El Baradei: in Libia l’Europa ha sbagliato tutto

Firenze – “Abbiamo bisogno di voi, dell’Europa, per insegnarci il senso della convivenza. E’ una lezione che voi avete imparato durante i lunghi anni di conflitti tra protestanti e cattolici, dopo battaglie contro le dittature e con l’aiuto di movimenti filosofici e intellettuali come l’Illuminismo. Le primavere arabe che io sostengo con convinzione, sono un lavoro in corso. In Europa ci sono voluti secoli per creare società democratiche, prospere e pacifiche. Spero che per i paesi arabi non ci vogliano secoli e che con il vostro aiuto questo processo di democratizzazione sia più rapido

Parla dal palco del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, Mohamed El Baradei, ex direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e Premio Nobel per la Pace nel 2005. E’ l’ultimo giorno del convegno The State of the Union, organizzato dall’Istituto universitario europeo, e gli è stato chiesto di spiegare che cosa sono state per lui le Primavere arabe e il ruolo positivo che dovrebbe avere l’Europa.

Erano inevitabili le rivoluzioni che stanno profondamente cambiando il Medio Oriente, “non si tratta di se sarebbero esplose, ma quandoperché i vecchi regimi oppressivi non potevano continuare a lottare contro i loro popoli, contro i giovani che si formano e si informano attraverso i social network, e che chiedono di potersi costruire un futuro. Le Primavere arabe sono “lavori in corso”, non sono esaurite, è un processo che si sta svolgendo, El Baradei lo paragona alla storia dei paesi europei: quella stessa storia, quelle stesse lotte tra popoli soppressi e regimi dittatoriali, tra correnti religiose, tra coloro che vogliono conquistare fette di potere si ripetono oggi in Egitto, Libia, Siria, Iraq. Anche l’Europa nel suo passato ha conosciuto intolleranza e incapacità a convivere ma nel tempo e con grosse ferite, ha imparato il valore della convivenza.

Nel 2003 Mohamed ElBaradei è stato un fermo oppositore dell’intervento militare americano in Iraq, lo rivediamo nelle immagini dei telegiornali camminare in terra irachena alla ricerca di tracce di “armi di distruzione di massa” e lo ricordiamo discutere invano con il governo Bush dimostrando che l’Iraq non aveva acquistato uranio dal Niger. Sostenitore di azioni politiche e diplomatiche contro quelle militari, ricorda all’Europa quanto sia importante il suo contributo al successo delle rivoluzioni arabe ma “non serve esportare armi o fotografare Piazza Tahrir, l’Europa può fare di meglio, può esportare l’ossigeno della democrazia”, serve un saggio soft power, l’abilità politica di insegnare e persuadere con la diplomazia e la cooperazione.

Intervenendo in Libia è stata polverizzata una società e non c’era nessuna strategia per il dopo. Un popolo che è stato oppresso per 50 anni è stato lasciato solo ad affrontare la transizione verso la democrazia. Ma il passaggio da dittatura a democrazia è lento, nel frattempo si scatenano le lotte per il potere a cui assistiamo oggi. E’ delicato gestire la ricostruzione, gli interventi esterni saranno accettati e visti con occhio meno ostile se al popolo arabo sarà chiaro che si interviene per sincera solidarietà e non per interessi geopolitici”.

Tutte le questioni arabe sono interconnesse: la questione israelo-palestinese, la guerra in Siria, l’intervento dell’Arabia Saudita in Yemen, l’accordo tra gli Stati Uniti e l’Iran. El Baradei ricorda la Conferenza di Parigi dove fu negoziata la pace dopo la Grande Guerra, oggi l’Europa dovrebbe farsi promotrice di una Conferenza simile dove tutte le contese fossero affrontate insieme in maniera razionale per raggiungere l’unica cosa veramente importante: la dignità umana, perché avverte “In medio oriente il clima è particolarmente belligerante e basta un fiammifero, non credo che un’esplosione rimarrebbe contenuta nella regione ma si trasformerebbe in una guerra globale”.

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Erano inevitabili le rivoluzioni che stanno profondamente cambiando il Medio Oriente, “non si tratta di se sarebbero esplose, ma quandoperché i vecchi regimi oppressivi non potevano continuare a lottare contro i loro popoli, contro i giovani che si formano e si informano attraverso i social network, e che chiedono di potersi costruire un futuro. Le Primavere arabe sono “lavori in corso”, non sono esaurite, è un processo che si sta svolgendo, El Baradei lo paragona alla storia dei paesi europei: quella stessa storia, quelle stesse lotte tra popoli soppressi e regimi dittatoriali, tra correnti religiose, tra coloro che vogliono conquistare fette di potere si ripetono oggi in Egitto, Libia, Siria, Iraq. Anche l’Europa nel suo passato ha conosciuto intolleranza e incapacità a convivere ma nel tempo e con grosse ferite, ha imparato il valore della convivenza.

Nel 2003 Mohamed ElBaradei è stato un fermo oppositore dell’intervento militare americano in Iraq, lo rivediamo nelle immagini dei telegiornali camminare in terra irachena alla ricerca di tracce di “armi di distruzione di massa” e lo ricordiamo discutere invano con il governo Bush dimostrando che l’Iraq non aveva acquistato uranio dal Niger. Sostenitore di azioni politiche e diplomatiche contro quelle militari, ricorda all’Europa quanto sia importante il suo contributo al successo delle rivoluzioni arabe ma “non serve esportare armi o fotografare Piazza Tahrir, l’Europa può fare di meglio, può esportare l’ossigeno della democrazia”, serve un saggio soft power, l’abilità politica di insegnare e persuadere con la diplomazia e la cooperazione.

Intervenendo in Libia è stata polverizzata una società e non c’era nessuna strategia per il dopo. Un popolo che è stato oppresso per 50 anni è stato lasciato solo ad affrontare la transizione verso la democrazia. Ma il passaggio da dittatura a democrazia è lento, nel frattempo si scatenano le lotte per il potere a cui assistiamo oggi. E’ delicato gestire la ricostruzione, gli interventi esterni saranno accettati e visti con occhio meno ostile se al popolo arabo sarà chiaro che si interviene per sincera solidarietà e non per interessi geopolitici”.

Tutte le questioni arabe sono interconnesse: la questione israelo-palestinese, la guerra in Siria, l’intervento dell’Arabia Saudita in Yemen, l’accordo tra gli Stati Uniti e l’Iran. El Baradei ricorda la Conferenza di Parigi dove fu negoziata la pace dopo la Grande Guerra, oggi l’Europa dovrebbe farsi promotrice di una Conferenza simile dove tutte le contese fossero affrontate insieme in maniera razionale per raggiungere l’unica cosa veramente importante: la dignità umana, perché avverte “In medio oriente il clima è particolarmente belligerante e basta un fiammifero, non credo che un’esplosione rimarrebbe contenuta nella regione ma si trasformerebbe in una guerra globale”.

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