Europa, per l’assessore regionale allo sviluppo economico della Regione Emilia Romagna Vincenzo Colla: non bisogna, assolutamente, “alzarsi da quel tavolo”. Lo dice nel corso del suo intervento, al convegno Europa 2024 organizzato dalla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, il 12 gennaio scorso a Firenze., “il voto europeo prossimo non può essere un voto schizzinoso sul merito dell’ancoraggio europeo – dice Colla – Sarebbe un errore tragico, in uno scenario come questo, in cui emerge un dato economico che diventa anche valore aggiunto; bene il welfare, ma bisogna fare anche valore aggiunto; senza valore aggiunto è difficile fare welfare”.
Un welfare che deve essere considerato, citando Jacques Delors, “motore di sviluppo”, perché “non si costruiscono imprese nel deserto, l’abbiamo visto col Covid”. Ma per far rete con il sistema economico europeo”, è necessario avere una produzione ad alto valore aggiunto, è necessario avere la carta d’identità della serietà di chi produce valore aggiunto, per difenderli. Nello stesso tempo, quel valore aggiunto deve creare quell’economia sociale indispensabile per far reggere un sistema democratico. Del resto, è questa la grande forza dell’Europa: la qualità del lavoro e del suo welfare, che è stata la più grande operazione di redistribuzione; scuola, sanità …. Non è che la politica è sorda, in Europa. Non è più in grado di redistribuire”. Un esempio, i grandi soggetti economici che si concentrano su se stessi, hanno la ragione sociale in Irlanda, pagano lo 0,5 per cento di tasse. “Oltre ad avere il potere della tecnologia, hanno anche il potere economico”.
Tirando le fila, spiega Colla, “ciò significa che c’è un nuovo potere anche politico sul terreno della ridistribuzione, dal momento che la competizione viene esasperata, ma non essendoci una redistribuzione equilibrata, la competizione diventa sleale”.
Prendendo alcuni punti fondamentali che ha messo il campo l’Europa, ad esempio la tecnologia, l’intelligenza artificiale,” ci rendiamo conto che il digitale ormai è un tratto culturale che non si limita all’economia, coinvolge i saperi, la scuola, è traversale, abilitante,e comprendiamo che abbiamo bisogno di più tecnologia, non meno tecnologia. L’Europa, sebbene in ritardo, sta riprogettando il suo sistema dell’infrastruttura: si prenda il Tecnopolo di Bologna, abbiamo infrastrutture eccezionali, fra cui il super computer Ecmwf per lo studio del clima in tutta Europa, e Leonardo, il quarto computer più potente del mondo. Senza i finanziamenti europei non si andava da nessuna parte”.
Attenzione però, perché quella tecnologia, altissima e sofisticata, polarizza, “non è vero che non succede niente – continua Colla – si rischia di avere degli ottimati e sotto una bolla di lavoro povero, di imprese povere che hanno l’analfabetismo dell’innovazione; mentre invece la storia della tenuta democratica dell’Europa era quella di una redistribuzione che aveva creato un ceto medio che non erano i ricchi, un ceto medio molto diffuso, la middle class di Obama, che aveva quella cultura che consentiva l’inclusione delle fragilità, una middle class molto forte. Mentre questa tecnologia è molto veloce e molto polarizzante”.
Perciò, la modalità con cui si gestirà e si gestisce questo cambiamento sarà fondamentale. ” dal momento che, se non ho una struttura forte, chi si occuperà di servizi potrà anche essere pagato con stipendi miseri”; il che significa che l’occupazione potrà crescere, ma come sarà il lavoro? “Al primo punto invece è necessario recuperare una forza economica che permetta di attuare una redistribuzione per una nuova economia sociale quale condizione per inserire le debolezze di competenze e di sapere. Dobbiamo avere più innovazione, ma deve diventare, per capirsi, un’innovazione più “di popolo”. mentre ad oggi è ancora troppo elitaria”.
In foto Vincenzo Colla