Firenze – Le 34 procedure di licenziamento messe in campo da Giunti Editore, una delle case editrici “storiche” del territorio fiorentino, hanno preso le mosse il 10 gennaio scorso. I licenziamenti riguardano per la maggior parte Firenze, ma anche Prato, Milano e Trieste. Nel capoluogo toscano i dipendenti, fanno sapere Cgil e Cisl, sono 250, mentre, nel resto d’Italia si arriva a circa un migliaio, comprendendo anche le librerie Giunti Al Punto. .
Del resto, all’annuncio dei licenziamenti, sia Cgil che Cisl avevano, di comune accordo, richiesto all’azienda almeno l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, come, ad esempio, due anni di contratto di solidarietà. E l’azienda? La dirigenza tuttavia aveva opposto, dicono i sindacati, una netta chiusura, dal momento che, riferiscono, l’opinione dell’azienda sarebbe che “l’ammortizzatore sociale rovina il clima tra i lavoratori”. E tuttavia, fanno sapere i rappresentanti sindacali, i lavoratori di Giunti Editore sono da circa due anni in Cassa integrazione, con scadenza il prossimo 3 aprile. Slc Cgil e Fistel Cisl, sempre in risposta alla procedura, avevano proposto anche di chiuderla solo su base volontaria con incentivo, ma anche qui l’azienda ha detto no all’esclusivo criterio della volontarietà.
Dal muro contro muro, l’analisi che è emersa venerdì scorso dall’assemblea dei lavoratori, molto partecipata, oltre al giudizio fortemente negativo sulla posizione di chiusura dell’azienda, ha dato mandato ai sindacati di mettere in campo ogni azione affinché l’azienda cambi le sue posizioni. “La posizione dell’azienda è inaccettabile e anche sbagliata dal punto di vista manageriale, visto che si tratta del settore editoriale che fa della competenza delle persone un asset. E’ proprio sbagliato l’approccio, la preoccupazione è che il Gruppo si avviti in una crisi ripetuta”, spiegano Slc Cgil e Fistel Cisl. L’azienda oggi ha inviato una comunicazione con la quale convoca i sindacati per mercoledì 31 gennaio. “Salutiamo positivamente la convocazione per mercoledì ed auspichiamo che la riapertura del confronto apra prospettive diverse per la vertenza, se così non fosse non ci resterebbe che assumere forti iniziative di mobilitazione”, concludono le due sigle sindaca