Educatori a scomparsa, 9 mesi ci sono e 3 … no

Si tratta di una categoria di operatori che svolgono uno dei compiti più delicati che si possano immaginare: sono infatti preposti a condurre verso la continuità scolastica e la formazione i cosiddetti ragazzi difficili, che hanno insomma difficoltà congenite sia fisiche che psicologiche. Affiancano l'alunno nelle sue attività, dal nido alle superiori, con lo scopo di migliorarne l'autonomia, facilitargli la comunicazione e acquisire nuove competenze.
Personale prezioso dunque, che svolge un lavoro parallelo rispetto a quello degli insegnanti di sostegno, impegnandosi però “per il doppio delle ore e con uno stipendio molto minore”. Già, lo stipendio. Uno stipendio che, pagato a ore, può andare dalle 450 a poco sopra 800 euro mensili. E che, nei tre mesi estivi, viene sospeso. Per le giunte comunali, la vita di questi lavoratori, in estate, vien messa in stand by.

Il meccanismo si basa sulle esternalizzazioni dei Comuni rispetto a questi servizi: gli appalti vengono affidati a cooperative (in generale, sul territorio fiorentino a svolgere questo servizio sono essenzialmente Agorà e la Coop Di Vittorio) che fanno lavorare il proprio personale. E pur trattandosi solitamente di contratti a tempo indeterminato, il problema è che di fatto si configurano come l'evoluzione del famoso contratto “a chiamata”: vale a dire: quando servono servono, quando non servono gli educatori vengono tranquillamente “rottamati”. Il problema, come fanno presente attraverso la cartolina di auguri che verrà inviata ai sindaci per Pasqua (iniziativa targata Usb), è che anche durante i tre mesi estivi, queste “macchine umane” hanno bisogno di sostentarsi, e dunque “spendono”, perlomeno in termini di pane, acqua e affitto. Insomma, pur tirando la cinghia, continuano a vivere. Perciò, chiedono alle giunte comunali di comprendere che "nei tre mesi estivi continuiamo a esistere". 

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