Firenze – Il sindaco Dario Nardella rilancia sull’educazione alla cittadinanza in senso largo, dal momento che la proposta di legge popolare presentata stamattina in Sala di Cosimo a Palazzo Vecchio, insieme alla vicesindaco Cristina Giachi, introdurrebbe sotto forma di “materia vera e propria, con tanto di voto”, un “argomento” che di fatto comprende un vastissimo panorama, inserendosi in un quadro fatto di regole, di consapevolezza, di rispetto e conoscenza: insomma di tutto quel complesso di “cose” che formano il concetto di “cittadinanza”.
“Lanciamo oggi questa proposta di legge di iniziativa popolare – ha detto il sindaco – che al momento è una bozza. Speriamo che nell’arco delle prossime settimane possa trasformarsi in un testo definitivo con l’apporto di tutto il mondo della scuola, delle famiglie, perché riteniamo che nelle nostre scuole di ogni ordine e grado debba essere inserita nuovamente la materia dell’educazione alla cittadinanza”.
Se di fatto parrebbe che si trattasse solo di una “reintroduzione” della vecchia educazione civica, peraltro mai sparita di programmi scolastici, come qualcuno fa notare al sindaco, tuttavia la novità c’è ed quella di considerarla “Una materia obbligatoria, con voto, presente nei curricula scolastici di ogni ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia fino alle scuole superiori, che venga trattata alla pari delle altre discipline”.
Troppo volte, dice ancora il sindaco, nelle nostre città siamo testimoni di comportamenti “lesivi delle regole minimali” di convivenza civile, “e certo non possiamo confidare solo nella pena e nella punizione”. Insomma, in osservanza al vecchio adagio meglio prevenire che reprimere, “quando si arriva alla repressione – dice Nardella – la società ha già perso”. Dunque, il lavoro va fatto a monte, e ha l’obiettivo di costruire dei buoni cittadini. Buoni cittadini la cui genesi parte proprio dai banchi di scuola.
Esempi, di “cattiva cittadinanza”, il sindaco ne fa. “Chi butta in terra cartacce, cicche di sigaretta, chi viola le regole del codice della strada, o mette in atto anche comportamenti peggiori, di violenza e di mancanza di rispetto verso gli altri” realizza un comportamento che “ha un’origine: non abbiamo una effettiva consapevolezza delle regole minimali di cittadinanza. Dobbiamo ripartire da questo”.
L’insegnamento verrebbe affidato a docenti di lettere, storia, diritto ed economia. Nella proposta viene prevista un’ora settimanale, obbligatoria, da inserirsi o nell’attuale sistema orario dei curricula oppure, se vengono trovate le risorse aggiuntive, anche aggiungendola alle altre ore di lezione. Tra le varie personalità alle quali la bozza è stata sottoposta, il sindaco ha elencato il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta, il direttore della Normale di Pisa Vincenzo Barone, il rettore dell’ateneo fiorentino Luigi Dei, ed anche Riccardo Muti e Massimo Recalcati. Una proposta comunque aperta, in cui le soluzioni tecniche si possono individuare, senza tuttavia toccare l’obiettivo, che, dice il sindaco, è molto chiaro: si tratta di una disciplina composita che prevede vari campi, dall’educazione ambientale a quella digitale, a quella costituzionale, senza dimenticare che l’educazione civica così intesa e disciplinata è un utile strumento per l’integrazione.
“Troppe volte nelle nostre scuole – ricorda Nardella – arrivano giovani studenti immigrati, stranieri, che qualche volta non conoscono bene neanche l’italiano e non conoscono neanche le regole minimali di convivenza. E allora, non è possibile nessuna integrazione se non ci sono regole chiare, condivise e applicate da tutti”.
Dall’educazione civica, all’integrazione, al reddito di cittadinanza fin allo jus soli il passo è breve. Ma il sindaco, a domanda diretta, si smarca: “Non credo – dice – che sia questo il momento di mettersi a parlare dello jus soli. Dobbiamo partire da proposte più concrete come ad esempio la nostra, che siano meno ideologiche, meno astratte, e partano più dalla quotidianità della vita dei nostri cittadini, dalla realtà delle cose e anche dalla funzione che il mondo della scuola, prima di ogni altro, può svolgere per avere una società più coesa, più forte e che sia anche più sicura perché incentrata sul principio della legalità e della convivenza civile”. Infine, la proposta di legge popolare non avrà marchio Pd, ma sarà “civica”, vale a dire non adotterà una connotazione partitica.