Firenze – C’è un problema di legalità che riguarda le occupazioni abusive all’interno dell’edilizia residenziale pubblica a Firenze? Dai dati, come rappresenta il presidente di Casa spa Luca Talluri, no. “Il problema, a Firenze, per quanto riguarda il parco degli alloggi di edilizia pubblica, non sono le occupazioni abusive, che si fermano a 47 rispetto ai circa 8.100 alloggi che lo costituiscono, rappresentando una percentuale irrisoria rispetto a quella delle altre grandi città italiane”, spiega Talluri. Il vero problema è la possibilità, in mancanza di fondi pubblici adeguati, di perseguire o meno il vero scopo dell’Erp, che è quello, sociale, di rendere concreto il diritto all’abitare per tutte le fasce di popolazione, anche per le famiglie in condizione di fragilità assoluta, cui si aggiungono, da qualche tempo ormai, le famiglie che fino a poco tempo fa non avrebbero mai pensato di trovarsi in condizioni di non potere accedere alla casa.
“Il dato delle occupazioni abusive ci permette di dire – continua Talluri – che questo spauracchio, sollevato a volte anche in questa città come drammatico, non è reale. I problemi reali e significativi sono altri, quelli di andare incontro al tema della socialità e delle fragilità degli abitanti delle case popolari, che non riguardano la legalità. Da questo punto di vista, il motivo per cui abbiamo questi numeri a Firenze non nasce solo da un caso o da un evento fortuito, ma nasce dal fatto che il servizio pubblico, svolto dal comune di Firenze insieme all’azienda ognuno per il proprio ruolo, insieme al tessuto della comunità presente grazie a tante realtà che la costituiscono, somma una varietà di elementi che produce una tenuta anche legale”.
Ma andiamo sui conti. “Il canone medio del comune di Firenze sui suoi 8mila e passa alloggi di edilizia pubblica, è 139 euro, ricorda il presidente Talluri. Il canone medio del Lode fiorentino, costituito da 30 comuni, è 135, il che significa che il canone medio fiorentino è un po’ più alto rispetto alla media complessiva del Lode. Il canone medio toscano è ieorno ai 117 euro mensili, mentre il canone medio nazionale è intorno ai 90. Come si comprende, il canone medio in particolare fiorentino, frutto dei meccanismi della legge regionale che stabiliscono in base al reddito quanto si paga, è leggemrnete più alto rispetto a quello regionale e nazionale. Se a questo si somma la morosità al 3%, una morosità totalmente sotto controllo, ci dice che abbiamo un livello di efficacia ed efficienza reale. Se con questo livello di efficacia ed efficienza dato dai numeri (47 occupazioni abusive, 3% di morosità, un canone medio comunque più alto rispetto alla media) il risultato reale è quello che tutti vediamo quando si va nei quartieri di case popolari di Firenze, si comprende bene che, pur avendo un elevato grado di efficienza ed efficacia gestionale emergente anche dal confronto relativo alle altre realtà nazionali, esiste un problema strutturale che riguarda l’ediizia residenziale pubblica”.
Insomma se i dati e i numeri fotografano una efficacia ed efficienza della gestione ma la realtà effettiva della situazione fotografa un bisogno reale enorme, “significa che il problema è palesemente strutturale. Vale a dire, l’edilizia residenziale pubblica ha bisogno di risorse importanti che ad oggi non ci sono e che a mio avviso i decisori politici, considerando l’Erp una priorità, dovrebbero introdurre. E’ evidente che il sistema italiano dell’edilizia residenziale pubblica che è fondato sul monte canoni, qualunque sia il modello territoriale, è unito, pur a fronte delle diversità legislative, da questo fil rouge. A mio avviso, finchè avremo un modello italiano (diverso da tutta l’Europa) fondato sul monte canoni, è evidente che c’è necessità di risorse statali a servizio dell’Erp. Altrimenti, si corre il rischio che questo modello, fondato sul monte canoni senza risorse nazionali, prima o poi vada in crisi totale, aprendo all’altro rischio, quello che venga anch’esso privatizzato”. Tirando le fila, il collasso del servizio pubblico dell’abitare popolare, potrebbe essere il prodromo e il presupposto per la sua privatizzazione. “Ammesso che non sia un obiettivo, quello di arrivare al collasso per giungere alla privatizzazione, se non lo è, è evidente che c’è questa necessità”. Ovvero, risorse statali strutturali sull’Erp.