Arezzo – Torna a brillare il distretto orafo, e in Toscana dire “oro” significa dire Arezzo. Un’accurata disanima della situazione del distretto orafo aretino è stato oggetto dell’incontro che si è tenuto oggi, martedì 9 maggio, presso la sede di Arezzo di Confindustria Toscana Sud, dove le aziende orafe associate hanno potuto assistere all’evento organizzato insieme a Intesa Sanpaolo per approfondire andamento ed evoluzione del distretto toscano.
La fotografia che ne è emersa tiene conto di diversi profili. In primo luogo, il distretto orafo aretino è inserito in un contesto provinciale di elevata specializzazione nei settori del sistema moda come la pelletteria, il tessile e abbigliamento, e ricopre un ruolo di primo piano per l’economia del territorio con un peso del 7% in termini di addetti. Ma è nei dati del commerico internazionale che la specializzazione nella gioielleria mostra il suo peso, dove, grazie all’elevata vocazione internazionale, emerge che l’Oreficeria di Arezzo rappresenta il 28% delle esportazioni aretine del 2022, percentuale che sale al 72% se si considerano anche le vendite di metalli preziosi che nel 2022 si sono attestate a 4,9 miliardi di euro. Anche nel contesto settoriale, il distretto esprime un ruolo di primo piano con dei primati relativi in quanto rappresenta il 13% delle unità locali e il 24% degli addetti italiani dedicati alla fabbricazione di gioielleria, bigiotteria e lavorazione di pietre preziose.
Per quanto riguarda il tessuto produttivo, il distretto Orafo di Arezzo mostra un’elevata concentrazione nelle imprese di piccole dimensioni: il 79% impiega meno di dieci addetti e il 19% dai 10 ai 49 addetti. In queste imprese trova lavoro il 78% degli addetti del settore orafo della provincia di Arezzo. Arezzo, insieme agli altri due principali poli orafi italiani, Valenza e Vicenza, rappresenta circa il 70% dell’export italiano del settore; nel 2022 Arezzo ha superato i 3 miliardi di euro di vendite all’estero in crescita di oltre 500 milioni rispetto all’anno precedente. Inoltre, dall’analisi di 287 bilanci di imprese orafe di Arezzo, nel confronto con quasi 9.000 imprese del sistema Moda e 830 imprese dell’oreficeria, emerge che il settore può vantare un tessuto produttivo di grande qualità e con risultati solidi in termini di crescita e competitività. Dal punto di vista della crescita del fatturato 2021 rispetto al 2019, il distretto si è distinto con i tassi più elevati, meglio degli altri distretti e dell’oreficeria italiana (+13,4% vs +5,7% in termini mediani) e anche rispetto agli altri comparti del sistema Moda, che nel 2021 non avevano ancora completamente recuperato i livelli del 2019 (-8,3%). Nell’ultimo triennio oggetto di analisi dal 2019 al 2021, il campione delle imprese distrettuali ha mostrato un rafforzamento in termini di patrimonializzazione con un incremento di circa 5 punti percentuali e, anche tra le imprese più piccole, si rileva un’incidenza del patrimonio sull’attivo di misura consistente, pari a circa il 30%.
Un ruolo di peso lo giocano i fattori immateriali: le imprese con certificazione RJC (Responsible Jewellery Council), che attesta il perseguimento di standard e pratiche aziendali responsabili lungo tutto il processo dall’estrazione alla vendita, mostrano un’evoluzione migliore delle imprese senza certificazione sia in termini di crescita del fatturato, sia per la marginalità. Per preservare la competitività, un tema che dovrà essere affrontato dal distretto riguarda la
gestione del passaggio generazionale: il 14,4% di imprese si caratterizza per avere tutto il board composto da over 65 che rappresenta una situazione di maggior urgenza.
La volatilità de prezzi, in particolare rispetto al 2022, in cui ha riguardato l’intero mercato dei metalli preziosi, è molto legata ai contesti internazionali. Come si legge nella nota di Confindustria, l’oro è passato da un picco di circa 2.070 dollari l’oncia l’8 marzo 2022, guidato dalla domanda di beni rifugio nei primi giorni di guerra in Ucraina, a un minimo di 1.615 dollari l’oncia il 28 settembre, complice la politica restrittiva della Fed e il rafforzamento del dollaro americano. In marzo 2023, l’oro è risalito nuovamente sopra i 2.000 dollari l’oncia per le preoccupazioni legate ad un possibile rallentamento dell’economia mondiale e alle difficoltà di alcuni istituti bancari negli Stati Uniti e in Europa. Anche nei restanti mesi del 2023, i principali driver delle quotazioni di oro e argento resteranno probabilmente le aspettative sulle politiche monetarie e, in particolare, sul futuro andamento dei tassi di interesse statunitensi e sulla relativa forza del dollaro americano. A loro volta, le decisioni delle banche centrali saranno influenzate da diversi fattori: pressioni inflazionistiche, resilienza dei mercati del lavoro, crescita economica e instabilità del settore finanziario. Nello scenario di base è prevedibile una resiliente domanda di oro e argento nei principali settori di consumo, con un’accelerazione nei comparti gioielleria e industriale e un aumento della domanda per investimenti come copertura contro i rischi inflazionistici e recessivi. Si ritiene quindi che le quotazioni di questi due metalli preziosi potrebbero essere ben sostenute nei prossimi mesi.
Un’accelerazione della domanda mondiale rientra nelle previsioni anche per platino e palladio, domanda in grado di supportarne le quotazioni, poiché la produzione industriale e il settore automobilistico dovrebbero beneficiare della crescita della domanda in Asia e Cina. Inoltre, i rischi geopolitici rimangono significativi, soprattutto per il palladio.
Giordana Giordini, Presidente della Sezione Oreficeria e Gioielleria di Confindustria Toscana Sud, sottolinea: “Non dimentichiamoci che quello di Arezzo è il principale distretto orafo italiano, più di 1.100 imprese con 8.000 addetti che nel 2022 hanno esportato prodotti per 3.200.000.000 di euro. L’attenzione che Intesa Sanpaolo ha voluto riservare alle aziende del nostro settore è importante per l’’operatività quotidiana delle nostre aziende ed il generale benessere di tutto il territorio”.
“Con l’incontro di oggi a fianco di Confindustria Toscana Sud abbiamo voluto testimoniare ulteriormente la vicinanza della nostra banca verso il tessuto produttivo orafo aretino, vanto del Made in Italy che continua a dare un apporto rilevante all’export della Toscana e del nostro Paese grazie a produzioni di eccellente qualità – ha dichiarato Tito Nocentini Direttore Regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo – un supporto offerto alle aziende di tutta la filiera dell’oro, attraverso le competenze del nostro Gruppo, in una relazione sinergica con l’imprenditore nell’affrontare rischi e opportunità del dinamico contesto economico internazionale, a beneficio del business e delle sue positive ricadute sul territorio”.
L’incontro è stato introdotto dai saluti di Fabrizio Bernini, Presidente Confindustria Toscana Sud, di Giordana Giordini, Presidente Sezione Oreficeria e Gioielleria Confindustria Toscana Sud, di Andrea Bartolini, Direttore Commerciale Imprese Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo, cui è seguita l’analisi dello scenario macroeconomico a cura di Stefania Trenti, responsabile Industry Research Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo, con un focus sul settore orafo di Arezzo, di Sara Giusti, economista Industry Research Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.
Un approfondimento sui prezzi delle commodity in riferimento anche al prezzo dell’oro è stato svolto da Daniela Corsini, senior economist Direzione Stuoscillazione dei prezzi delle materie prime e prodotti dedicati alle aziende orafe grazie a Federica Vitali e Marco Del Ferraro, Divisione IMI Corporate & Investment Banking Intesa Sanpaolo.
Foto di repertorio