Elezioni e liste, Pd febbrile, tutti vogliono entrare nella “fortezza” Toscana

Firenze – Passano le ore, s’avvicina il momento della chiusura delle liste per poi inviarle a Roma, e ancora i giochi sono sul tavolo, si rincorrono i nomi, saltano puzzle ormai dati per soluti. Il ruolo in assoluto più pesante lo gioca senz’altro il vero protagonista di queste elezioni, vale a dire il sistema elettorale, di fatto proporzionale “temperato”: un sistema che, senza premi di maggioranza come quelli cui il Paese si era abituato, stringe il campo delle “sicurezze” e dilata quello dei “risultati finali”. O per meglio dire, le “maratone” per conoscere il vincitore saranno di “almeno due giorni”, da un lato, e dall’altro ci consegneranno mandati esplorativi, ipotesi da vagliare, prima che gli italiani sappiano in che mani sarà messo il Paese.

In Toscana, la ricaduta più evidente di questo stato di cose è l’affollarsi attorno alle liste uninominali, che sono, di fatto, lo strumento “premiante” per i leader dei “cespugli”, vale a dire quelle formazioni politiche che, non avendo possibilità con le liste proporzionali, “devono” richiedere la testa dell’uninominale (vale a dire, le liste a sistema maggioritario) per avere la sicurezza di passare. Un “premio” richiesto al Pd, in particolare in Toscana ed Emilia, dal momento che è ormai, secondo l’opinione corrente,  solo in queste regioni che si contano i seggi “sicuri”. Quindi, largo ai vari leader di coalizione, come ha dimostrato, nei giorni scorsi, l’affaire Lorenzin, “scaricata” secondo alcuni, a Prato, in barba a chi ormai in fila da tempo avrebbe preferito candidati legati al territorio con una storia riconoscibile dagli elettori. Una scelta che avrebbe scatenato malumori e tanti, garbati o meno, “no grazie”, in barba alle riscoperte origini toscane della ministra, che, si scopre, ha madre di Campi Bisenzio.

Altro affare sarebbe la sempre più vicina candidatura all’uninominale, per la circoscrizione che comprende Piana-Mugello, di Riccardo Nencini, il viceministro segretario socialista, che tutto sommato approfitterebbe di un ritorno a casa (essendo mugellano) e potrebbe incanalare il vecchio voto socialista mai definitivamente spento in quella zona d’origine. Certo, ma se la vedrebbe, se dovesse spuntarla sull’altra opzione del Pd, vale a dire David Ermini, con Alessio Biagioli, sindaco di Calenzano, grande promessa di Leu, che potrebbe dragare un bel po’ di voti (ha alla sua anche il sindaco di Sesto, sempre più popolare, Lorenzo Falchi) in una zona che ha tradizioni molto forti. Di sinistra. Fra le “sicurezze” , rimangono Luca Lotti e Laura Cantini su Empoli, rispettivamente per Camera e Senato. Sicuri, dicono dal partito, in quanto si tratta di “fortezze” blindate.

Altra sicurezza, (sembra, visto che fino all’ultimo sarà impossibile dichiarare “sicurezze”) è l’assenza dalle liste dei due grandi baroni delle preferenze fiorentine, vale a dire Eugenio Giani e Stefania Saccardi, che, come dicono nei corridoi cittadini, “si scanneranno” per la presidenza della Regione. Oppure, attenderanno con un patto fra gentiluomini, di giungere laddove hanno sempre desiderato giungere, magari alla poltrona di Nardella per quanto riguarda Giani, sempreché si trovi qualcosa da fare a “Dario”, ovviamente quando giungerà il termine del mandato da sindaco. Ma queste sono già cose del futuro, che stanno “sulle ginocchia di Giove”.

Tornando alle prossime elezioni, è interessante prendere in considerazione le vicende dei fratelli coltelli, rispetto al Pd, di Leu. “Uscenti molti, entranti tanti”, dicono da Firenze. Fuori gioco ormai la Tea Albini, che ha esaurito i due mandati, rampante e in piena forma Flippo Fossati, che rientrerà senz’altro alla Camera con Alessia Petraglia al Senato, e questi sono “i sicuri”. Ma i vari Daniela Lastri, Boldrini, Speranza (su cui ancora si discute per Firenze, al Senato) senza dimenticare Simoni? … Tutti in Toscana? Sì, perché “è sicura”, come in parte l’Emilia Romagna. Tant’è vero che arriva anche Nicola Fratojanni, che “cala” su Pisa.

 

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