondo del successo riportato dal partito o dalla coalizione e premierà soltanto il primo o al massimo il secondo nell’elenco. E questo è il motivo per cui molti “big” della politica hanno scelto di candidarsi nel proporzionale anziché sfidarsi nel maggioritario con il rischio magari poi di essere sconfitti. Ogni lista ha uno sbarramento nazionale del 3%, mentre le coalizioni, per essere considerate tali, hanno uno sbarramento nazionale del 10% e devono avere almeno una lista sopra il 3.
Come si vota – Ai seggi verranno consegnate due schede: una scheda gialla per l’elezione del Senato e una rosa per la Camera. L’elettore troverà sia il nome del candidato per il collegio uninominale che la lista o la coalizione di liste che lo sostengono. Accanto i quattro nominativi del plurinominale, ossia le cosiddette liste corte “bloccate” già decise in precedenza dalle segreterie dei partiti sulle quale l’elettore non ha alcun potere. Per esprimere il proprio voto si può tracciare una X sul nome del candidato all’uninominale e in quel caso il voto si estende anche alla lista che lo sostiene o, se ci sono più liste, alle liste proporzionalmente ai voti ottenuti nel collegio; oppure una X sul nome del candidato all’uninominale e anche sul simbolo della lista o di una delle liste che lo sostengono; o infine una X solamente sul simbolo di una lista e in questo caso il voto si estende anche al candidato sostenuto all’uninominale. Non è ammesso il voto disgiunto pena l’annullamento della scheda. Una volta terminate le operazioni di voto si andrà subito allo spoglio delle schede.
Duelli eccellenti – La Toscana eleggerà rispettivamente 24 deputati (9 uninominale maggioritario, 15 proporzionale) e 12 senatori (4 uninominale maggioritario, 8 proporzionale). Per la Camera nel collegio uninominale 8 (Scandicci) Emiliano Fossi (ex sindaco di Campi) per il Centrosinistra dovrà vedersela con il deputato uscente di Italia Viva Gabriele Toccafondi. Outsider per il centrodestra Chiara Mazzei (FdI). Nel collegio uninominale 7 (Firenze) altro scontro interessante da vedere tra Federico Gianassi, ex assessore al bilancio della Giunta Nardella, per il Centrosinistra e Lucia Annibali (IV-Azione). Outsider per il centrodestra Angela Sirello (FdI). A Grosseto-Siena lo scontro è tra l’ex Governatore Rossi per il centrosinistra e Stefano Scaramelli di Italia Viva. Altro bel match ad Arezzo dove i contendenti sono Vincenzo Ceccarelli (Cs), Tiziana Nisini (Cd) e Lucia Cherici (IV-Azione). A Pisa infine a furor di popolo nell’uninominale c’è Stefano Ceccanti (Centrosinistra). Se la vedrà con Edoardo Ziello (Lega Salvini) candidato dal centrodestra. Promette scintille infine il duello a Prato tra la deputata uscente di Forza Italia Erica Mazzetti (Cd) e Tommaso Nannicini per la coalizione di centrosinistra.
Al Senato i confronti più interessanti sono a Firenze dove si scontreranno nell’uninominale Stefania Saccardi (Iv –Azione), Ilaria Cucchi (Centrosinistra) e Federica Picchi (FdI-Centrodestra); ad Arezzo-Siena-Grosseto con la sfida Silvio Franceschelli (Cs)-Simona Petrucci (FdI-Cd). Nel plurinominale che comprende tutta la regione in corsa tra i vari candidati ci saranno Dario Parrini, ex segretario regionale Pd; Marco Taradash (+ Europa), Massimo Mallegni (Forza Italia), Matteo Renzi (Azione-IV), Claudio Borghi (Lega Salvini), Patrizio La Pietra (FdI).