Edilizia: nel 2014 persi 1.500 posti di lavoro

Firenze – In poco meno di un anno sono stati persi 1500 posti di lavoro nel settore dell’edilizia. Nel sistema Casse Edili della Toscana nel 2013 risultavano registrati 24.540 lavoratori per 2.876.885 ore lavorate, nel periodo Gennaio – Luglio 2014 la media mensile scende a 23.037 lavoratori per 2.699.743 ore lavorate. I dati sono stati forniti dal segretario generale della Feneal-Uil Toscana, Ernesto D’Anna, secondo il quale  “occorre che il lavoro edile venga riportato al centro del dibattito economico politico. L’assenza di una politica industriale, il taglio dei trasferimenti dal centro alle Autonomie Locali ed un regime esasperato e confusionario di tassazione sugli immobili  hanno sprofondato il settore delle costruzioni in un uno stato comatoso”. A parere dell’esponente della Uil, tuttavia, “non tutto dipende dal Governo centrale perché l’interpretazione esasperatamente “conservativa” del territorio ha prodotto un ‘Piano Paesaggistico’ che ha ingessato la riqualificazione e l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare toscano”.

“Il Jobs act e la legge di stabilità sono due provvedimenti ancora oggi fantasma”, avverte il Segretario della Feneal-Uil Toscana. “Giornali e osservatori stanno discutendo di due strumenti legislativi di cui il primo, il Jobs act, è una delega generica che non chiarisce molte cose e non precisa alcuni interventi di cui si parla. Il Jobs act, approvato al Senato, dice al governo di intervenire su tre argomenti, ammortizzatori sociali, politiche per l’impiego e flessibilità – precarietà, ma non come farlo. Noi pensiamo che sia giusto intervenire per ridurre l’incertezza per i lavoratori quando vengono assunti, porre un giusto equilibrio tra le esigenze aziendali di flessibilità e garanzie di stabilità nel tempo, soprattutto per i giovani ma non solo. Quindi, un contratto nuovo che assorba le tipologie spurie e sporche, le finte collaborazioni e partite iva, e l’accesso all’uso dei contratti a termine va bene, fermo restando che alla fine di un periodo, da verificare, le persone devono trovare stabilità”.

“Gli Ammortizzatori Sociali sono un tema delicatissimo, perché oggi in Italia riguarda 4 milioni di persone; pensiamo che si debba intervenire e migliorare ma non facendo un’operazione per cui tolgo a qualcuno per dare a qualcun altro, quindi l’idea di ridurre la cassa integrazione per allungare di qualche mese l’indennità di disoccupazione non è un’operazione indolore. Con la riforma degli ammortizzatori sociali, contenuta nel Jobs act, si avrebbe un aumento della disoccupazione “davvero preoccupante. Con la riforma già approvata la disoccupazione passerebbe dall’attuale tasso del 12,2% al 13,7%. I dati a disposizione per il 2013 fanno registrare, al momento, 389mila unità coperte dagli ammortizzatori che la riforma vorrebbe superare (mobilità, cassa integrazione straordinaria e in deroga). Se la riforma fosse stata già in vigore, si sarebbero trasformate in nuova disoccupazione. Lo diciamo con  chiarezza l’ipotesi che si sposti la protezione dall’azienda al lavoratore trasformato in disoccupato non ci convince, quando ci sono serie speranze di ripresa dell’impresa”.

“La riduzione della tassazione sul lavoro è una battaglia “antica” della UIL. Consideriamo l’abbattimento dell’IRAP per chi assume a tempo indeterminato una scelta giusta. Osserviamo, nel merito, che così come proposta si presta a operazioni “corsare”. Così come è congegnata non seleziona imprese virtuose da quelle “furbe” tra quelle che innovano e migliorano gli standard di qualità e produttività e quelle che assumeranno per il periodo incentivato e poi scaricheranno il lavoratore sulla collettività”.

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