Firenze – L’economia toscana rallenta. Non è una sorpresa, anzi, è piuttosto una conferma, come dice Gianfranco Francese, presidente di Ires Toscana, nel corso della presentazione del terzo focus Ires-Cgil sull’economia toscana: le premesse c’erano e sono state rispettate. Così, si profila sempre più evidente una Toscana a crescita zero. Tant’è vero che si potrebbe anche definire, il 2019, il gioco dell’oca dell’economia toscana, dato che ci si aggira sempre attorno ai decimali, allo 0,1 per cento in più o in meno.
“Segnalavamo, grazie agli elementi previsionali a nostra disposizione – ricorda Francese – che l’anno si sarebbe cncluso con un rallentamento. Oggi iamo in grado di dire che l’economia toscana si ancorerà per il 2019 al tasso di crescita zero. Questo tasso di crescita si sposa in modo coerente anche con un atteggiamento al consumo delle famiglie e una politica degli investimenti delle imprese caratterizzato a elementi di estrema prudenza ed estrema cautela”. In sintesi, “non c’è stata e non c’è ancora la svolta”.
Non solo. “In termini prospettici – aggiunge Francese – anche il 2020 e il 2021 si allineano su percentuali di crescita molto modeste”. Ovviamente, la Toscana risente molto anche delle politiche macroeconomiche nazionali. “In questi anni – contnua il presidente dell’Ires – le politiche economiche nazionali non sono state in grado di indirizzare lo sviluppo del Paese verso politiche anticicliche, che soprattutto si caratterizzassero per un sostegno alla domanda interna”. Nel momento in cui un Paese come l’Italia e in particolare la Toscana, in cui l’export è un pilastro fondamentale, incappa in tensioni internazionali e nelle politiche neoprotezionistiche cui stiamo assistendo, qualcosa avviene. “consideriamo che ad esempio nel settore della moda, uno dei più quotati nel settore esportazioni, il 50% del mercato di sbocco delle merci toscane è negli Stati Uniti”. Insomma, le politiche daziarie, che saranno elemento di confronto nell’incontro odierno del presidente Sergio Mattarella con Trump, potrebbero, nei prossimi mesi, “avere ripercussioni negative anche per il nostro comparto produttivo”.
Ma non tutto è ombra, qualche luce c’è. Ad esempio, la capacità di resistenza dell’apparato produttivo toscano, in particolare in alcune zone della regione. Un altro dato importante, il policentrismo, rispetto alle difficoltà segnalate. “Diciamo che queste difficoltà diventano evidenti nell’affanno che invade tutti i comprtati produttivi – aggiunge Francese – in primo luogo per il comparto industriale, ma anche nel terziario c’è un affaticamento e la stessa ripresa del comparto costruzioni avviene in un contesto fortemente deteriorato dalla crisi”. Basti pensare che, rispetto ai dati di precrisi, il comparto costruzioni ha registrato in questi anni un -25%.
Un raggio di sole, l’export. Andamento accelerato dell’export nei primi mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018 (+16%). Un incremento sospinto, dal settore moda e da quello metalmeccanico che crescono sia in termini percentuali (rispettivamente 29,9% e 26,1%) che assoluti. Principali mercati di sbocco della moda risultano Svizzera, Stati Uniti e Francia, mentre per il settore metalmeccanico i paesi maggiormente interessati risultano essere Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti.
La sorpresa c’è, ed è positiva. Riguarda il dato dell’occupazione che, nonostante lo scenario negativo, regge. Non solo, dice Francese, “si riqualifica anche un po’ nella sua composizione interna. Dopo diversi trimestri, abbiamo un dato complessivo in cui il tempo indeterminato cresce rispetto al tempo determinato. In precedenza, nella torta dell’occupazione il tempo indeterminato era anche arrivato a valere n 16%, mentre ora, sommando le nuove assunzioni a tempo indeterminato, le trasformazioni dei rapporti di lavoro da tempo determinato a indeterminato, arriviamo al 24%”. Un dato importante, che va a braccetto con il calo della disoccupazione, che scende dall’8,3 al 7,7%.
Se l’occupazione è positiva, paradossale sembra invece la situaizone della cassa integrazione, che vede andamento fluttuante e con carattere parzialmente contraddittorio. Dopo una performance positiva nei primi tre mesi vede un’immpennata con oltre 4milioni e mezzo di ore autorizzate nel secondo trimestre. Un effetto con ogni probabilità indotto nel settore metalmeccanico dal trascinarsi di alcune vertenze, che sono ancora in corso. Parametrando le ore teoriche autorizzate a equivalenti rapporti “full time” si passa, infatti, dai 7/8 mila dipendenti disoccupati del primo trimestre a oltre 11mila dei mesi successivi, quasi tutti metalmeccanici.
Tirando le fila, quadro sì stagnante, ma con elementi di resistenza che possono dar luogo alla speranza di una rapida ripresa se cambiano le contingenze nazionali e internazionali.
Il quadro generale declinato nella mappa provinciale toscana, vede, come specifica Franco Bortolotti, direttore dell’Ires, una forte positività della provincia di Firenze, in particolare nel settore dell’industria. “Secondo gli ultimissimi dati – dice Bortolotti – il valore aggiunto della provincia di Firenze sta crescendo del 3% nel 2019. In tutte le altre provincie ha un segno negativo, in media il 2% in meno, sempre con attenzione al settore industriale. Per quanto rgiuarda il terziario invece siamo peinamente dentro questa gravitazione sullo zero, come ricordato in precedenza; tanto più grave in quanto rguarda il settore terziario che ha comunque una sua tenuta e una sua dinamica”.
A fronte di uno scenario congiunturale contraddittorio e fatto di luci ed ombre trova conferma nella difficoltà del sistema creditizio a svolgere, o a voler svolgere, un ruolo attivo e di stimolo in senso anticiclico della fase economica. Continuano, infatti, a crescere i depositi ma continuano gli impieghi produttivi, senza nessuna distinzione tra industria, costruzioni o servizi. Per queste ragioni, in considerazione della decelerazione dell’attività produttiva e delle forti spinte al ribasso che incombono sulle prospettive, è necessario che le politiche di bilancio contribuiscano in modo decisivo a rafforzare la domanda aggregata.
C’è una ricetta? La proposta c’è, e la accenna Claudio Guggiari (segreteria Cgil Toscana): “Osserviamo con molta attenzione gli sviluppi sulla questione dei dazi e della Brexit: la meccanica e la moda esportano molto in Usa e Inghilterra, la prospettiva non è rassicurante. La Toscana deve rilanciare la sua capacità competitiva, la Cgil ha siglato con la Regione un Patto per lo sviluppo che va sostenuto e messo in pratica su infrastrutture, lavoro, università, ambiente, innovazione, credito, investimenti. Per rilanciare i consumi interni potrebbero essere d’aiuto gli interventi sul cuneo fiscale di cui si parla nel Governo, mentre per le infrastrutture ci auguriamo che alle recenti rassicurazioni del ministro De Micheli sulle opere toscane seguano i fatti”.