Edilizia popolare, no a nuova legge regionale da sindacati e inquilini

Firenze – L’hanno già ribattezzata la “legge Saccardi”, ed è la proposta di legge regionale che riforma il sistema dell’edilizia popolare e che, secondo sindacati ed inquilini, non risponde ai bisogni dei cittadini e necessita di ulteriori modifiche. E’ questa infatti la posizione di CGIL, UIL, Sicet CISL, Sunia, Unione Inquilini e UNIAT che stamattina hanno firmato un documento comune sul tema. La legge tra pochi giorni, dopo essere passata in settima commissione, approderà in consiglio regionale per l’approvazione. Con numerosi punti interrogativi.

Le obiezioni sono tante. In primis,  non sono previste risorse finanziarie per sostenere l’ERP, e questo nel tempo comporterà un “aumento dei canoni di locazione”, prevede Maurizio Brotini, CGIL Toscana. Eppure i fondi, una volta, c’erano, e derivavano dagli ex fondi Gescal (Gestione case per i lavoratori): tuttavia soltanto una parte è stata spesa nel settore preposto, mentre 170 milioni sono stati dirottati sul trasporto pubblico locale (una decisione della giunta Rossi, come spiega Simone Porzio del Sunia), con la promessa, ad oggi non mantenuta, che sarebbero poi tornati all’ERP. L’edilizia di questo passo “non avrà più risorse per sopravvivere”.

E quando le risorse mancano, cominciano le guerre tra poveri. Tra italiani e stranieri, ad esempio. I sindacati stessi parlano di un rischio di discriminazione al contrario, per cui i nuovi criteri favorirebbero i migranti (che rappresentano già il 39% delle domande di alloggi popolari) che esportano i loro guadagni nei paesi d’origine ottenendo un ISEE più basso. “Non c’è un controllo sui soldi che un immigrato invia alla sua famiglia ogni mese. Potrebbe risultare nullatenente o quasi”, superando di fatto in graduatoria gli italiani che detengono anche pochi risparmi.

Inoltre la legge revoca il diritto all’assegnazione di case a chi sia proprietario anche parzialmente di un immobile di qualsiasi tipo: ad esempio, aver ereditato un terzo di un garage può essere sufficiente ad essere esclusi dalla graduatoria.

Ad oggi le case popolari in Toscana sono 49.900, gestite da 11 aziende sul territorio. In 4 anni sono state fatte 30.464 domande per alloggi popolari, di cui 26.624 sono state dichiarate idonee e inserite in graduatoria. Contando che ogni anno a livello regionale si assegnano in media 700-800 case, per esaurire tutte le ventiseimila domande depositate fino ad ora occorrerebbero 35 anni. E non è detto che vi siano le disponibilità di immobili, dato che molte case sono sfitte perché non si provvede ai lavori di manutenzione. Insomma, la situazione richiederebbe ingenti risorse. Invece, è l’obiezione dei sindacati,  non si prevedono fondi e si tende a snellire le graduatorie restringendo i criteri di accesso.

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