Due parole sulla legge elettorale, definita Rosatellum, in realtà Mattarellum rovesciato, con un terzo di collegi uninominali maggioritari e due terzi di quota proporzionale con listini bloccati. Siamo all’emergenza, non c’é tempo per approvare la legge migliore. C’é solo il tempo per approvare una legge che sia meglio dell’attuale. Che é quel che resta dell’Italicum alla Camera e quel che resta del Porcellum al Senato. Per di più con evidenti incompatibilità (le liste alla Camera, le coalizioni al Senato, lo sbarramento al 3 alla Camera e all’8 regionale al Senato). Dunque meglio il Rosatellum che uniforma Camera e Senato, rende possibili, anzi necessarie, per l’una e per l’altro, le coalizioni, permette a una eventuale lista a sinistra e a destra del Pd di presentarsi coalizzate, permette a Forza Italia di distinguersi dalla Lega.
Restano due obiezioni che, se non fossimo in emergenza, si potrebbero anche approfondire. La prima riguarda il voto unico. L’ho scritto a suo tempo quando si parlava di modello tedesco. Lo ha ripetuto Onida ieri sul Corriere. E’ di dubbia costituzionalità l’espressione di un voto a un candidato sul proporzionale che si trascina dietro di conseguenza un voto a un altro candidato sull’uninominale. Il Mattarellum prevedeva infatti il doppio voto. Anche rovesciandolo dovrebbero valere le stesse norme. La seconda è riferita alle liste bloccate. Personalmente sono sempre stato favorevole alle preferenze (sono stato eletto due volte alla Camera scelto dagli elettori, e una volta nominato, ma c’é differenza, grande). E’ vero che nell’uninominale si sceglie un nome, ma quest’ultimo è espressione di un simbolo, mentre nel proporzionale i listini sono bloccati, con la possibilità di seminare ben cinque candidature in altrettanti collegi.
Nell’emergenza accettiamo anche il ricorso alla fiducia. Senza, sarebbe stato assai complicato far passare una legge con la richiesta di plurimi voti segreti e con le preoccupazioni dei singoli parlamentari rispetto alla loro rielezione. Vi fece ricorso anche De Gasperi nel 1953 per quella legge che socialisti e comunisti vollero definire “truffa” e che invece attribuiva solo un premio (per la verità un po’ troppo alto) a una coalizione che avesse superato la soglia del 50 per cento. Nel ricorso alla fiducia non c’è nulla di incostituzionale, anche se, per la verità, il cosiddetto Rosatellum è una legge di emanazione parlamentare.
Questa nuova legge rende possibile, dunque, la presentazione di liste sul proporzionale, che poi si collegano sull’uninominale. Si va profilando dunque la nuova geografia del centro-sinistra e nuove opportunità per i socialisti. Oltre al Pd ci sarà una lista centrista con Alfano, forse Calenda, ex Udc e Scelta civica, verdiniani. Poi ci sarà una lista che dovrebbe far leva su Emma Bonino, Forza Europa di Della Vedova, i radicali (forse non tutti). Non so se ci sarà, in questa lista, se ne farà una sua o se deciderà di non fare alleanza col Pd, l’ex sindaco di Milano Pisapia sul cui futuro aleggia un destino alla Segni o alla Monti, se dovesse cambiare ancora posizione. Vedremo. Resto convinto che il Psi debba concorrere con i suoi candidati a una lista riformista, laica, liberale, una sorta di Rosa nel pugno due aperta anche a nuove componenti ideali. Vedo che anche Letta e Prodi sono in movimento. Magari. Tutto quello che nasce, all’interno del centro-sinistra, con una vocazione competitiva, ma non alternativa, al Pd può raccogliere il nostro consenso. Lo ha già dichiarato Riccardo Nencini. Sottoscrivo.